Jacques Raynaud
Caro Direttore, In questi giorni si discute del rinnovo dei diritti televisivi per il calcio italiano per il 2015-2018. È un dibattito di straordinaria importanza a cui anche Sky vuole contribuire.Tutti amiamo il calcio. Il calcio non è solo un gioco. Di calcio si discute, si scrive e a volte si vive: è una passione vera che coinvolge e unisce milioni di persone nel nostro Paese, a prescindere dai colori della propria squadra del cuore. E’ uno straordinario moltiplicatore di valori ed emozioni e, senza dubbio, uno spettacolo unico.
Ed è proprio lo spettacolo che tutti noi vogliamo: grandi campioni, squadre competitive a livello internazionale, stadi gremiti, moderni e ospitali. I tanti appassionati non si accontentano di assistere a un torneo di calcio qualsiasi, vogliono “il campionato più bello del mondo”.
In questi anni, il baricentro del calcio in Europa si è spostato verso altri paesi, alcuni dei quali, solo pochi anni fa, erano lontani anni luce dall’Italia. Non è solo una questione di ranking internazionale. Per questo è più che mai necessario creare valore e fare, tutti insieme - squadre, broadcaster e istituzioni – quel salto di qualità che ci restituisca “il campionato più bello del mondo”.
La Serie A è un patrimonio comune da valorizzare e non una risorsa da sfruttare. Crediamo sia importante, prima di cominciare questo percorso, guardarsi intorno e constatare che l’Italia, rispetto a tutti gli altri principali paesi europei, è caratterizzata da un doppia anomalia. Il nostro è l’unico campionato in cui i diritti televisivi vengono venduti per piattaforme tecnologiche e, fatto ancora più unico, a prezzi estremamente diversi pur trattandosi di pacchetti del tutto simili.
Anomalia, quest’ultima, che in passato era stata giustificata dalla natura sperimentale della piattaforma digitale terrestre, ma che oggi è un paradosso, visto che il digitale terrestre raggiunge ormai la totalità delle famiglie italiane e ha una platea potenziale di gran lunga superiore a quella del satellite. Come evidenzia infatti l’ultima relazione annuale dell’Agcom, gli ascolti televisivi per piattaforma sono per l’84,4% sul digitale terreste e per il 15,5% via satellite (il rimanente 0,1% via IPTV).
Il mercato è fermo da tempo. Gli abbonati al calcio e agli altri sport sono circa 4,4 milioni, suddivisi quasi equamente fra le due piattaforme. E non crescono ormai da anni, malgrado il prezzo a cui vengono offerte le partite di Serie A sia già il più basso rispetto ai principali campionati europei.
Oggi la Lega Calcio, nel disegnare il futuro del calcio italiano, è chiamata a fare una scelta chiara e ha davanti a sé due percorsi alternativi. Continuare a offrire agli operatori pacchetti per piattaforma che siano però sostanzialmente equivalenti non solo nei contenuti ma anche nel valore economico. Oppure percorrere la via scelta da tutte le principali leghe europee: offrire pacchetti di esclusive - anche a segmenti nuovi - che mettano in competizione tra loro i diversi operatori, fermo restando - come prevede la legge - che nessun operatore può acquisire la totalità dei diritti in esclusiva. E Sky non vuole certamente l’esclusiva totale!
In questa lista non c’è l’opzione di trasformare la Lega Calcio in un broadcaster televisivo: una soluzione dove i club si assumerebbero il rischio di impresa, e visti gli esperimenti fallimentari a livello internazionale risulterebbe a dir poco azzardata.
La soluzione che predilige Sky è che la Lega Calcio offra anche dei pacchetti di esclusive, liberamente contendibili e senza divisione tra piattaforme. Perché è l’unico percorso in grado di portare una reale competizione, di favorire l’ingresso di nuovi player, di accrescere le risorse di tutto il sistema e il numero di abbonati. I club potrebbero in questo modo recuperare competitività rispetto alle altre leghe europee; e i telespettatori avrebbero la garanzia di un prodotto valorizzato al massimo, senza per questo dover rinunciare alla possibilità di avere accesso a tutte le partite. In tutti i campionati in cui si è scelto questo modello, infatti, gli operatori hanno stretto fra loro accordi commerciali che permettono agli appassionati di avere accesso a tutte le offerte su diverse piattaforme.
In questi 10 anni Sky ha investito oltre 6 miliardi di euro nel sistema calcio italiano, ha introdotto le tecnologie più innovative e rivoluzionato il modo stesso di raccontare il calcio. Vuole continuare a farlo con la stessa energia e lo stesso entusiasmo di sempre, ma non è possibile immaginare che continui a sostenere i due terzi dei costi del sistema, pagando più del doppio del suo principale concorrente per trasmettere le stesse partite. E’ un modello discriminatorio né equo, né giusto, né sostenibile. Tutti dobbiamo fare la nostra parte.
Jacques Raynaud EVP Sky Sport Channels & Advertising