Razorback, (1983)
Creato il 06 aprile 2013 da Omar
Ambientata nelle terre selvagge a ovest di Sidney, la vicenda fa capo alla presenza spaventosa di un feroce e invulnerabile cinghiale grosso come un rinoceronte (il Razorback, appunto, che sta per «schiena di rasoio»). Uccide un bimbo e della sua morte viene incolpato il nonno cacciatore. Pur praticando una poetica della truculenza e del montaggio a colpi bassi, l'esordiente R. Mulcahy (futuro regista dei primi due Highlander e di molti dei primi video di Mtv), possiede una sua caustica visione d'insieme che oscilla tra il kitsch più turpe e l'estetismo più sofisticato. In effetti il film in sé presenta un plot assai poco innovativo, con un animale feroce e smisurato che attacca il genere umano - il quale (la cosa è qui più esplicita che in altri prodotti consangunei) perpetra dei crimini contro la fauna, meritandosi di fatto la vendetta incarnata dal mostruoso cinghiale. Insomma, Razorback sfrutta il filone eco-vengeange battesimato da Lo Squalo (1975) e sposta il tutto nello splendido deserto australiano. Le aggressioni dell'animale, i morti, lo scontro finale, però, non sono che propaggini poco originali di una sceneggiatura che compie il suo dovere senza entusiasmare. Dove Mulchay riesce alla grande, ed è questo il vero fulcro della pellicola, è trasformare il già affascinante territorio desertico in una landa colorata e distorta ricca di immagini e simboli surreali. Da vedere col senno di poi.