Razzismi e parole.

Da Enricobo2
Nella società umana c'è una dicotomia inconfessabile. Da una parte, il sentimento ufficiale, che in generale si accomuna a quello che viene inteso come giusto, corretto, morale in quel momento storico, dall'altra parte quello che pensa e dice veramente la gente e quindi di come si comporta di conseguenza, nella sua stragrande maggioranza. Vedi dunque una copertina, costituita dalle dichiarazioni pubbliche, da quanto viene scritto e divulgato sui media. Osservi politici che vanno a Lampedusa con le lacrime agli occhi, religiosi che ammoniscono e richiamano ai punti fondanti della loro fede, giornalisti che utilizzano il mestiere per evocare sentimenti e singhiozzi con pezzi strappalacrime, che illustrano casi singoli, meditando sui quali non si riesca a rimanere indifferenti. Poi sali sul tram, al bar allunghi l'orecchio per sentire i commenti ad un titolo di giornale mentre sorbisci un cappuccino, ti siedi nella sala d'attesa del medico della mutua o sulla poltrona del barbiere sfogliando una rivista e lì, improvvisamente senti il vero sentimento della gente. Oggi hai anche altri mezzi: fare scorrere Facebook  e leggere quanto scrivono le persone protette o meno da nickname di fantasia e che si sentono evidentemente liberi di dire o gridare quello che pensano davvero. Basta porgere orecchio a tutto questo con attenzione, ascoltare quanto si dice tra i banchi del mercato o nella coda agli sportelli della posta e senti cose che farebbero rabbrividire qualunque Essere Umano. 
Ho letto e udito cose sul ministro Kyenge che penseresti possibile solo nella Germania degli anni 40, opinioni sui barconi che passano il mare che avrebbero fatto arrossire di vergogna Goering, ma non da qualche noto borgheziosimile come ti aspetteresti, ma da decine di persone comuni che stimi e all'apparenza compassionevoli, che magari adottano un bambino, a distanza. Una serie di soluzioni finali che milioni di persone trovano del tutto razionali e praticabilissime. Impossibile dunque stupirsi che in Francia trionfi la Le Pen, Alba Dorata guadagni consensi, in Ungheria i neonazi siano al potere, in Austria, Norvegia, Olanda  e nella stessa Germania l'estremismo di destra sia ormai entrato nelle istituzioni. Da noi ufficialmente il fenomeno è meno visibile, spezzettato come appare tra diverse frange e sigle a destra e occultato, ma ben presente nel calderone grillino. Come spiegare questo fatto razionalmente inspiegabile? Io, essendo tuttologo, ho una mia teoria naturalmente. L'uomo è un essere solo apparentemente razionale, che di fronte anche solo alla discussione di un problema, rifiuta di tentare un'analisi asettica che cerchi di approfondirne le cause, attraverso numeri reali e fatti, più che sensazioni di pelle, al fine di cercarne possibili soluzioni, se ce ne sono, naturalmente. 
La razionalità costringerebbe a controllare se lo stesso problema, anche in altre forme si è presentato altrove e in altro tempo per esaminarne le conseguenze e trarne utile insegnamento a non compiere gli stessi errori. Di norma non si riesce ad accettare che nessun fenomeno è solo buono o cattivo, ma ognuno presenta in sé aspetti contrastanti e che quantomeno, bisognerebbe tentare di massimizzare gli uni e minimizzare gli altri; inoltre si tende a voler ignorare se questo è comunque inevitabile e bisogna in qualche modo affrontarlo. Non si accetta che ogni mossa anche apparentemente funzionale e ottima, provochi comunque una controreazione da altra parte e che nella valutazione complessiva, anche questo dovrebbe essere considerato prima di agire. Io credo che questo dipenda dal fatto che nell'uomo, la selezione naturale abbia generato nel profondo della sua psiche una parte di irrazionalità, aggressiva e furiosa, egoistica e feroce, che ha portato la specie a far trionfare quei gruppi che hanno via via eliminato tutti gli altri, con modi diversi nei millenni, facendo rimanere ed espandendole solo le culture più violente e spietate. I più deboli o accomodanti si sono via via estinti o sono stati assimilati. Limiti blandi a questa violenza sono stati posti dai sistemi legislativi solo per convenienza  e per consentire una funzionalità del sistema, ma ogni qual volta sia possibile questi confini vengono travolti e viene data via libera allo sfogo dell'istinto del più forte. 
Questo gene maligno (che, per carità, ha consentito la sopravvivenza della specie) alberga in ognuno di noi, a volte è lì bello in vista, orgoglioso e becero, altre volte è nascosto in fondo al cuore, anzi a tutta prima pare che non ci sia affatto, soffocato dall'educazione, dall'intelligenza, dalla convivenza civile, dalla com-passione. E' molto spesso dormiente o in sonno come dicono i massoni, in particolare nelle situazioni di benessere o quando la sensazione comune è che le cose vadano bene e che le situazioni siano in miglioramento. Allora tutto è sopito, ognuno si sente buono e comprensivo e disposto all'aiuto generale. Ma basta poco a far girare il vento, basta che cominci a levarsi il senso che qualche cosa, anche poco, ti viene tolto (sempre ingiustamente, rispetto ai meriti, è certo), basta che la sensazione che le cose stanno peggiorando e che prevalga il pessimismo ed ecco che, come in un meccanismo ad orologeria, scatta un click interno e la bestia si risveglia, l'odio si rinfocola, comincia la ricerca del qualcuno da accusare delle colpe di quanto sta avvenendo, meglio se come categoria che come individuo singolo, verso il quale un pur minimo senso si pietà e di vergogna rimane. E allora dai libero sfogo all'animale, dapprima quando ti senti protetto dall'anonimato o dal gruppo o anche soltanto dalla distanza o dalla situazione. 
Chi sta dentro un'auto in coda, dice all'indirizzo degli altri automobilisti cose che difficilmente ripeterebbe a piedi vis à vis. In una riunione di condominio vengono urlate cose inimmaginabili tra vicini di casa che la sera prima si erano prestati il sale. Leggete cosa scrive la gente su Facebook e capirete tanto del mondo che ci circonda. Come ci si può stupire dunque se poi in qualche parte del mondo sia accaduto che un ortodosso, si sia alzato una mattina è abbia trucidato la famiglia islamica sua vicina da trenta anni, che folle di indù abbiano sgozzato migliaia di sikh con cui convivevano da secoli, che gruppi di islamici ammazzino cristiani nelle chiese in cui mandavano a scuola anche i loro figli. Alla fine è lì che si arriva sempre. Non c'è scampo. L'odio verso l'altro, che non appartiene al nostro clan, che è diverso, conduce il gioco. La supremazia della nostra tribù (o razza, è la stessa cosa) è l'unica cosa che conta, di certo assolutamente disconosciuta nelle parole. Se volete individuare con facilità il razzista più bieco e determinato, basta che controlliate se nei suoi discorsi include sempre una premessa del tipo, lontana da me ogni forma di razzismo che detesto e combatto, allora potete essere certi che siete alla presenza di uno di quelli in cui quel gene maledetto, che è in tutti noi, sta uscendo allo scoperto per prendere definitivamente il sopravvento. E mi raccomando, non sto dando un giudizio, constato semplicemente una situazione e ho paura.
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