Razzismo e odio di classe

Da Anacronista

"Sottoproletari dell'identità" (A. Sayad).


Che talvolta il razzismo si combini, fra le altre cose, con un che cercano di analizzare le dinamiche delle discriminazioni considerando le categorie sociali non isolatamente, ma appunto nelle loro intersezioni ( odio di classe, è un fatto che bisognerebbe non stancarsi mai di sottolineare ed esplorare. Questa genere, razza, classe, ecc.). Si tratta di una prospettiva che sembra riuscire a superare il limiti del discorso antidiscriminatorio tradizionale, tendente a ipostatizzare una categoria a scapito di altre (benché qualcuno rifiuti la nozione stessa di "categoria") e non riuscendo in tal modo a cogliere del tutto la complessità delle situazioni sociali. La trovo molto interessante e opportuna e intendo approfondirla. sinistra combinazione fra classismo e razzismo (e non solo) è approfondita dagli studi intersezionali,

Ho trovato illuminante e decisamente attuale la riflessione di Renate Siebert in Il razzismo. Il riconoscimento negato, Carocci 2004, che ho letto da poco, che dedica un sottocapitolo all' intersezione razzismo/classismo e che voglio perciò ripostare qui.
Mi permetto di grassettare alcuni passaggi [pp. 106 - 110]:

"[...] Ciò che viene razzizzato, in un certo senso, è il lavoro dequalificato, il lavoro manuale. [...] 'Non sembra possibile negare che la determinazione dei criteri di esclusione della cittadinanza nazionale proceda in base a criteri di classe' (Burgio, 1998, p. 14). Per Balibar il razzismo anti-immigrati è intriso di una forma antica di razzismo contro gli operai, un razzismo iscritto nella storia dell'industrializzazione [...]. Anche René Gallissot sottolinea la sovrapposizione tra razzismo nazionalista e razzismo di classe. L'ossessione demografica che oggi connota fortemente il razzismo anti-immigrati esprime una paura che può essere letta in analogia con la paura delle classi povere, delle malattie e della miseria dei proletari alle origini dell'industrialismo. [...]' (Gallissot, 1992, pp. 172-3).

[...] Ciò che Balibar chiama 'la formazione di un complesso dell'immigrazione' è un insieme di enunciati che hanno la caratteristica di indurre a trasformare ogni problema sociale in problema posto dalla presenza degli immigrati. Da qui l'idea illusoria che l'espulsione della gran parte degli immigrati possa risolvere i problemi all'ordine del giorno. Una delle caratteristiche essenziali del razzismo si rivela ancora una volta la sua capacità di amalgamare tutte le dimensioni della 'patologia sociale' all'interno di un'unica causa. Ma l'immigrato e l'immigrazione sono categorie 'al tempo stesso unificatrici e differenziatrici', spiega Balibar. Da una parte amalgamano persone e popolazioni del tutto eterogenee, dall'altra parte, però, non tutti gli stranieri sono anche 'immigrati'. 'Scopriamo così, da parte nostra, che nella Francia contemporanea il termine 'immigrazione' è diventato per eccellenza il nome della razza' (ivi, p. 286). Ha scritto Hans Magnus Enzensberger: 'Quanto più elevata è la qualifica degli immigrati, tanto minori sono i pregiudizi nutriti nei loro riguardi. [...] Dei ricchi in questo contesto non si parla del resto mai: nessuno mette in dubbio la loro libertà di movimento. [...] Dove il conto in banca è a posto, l'odio per gli stranieri svanisce come per miracolo. [...] Gli stranieri sono tanto più stranieri quanto più sono poveri' (1993, p. 26).

[...]L'immigrato svolge i lavori ormai concepiti come 'altri', vale a dire quei lavori squalificati, considerati degradanti, che ricordano un passato che si preferisce rimuovere. La specularità quasi coattiva che contrappone gli 'uni' agli 'altri' e che struttura attualmente le rappresentazioni sociali ricorda la complementarità speculare tra dominati e dominanti nel contesto coloniale. In analogia con Sartre che aveva detto che la colonizzazione crea un sistema, Sayad afferma: 'Come la colonizzazione, l'immigrazione costituisce un sistema di 'rapporti determinati, necessari e indipendenti dalle volontà individuali' in funzione del quale si organizzano tutte le condotte, tutte le relazioni così come tutte le rappresentazioni del mondo sociale in cui si è condotti a vivere [...]' (2002, p. 220)". 

Tutto ciò ha effetti molto concreti. Questo tipo di cultura condiziona pesantemente le scelte politiche e quindi le vite delle persone. PS: sui CIE, altrimenti detti "PS2: Quanto invece all'A. Burgio, E. Balibar,R. Gallissot, H.M. Enzensberger, A. Sayad,
prigioni amministrative", nei quali peraltro i giornalisti non possono entrare - il che si traduce nel fatto che resta molto difficile venire a sapere cosa accade lì dentro - si veda fra l'altro la campagna LasciateCIEentrare e in particolare le inchieste di Raffaella Cosentino .
Marginalia , e quello di intersezione fra razzismo e sessismo, nella blogosfera fermentano sul tema percorsi individuali e collettivi sempre in aggiornamento, che vale la pena seguire e valorizzare; in questo si distinguono in particolare il blog di Vincenza Perilli, Sonia Sabelli , cui devo molte letture interessanti nonché la scoperta della rivista . Sud De-Genere segnala inoltre un interessante libro di Sabrina Garofalo sulle donne migranti.
Testi citati da Siebert:
L'invenzione delle razze. Studi su razzismo e revisionismo storico, Manifestolibri, Roma 1998 Il razzismo "di classe", in Balibar, Wallerstein, Razza, nazione, classe, Edizioni Associate, 1996 Razzismo e antirazzismo. La sfida dell'immigrazione, Edizioni Dedalo, Bari 1992 (ed. or. 1985) La grande migrazione, Einaudi, Torino 1993 (ed. or. 1992) La doppia assenza. Dalle illusioni dell'emigrato alle sofferenze dell'immigrato, Raffaello Cortina, Milano 2002 (ed. or. 1999)


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