La pellicola d’esordio del giovane regista Benh Zeithlin, servendosi del cammino della piccola protagonista Hushpuppy - inteso sia senso letterale, ma soprattutto di crescita - allarga gli orizzonti di un’avventura che non finisce mai di vivere e di ruotare una volta posizionata nella testa dello spettatore. Una storia che oltre ad affrontare la maturazione, si riserva di rivendicare il senso di appartenenza nei confronti di una terra natia, e di sopravvivenza alla stessa nel momento in cui questa si pone ostile verso di noi.
Tra realtà e magia viene presentata allora La Grande Vasca (in originale Bathtub), la zona paludosa abitata da una comunità che ha scelto di continuare a vivere a contatto con la natura, abbracciando uno stile di vita selvaggio e ripudiando con disprezzo quello evoluto corrente. In essa vivono anche Hushpuppy e suo padre Wink, sorretti da un duro legame, in apparenza severissimo, ma che in più di un’occasione si lascia sfuggire in tutta la sua dolcezza. Gli equilibri stabili che ne regolano l’esistenza all'improvviso però saltano come facessero parte di un effetto domino: una malattia sembra colpire il cuore di Wink e, in sequenza, un uragano si scaglia addosso a La Grande Vasca allagandola e rendendola inabitabile, costringendo così i suoi abitanti a migrare o a sopravvivere in condizioni di scarsa sicurezza.
Lo sguardo verso l'assenza di una figura materna che nel momento più alto di dolore e di confusione le si materializza in carne ed ossa davanti agli occhi, giusto il tempo che ad Hushpuppy serve per rendersi conto di quanto le sue radici siano piantante ne La Grande Vasca più di quanto lei potesse immaginare. E' il richiamo di una svolta che mette finalmente ogni pezzo del puzzle al posto giusto, tagliando il traguardo di un viaggio incredibile che culmina in una dimostrazione d’amore talmente potente da far commuovere un padre, una figlia e tutti i presenti intorno a loro.
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