Ladislao I di Napoli, conosciuto come “il Magnanimo”, nacque a Napoli, l’11 luglio 1376 dove morì il 6 agosto 1441. Fu re di Napoli ed ebbe i titoli di re di Gerusalemme, re di Sicilia, conte di Provenza e Forcalquier (1386-1414), re d’Ungheria (1390-1414) e principe d’Acaia (1386-1396). Dal 1406 fu anche principe di Taranto e fu l’ultimo discendente maschio del ramo principale della dinastia degli Angioini.
Figlio di Carlo III e di Margherita di Durazzo, divenne re di Napoli nel 1386, all’età di dieci anni con la reggenza della madre. Fu questo un periodo di grandi sconvolgimenti per il regno, in cui la morte di Carlo fece precipitare Napoli nel caos e in cui ci fu uno scontro tra i sostenitori del giovane re e il partito favorevole agli Angioini di Francia, che voleva approfittare della debolezza della reggente per impadronirsi del trono. I filo-francesi proclamarono re Luigi II d’Angiò, futuro capo del ramo cadetto degli Angioini che dopo uno scontro riuscì ad impossessarsi del regno.
Ad appena 23 anni, Ladislao deciso a conquistare il trono di Napoli, occupò la città, mentre Luigi d’Angiò era impegnato nella lotta contro i principi pugliesi, che al ritorno decise di arrendersi e lasciare il Regno. Quella di Ladislao I era una personalità dispotica e spietata che usò per affermare il suo dominio, seminando terrore e morte, peggio di come aveva fatto il padre Carlo. Agli inizi del XV secolo Ladislao I era noto come capo politico e militare di forte tempra e dalle grandi ambizioni.
La prima impresa fu quella di affermare il suo potere monarchico sulla città di Napoli, scalzando i baroni e commissionando l’assassinio di molti suoi rivali. Ma il suo più grande sogno fu quello di costruire una immensa realtà che comprendesse l’intera penisola italiana unita sotto la corona di Napoli e le insegne della famiglia dei Durazzo.
L’idea di unificare il Regno d’Italia, che venne al re Ladislao più di 400 anni prima del risorgimento, fu un progetto al quale egli lavorò tutta la vita e al quale dedicò tutti i propri sforzi. Negli anni successivi approfittò della grave crisi in cui versava tutta la penisola per allargare il suo regno, soprattutto a discapito dei domini papali, appropriandosi di molti territori del Vaticano.
La campagna di Ladislao procedeva come aveva previsto, ma un fronte compatto ed armato contro di lui minacciava seriamente i suoi desideri di conquista. Il sogno ambizioso del sovrano non si realizzò mai, infatti, colpito da una malattia morì a Napoli appena 38enne. Molti pensarono ad un avvelenamento messo in atto da Firenze per liberarsi di lui, ma in realtà la morte fu causata da una malattia infettiva, causata dalle sue abitudini sessuali lascive e promiscue. La corona passò nelle mani della sorella Giovanna, poiché Ladislao non aveva eredi, la quale fu l’ultima sovrana dei D’Angiò di Napoli e che fece costruire un imponente monumento sepolcrale nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara per custodire le spoglie mortali del fratello.
Monumento funebre, San Giovanni a Carbonara
Re Ladislao seppe instaurare l’egemonia di Napoli nell’Italia meridionale, prendendo parte ai conflitti che coinvolsero tutta la penisola. Fu l’inizio di quello che poi verrà conosciuto dal mondo come il Regno delle Due Sicilie, in cui la città partenopea ne diverrà il fulcro e centro pulsante. Un sogno, quello, di fare di Napoli la capitale italiana che non verrà mai realizzato, nemmeno nel Risorgimento quando invece si farà di tutto per cancellare le identità meridionali sostituendole con quelle sabaude.