re luigi

Creato il 10 maggio 2014 da Museimazzucchelli

Gli espositori di Vintage a Villa Mazzucchelli continuano a raccontarci la loro passione: ecco l’intervista di Re Luigi!

Cosa significa vintage per lei?
Il vintage è un’altra occasione e quindi il pretesto per capire da dove veniamo e come eravamo. Alcuni hanno definito la moda, attraverso i suoi grandi e piccoli artefici, l’ultima frontiera artistica. Ed in effetti dopo avere esplorato le arti in tutte le sue espressioni, ecco questi nuovi artisti cimentarsi non più nella creazione di un dipinto, piuttosto che di una scultura, ma di un abito.  La creazione di un abito nella storia del costume assecondava le committenze opulente e quindi rappresentava uno status, il potere, come aveva compreso appieno Colbert; veniva comunicato e ostentato anche attraverso l’apparire e la corte di Versailles ne è stato un grande laboratorio. Basta poi leggere le pagine della vestizione del “giovin signore”del Parini, 1765 circa, per rendersi conto che gli abiti dovevano essere tali da riconoscersi immediatamente nel proprio ruolo.
Solo in tempi molto recenti, a cominciare dagli inizi del Novecento, la moda si sgancia e si affranca da questi obblighi e il “creatore” di moda prende il sopravvento di fatto e di nome. Tale evoluzione di pensiero porta la moda ad assurgere lei stessa a bandiera e portavoce di fermenti rivoluzionari, di idee innovative al punto di travolgere come un fiume in piena tutto ciò che è stato fino a quel momento. Il vintage è quindi la presa di coscienza di tali trasformazioni, non solo puramente stilistiche, ma anche intellettuali e sociali.

Quando è nata la sua passione per il vintage?
Non riesco a definire una data o un momento nel senso che la passione è il frutto di un istinto che credo di avere da sempre per l’esplorazione e la conoscenza di tutto ciò che l’uomo ha creato. L’arte secondo alcuni è un mezzo per raggiungere l’assoluto e io sono d’accordo con questa interpretazione; nel momento in cui si trasforma una materia inerte in un’opera d’arte, credo che in quel momento avvenga nella mente dell’artista quello che Ungaretti cantò “M’illumino d’immenso”. Una sorta di luce che dona all’artista tale mirabile capacità. Tutto ciò mi ha sempre affascinato e spinto a studiare, a cercare e a capire ….. In questo percorso il vintage rappresenta un’altra chiave per aprire i cancelli della conoscenza.

Come avviene la ricerca dei materiali?
Una volta capito cosa si vuole cercare il percorso è semplice, basta mettersi in cammino.

Nel suo archivio c’è un pezzo al quale è particolarmente legata?
Uno, nessuno, centomila.

Quale periodo della storia della moda preferisce?
Sicuramente quello degli inizi del Novecento, in cui la moda partecipa attivamente ed incisivamente alle trasformazioni in atto in quel periodo. Arrivava un nuovo mondo ….. come la sinfonia di Dvorak aveva già annunciato.

Quale ritiene sia il valore aggiunto della manifestazione Vintage a Villa Mazzucchelli, rispetto ad altre manifestazioni del settore?
Il Mazzucchelli ha un enorme potenziale poiché lo straordinario contesto in cui si svolge la manifestazione, l’essere sede di un museo della moda che negli ultimi tempi si è svegliato da un torpore accademico per lanciarsi e promuoversi come museo moderno che cattura le istantanee di una evoluzione più vicina ai nostri tempi, sicuramente lo rende importante, sganciandosi così dall’idea di essere un museo di provincia per ambire ad un riconoscimento di museo di valenza internazionale. La manifestazione vintage rappresenta e rappresenterà un naturale momento in tale ambito e dovrà diventare un appuntamento imperdibile per tutti quelli che credono che la moda non è un fenomeno effimero ma un’espressione di sostanza intellettuale, come successe al Metropolitan con Diana Vreeland; questo è il mio augurio! Molto deve essere ancora fatto, ma la strada maestra è tracciata.

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