RE: "The day after election"; "Pro Loco o Pro Politica"

Creato il 06 luglio 2010 da Pivo
A quanto pare sono diventato un blogger di tutto rispetto, questo ovviamente da un lato mi lusinga perché vuol dire che qualcuno legge le mie riflessioni, ma dall’altro ha scatenato (così sembra) un mega polverone.
Lunedì mattina un canarino mi ha detto che due miei post hanno messo in subbuglio alcune persone. Tutto questo è accaduto, anche se non ho il megafono di Piero Ricca o l’archivio di Marco Travaglio; anche se non riesco ad essere irriverente come Daniele Luttazzi o non sono influente come Beppe Grillo. I due post in questione sono: “Pro Loco o Pro Politica” e “The day after election”.
Così mi sono trovato ad essere considerato come una voce autorevole, una penna d’alto profilo, malgrado io non sia un candidato al premio Pulitzer ed il mio blog abbia si e no 20 accessi al mese. Per questo motivo ritengo sia doveroso comportarmi come un consumato giornalista (ed io che pensavo d’essere solo uno scribacchino che annota suoi pensieri) e rispondere fermamente con un: “NO… le mie idee non si cancellano”, ma d’altro canto ritengo, visto quello che (pare) ho scatenato, alcune precisazioni necessarie.
Da quanto mi viene riferito uno delle frasi maggiormente criticate e suscettibile d’errata interpretazione è la seguente:
“Vero non è stato l’unico a dirsi ribelle ma poi a ritornare tra le fila scodinzolando al padrone col bastone, ma diciamo che lui sarebbe stato il capo branco, l’uomo che poteva dire basta, ma ha preferito accontentarsi dei suoi 2.000 € al mese come assessore, alla faccia di tutto e di tutti, ed anche un po’ alla faccia della dignità e della coerenza.”
Effettivamente ad una lettura decontestualizzata può risultare che io abbia voluto dire che il soggetto sopra citato è rientrato tra i ranghi per ottenere quei soldi. Le mie intenzioni non erano affatto quelle, tanto è vero che la cifra da me citata era assolutamente ipotetica. Quello che credevo di aver espresso con enorme semplicità è l’attaccamento alla poltrona di una rilevantissima parte della politica valdostana ed italiana. Non mi permetterei mai di fare i conti in tasca a qualcuno, soprattutto non conoscendone le sue attività, ma mi permetto di sottolineare una mancanza di coerenza di chi prima (dichiarazioni dei giornali alla mano) se ne tira fuori e poi vi rientra.
A quanto pare hanno creato scalpore anche alcuni nomignoli o battutine irriverenti, cattivelle e satiriche. E’ ovvio che la prima cosa a cui penso è: “su fatevela una cazzo di risata… Cosa dovrebbero dire i vari Brunetta, Sarkosy, Galeazzi, Ferrara, Fassino, Veltroni, Napolitano, ecc…”


Non posso non ricordare ai miei cari, a quanto pare numerosi, lettori che i pezzi incriminati sono scritti con un linguaggio aggressivo, accattivante, polemico e satirico perché: in parte, ritengo il blog un tipo di comunicazione diretta che si indirizza ad un pubblico giovane e dinamico che quindi difficilmente si presterebbe a leggere lunghi panegirici, ma che in rete cerca testi diretti, accattivanti, critici e perché no, un po' polemici. Da un altro punto di vista ritengo di aver utilizzato un linguaggio forte perché ho trattato due argomenti che mi hanno toccato profondamente, che ho vissuto a tutto tondo e che quindi hanno scatenato in me quell’impeto giovanile e di piazza… quello stesso impeto che ha portato i liberi pensatori sessantottini a gridare il loro dissenso fomentando le folle in delirio.

Io mi sono limitato ad esprimere le mie opinioni, senzaltro in modo forte, forse persino maleducato; e se questo mio linguaggio o modo di scrivere, che potrei definire di piazza, ha offeso qualcuno me ne dispiace, ma non era mia intenzione. Non solo, vorrei ricordare che le mie critiche/caricature sono sempre state dirette al personaggio politico e mai alle persone, in quanto molte di queste persone non le conosco o le conosco poco ed addirittura alcune le stimo. Ricordo inoltre che il mio blog è aperto e chiunque ne sia interessato può replicare tranquillamente con un commento (come per altro fatto da alcune persone) e che le persone o istituzioni criticate potranno ampiamente smentirmi coi fatti, nel qual caso sarò il primo ad ammettere il mio errore.
Vorrei concludere con alcune piccole citazioni ed un mio solito parere personale :-D:
Articolo 10 convenzione europea dei diritti dell’uomo: “Ogni persona ha diritto alla libertà d'espressione. Tale diritto include la libertà d'opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiera.”
Articolo 21 Costituzione Italiana: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La satira costituisce la più graffiante delle manifestazioni artistiche. Basata su sarcasmo, ironia, trasgressione, dissacrazione e paradosso, verte preferibilmente su temi di attualità, scegliendo come bersaglio privilegiato i potenti di turno. Anzi, più in alto si colloca il destinatario del messaggio satirico, maggiore è l’interesse manifestato dal pubblico. Quella politica, infatti, è di gran lunga il tipo di satira che raccoglie maggiore interesse e consenso presso ogni collettività. Essendo una forma d’arte, il diritto di satira trova riconoscimento nell’art. 33 Cost., che sancisce la libertà dell’arte. Ma è una forma d’arte particolare. Il contenuto tipico del messaggio satirico è lo sbeffeggiamento del suo destinatario, che viene collocato in una dimensione spesso grottesca. La satira mette alla berlina il personaggio al di sopra di tutti, l’intoccabile per definizione. Esalta i difetti dell’uomo pubblico ponendolo sullo stesso piano dell’uomo medio. Da questo punto di vista, la satira è un formidabile veicolo di democrazia, perché diventa applicazione del principio di uguaglianza. Non a caso è tollerata persino nei sistemi autoritari, fortemente motivati a mostrare il volto “umano” del regime” (www.difesadellinformazione.com)

La tutela del diritto di critica è garantita dall’art 21 Cost., la critica è una valutazione soggettiva che esprime un dissenso verso una realtà fenomenica. In realtà, quando si parla di diritto di critica, si vuole legittimare qualcosa che va ben al di là della mera opinione. Le potenzialità dell’art. 21 Cost. sono ben altre. Sarebbe estremamente frustrante per l’art. 21 Cost. sapersi in grado di tutelare soltanto un generico, umile ed innocuo “secondo me…”. La libertà di opinione permette di esprimere la propria idea su una questione, giusto per aggiungere una voce alle altre. Il diritto di critica, invece, è dura contrapposizione, è mettere a nudo l’inadeguatezza, l’inaffidabilità, la falsità, gli errori altrui. E’ voler scuotere, provocare una reazione. La critica è fondamentalmente un attacco. La giurisprudenza ha riconosciuto il diritto di critica a chi attaccava un avversario politico definendolo “un khomeinista nella lotta per il potere, che ha collaudato un modo di amministrare a metà strada tra il decisionismo e l’illegalità, come non si era mai visto finora nelle peggio amministrate città d’Italia” e che avrebbe fatto da “cerniera tra l’amministrazione e i gruppi immobiliari finanziari, che nel frattempo sono diventati i veri padroni di Roma”; o a chi qualificava altri con il termine “faccendiere” o “lottizzato”. (www.difesadellinformazione.com)
 
Ritengo che se alcuni amministratori di Chatillon si siano mossi per alcune mie critiche, anche se violente, la cosa sia quantomeno discutibile… penso che un paese in crisi come Chatillon abbia bisogno di un’amministrazione che si occupi di lui e non di un
ROMPISCATOLE

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