Alla biblioteca dove vado io, ché nonostante il Kindle leggo ancora 'sti cosi cartacei, di solito mi serve un bibliotecario che beato non è di certo. Sempre immusonito, sempre incacchiato con chi lascia la porta aperta, con chi la lascia chiusa, col collega che non gli dà mano o col collega che s'intromette, coi bimbetti che giocano e coi ragazzi che posano il casco nell'armadietto. E poi dorme, per registrare i tuoi noleggi ci sta una vita, guarda in qua, guarda in là, pare sbarcato da Alpha Centauri col diretto delle tre. E penso che quella meravigliosa definizione non regge con lui, non regge se non la modifichi un po'. Alla fine ce la fa, passa i miei volumi e io, sfibrato, posso andarmene, e lo lascio lì: beota coi libri.
- Sai perché ho sposato Carol? – Questa volta pronunciò il suo nome, come per rendere a bella posta più brutalmente indiscreto ciò che stava per confessare. Ma non era, in effetti, la brutalità di Henry; era la brutalità della sua coscienza, che lo sorprendeva prima ancora che lui avesse cominciato a violarne i principî.
- No, - rispose Zuckerman, al quale Carol era sempre sembrata carina, ma noiosa, - no, davvero.
- Non è stato perché piangeva. Non è stato perché le avevo messo il distintivo all’occhiello e l’anello al dito. Non è stato neanche perché i nostri genitori si aspettavano che lo facessimo… Le avevo prestato un libro. Le avevo prestato un libro, e sapevo che se non l’avessi sposata non l’avrei più rivisto.
(Zuckerman scatenato - Philip Roth)
E voi che state leggendo? A parte le dichiarazioni del Trap, intendo.