Realismo, “iranofobia” e la teoria dell’influenza strategica iraniana

Creato il 28 febbraio 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Se negli ultimi decenni la teoria dell’influenza strategica dell’Iran è emersa ed è stata accettata in vari ambiti accademici e politici, orientali e occidentali, parallelamente alcuni attori internazionali si sono adoperati al fine di presentare l’Iran come problema globale. Nel contempo, gli uomini politici di alcuni potenti Stati hanno ritenuto che, continuando con una politica di sanzioni, pressioni, minacce e contenimento nei confronti della Repubblica Islamica, le ambizioni, gli orientamenti e gli obiettivi internazionali della politica estera di quest’ultima sarebbero andati incontro a cambiamenti radicali.

Nonostante ciò, alcuni illustri teorici della scuola realista, la cui teoria è stata un elemento cardine delle relazioni internazionali degli ultimi anni, hanno dedicato notevoli energie nel criticare l’atteggiamento di condanna delle grandi potenze nei confronti dell’Iran. Essi hanno inoltre messo in luce la necessità della scelta seria di un approccio diplomatico con l’Iran. Produzioni scritte e orali, frutto dello sforzo di noti teorici quali Kenneth Waltz, John Mearsheimer, Stephen Walt, Zbigniew Brzezinski, Henry Kissinger, Richard Haas, Barry Buzan e Fareed Zakaria, forniscono i principali contributi dello scorso decennio sugli sviluppi internazionali e la necessità di un’interazione seria, piuttosto che lo scontro, delle grandi potenze e dei centri di potere mondiali con l’Iran.

Come comune denominatore di tutti gli sforzi fatti in questi anni dai suddetti teorici c’è il fatto che, basandosi sugli insegnamenti e le premesse fondamentali del realismo, l’approccio delle grandi potenze e dei centri di poteri mondiali nei confronti dell’Iran negli ultimi decenni sono in contraddizione tanto con le capacità avverate e potenziali dell’Iran, quanto con i suoi attuali obiettivi di politica estera. La maggior parte dei teorici di cui sopra ha ritenuto che sostenere l’opzione diplomatica nei confronti dell’Iran – un fondamentale dissenso alla promozione di una “Iranofobia” da parte delle grandi potenze – e, infine, riconoscere l’influenza strategica dell’Iran a livello regionale e internazionale, siano dei buoni passi da intraprendere per assicurare una relativa sicurezza per la maggioranza degli attori politici coinvolti negli equilibri regionali e internazionali.

Esistono molti argomenti e prove che possono essere deposti a favore dei teorici relisti, i quali negano e condannano le misure prese da alcuni attori internazionali per promuovere l’”iranofobia” e credono nell’opzione diplomatica per l’interazione con l’Iran. In ogni caso, il quesito principale che andrebbe posto è il seguente: “il comportamento delle grandi potenze nei confronti dell’Iran ha giocato un qualche ruolo nell’indebolire o rafforzare, a livello regionale e internazionale, l’influenza e lo status della Repubblica Islamica negli ultimi 34 anni? E in che modo questo interrogativo può essere analizzato sulla base degli insegnamenti e delle premesse del realismo?”. Per rispondere a questa domanda, bisognerebbe concentrare l’attenzione su variabili importanti che vengono prese in considerazione dai realisti, tra le quali: la posizione dell’Iran all’interno dell’attuale sistema internazionale, così come il potere relativo, l’equilibrio del terrore, le differerenze di visione, gli sviluppi interni e la struttura burocratica dell’Iran. Alla luce di queste variabili, sembra che la strategia utilizzata delle grandi potenze nei confronti dell’Iran negli ultimi decenni abbia posto qualche relativa limitazione alle interazioni regionali e internazionali dell’Iran.

Parallelamente alla variabili citate dai realisti, malintesi e politiche sbagliate fatte dalle grandi potenze hanno anche limitato in maniera relativamente importante le relazioni iraniane con alcuni attori regionali e internazionali. Alcuni esempi di queste restrizioni negli ultimi 34 anni comprendono: l’imposizione di otto anni di guerra con l’Iraq in Iran da parte di alcune grandi potenze globali; la creazione di ostacoli all’ampliamento della relazioni dell’Iran con l’Unione Europea sotto il pretesto del programma nucleare iraniano; le relazioni instabili tra l’Iran e alcuni attori regionali tra cui l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti così come l’adozione di decisioni ingiuste nei confronti dell’Iran da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, implementate tramite le risoluzioni anti-Iran di quest’ultimo. L’ultimo esempio dell’impatto degli sforzi anti-Iran compiuti dal sistema politico internazionale è stato quello di un esemplare cambio di natura della politica regionale iraniana verso una massima cooperazione con i propri vicini, con uno sguardo all’emergere degli sviluppi della Primavera araba, che hanno lasciato la loro impronta sul sistema regionale di sicurezza del Medioriente.

Comunque, quale di queste idee dovremmo tenere in maggior considerazione se volessimo ottenere un’analisi più approfondita della crescente influenza regionale e internazionale dell’Iran, sulla base degli argomenti dei realisti e in linea con i punti di vista dei maggiori esponenti di questa scuola di pensiero delle relazioni internazionali? I fattori che dovrebbero essere considerati a questo proposito comprendono: la posizione geopolitica dell’Iran; l’importanza e il ruolo delle elites razionaliste; la variabile del “fare da sé”; le istituzioni burocratiche iraniane; l’importanza del soft power come quella degli insegnamenti ideologici e sciiti, e il potere regionale di influenza di questo sistema politico; i tentativi fatti dall’Iran per una forte e legittima partecipazione nella creazione di un equilibrio regionale. Il tutto sommato alla natura pacifista, orientata alla governance, anti-bellica, basata sulla sicurezza del governo e della nazione iraniana. Questi elementi sono di tale importanza per delineare l’influenza iraniana nel sistema internazionale che ne eclissano facilmente altri, relativi all’importanza dell’Iran nella struttura di potenza e negli equilibri internazionali, e costituiscono un buono strumento di verifica della teoria dell’influenza strategica dell’Iran a livello internazionale.

Stando alle premesse, alle idee e agli argomenti realisti, la strategia delle grandi potenze contro l’Iran, basata su politiche “iranofobiche” quali sanzioni, minacce e pressioni, avrà certamente degli effetti negativi sul pieno successo dell’Iran nel raggiungere i propri obiettivi di politica estera. In ogni caso, da un altro punto di vista, in aggiunta alle sue considerevoli conseguenze per il sistema internazionale, la suddetta strategia sicuramente non riuscirà a distruggere le principali capacità e abilità strategiche dell’Iran nell’immediato futuro e nel quadro di equilibri strategici internazionali e regionali. In prospettiva futura, sulla base delle idee e delle premesse realiste, l’Iran rimarrà un paese con un’alta influenza strategica all’interno di una struttura internazionale di potere anarchica e aiuterà la comunità internazionale e il sistema politico globale a raggiungere il maggior numero di obiettivi attraverso la diplomazia e l’interazione costruttiva, piuttosto che con la propaganda di guerra. Non dimentichiamo che l’Iran è già per sua natura un paese internazionalizzato e, stando agli argomenti della scuola realista, la sua influenza sui problemi regionali e internazionali continuerà ancora per molto.

(Traduzione dall’inglese di Giada Affaticati)


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