Senza addentrarci nella questione biografica dell'attore, che potete trovare un po' ovunque, quello che mi preoccupa è provare a decifrare la pellicola diretta da Garrone. Molti non l'hanno definito un bel non capolavoro, non al pari di Gomorra, ma comunque un film più che dignitoso. Io che non ho apprezzato in modo così eclatante il film tratto da Saviano (non mi fraintendete, è un bel film anche importante da un punto di vista sociologico e cronistico), reputo questo non-capolavoro addirittura migliore del suo precedente.
Reality è una pellicola barocca, un film sugli eccessi, uno specchio nel quale si riflette l'aspetto più brutto della società odierna, fatta di Tv di bassa lega, di fortune effimere e prive di qualsiasi merito. Garrone nel raccontare questo mondo è senza pietà, e non solo perché ce lo mostra così com'è (sia narrativamente che tecnicamente, andando a stringere sempre di più lo sguardo della macchina da presaa mano mano che la storia avanza), ma perché getta addirittura il suo protagonista nell'abisso più profondo del fenomeno, facendogli raggiungere una vera e propria ossessione.
A ben guardare i must del cinema italiano del 2013 (La Grande bellezza, È stato il figlio e appunto Reality) raccontano a grandi linee la stessa tragica storia di un'Italia ormai fittizia, fatta di eccessi inutili e dalle aspirazioni più becere. Certamente non è un bel vedere ma comunque una situazione con cui si deve al più presto fare i conti.
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