La trama (con parole mie): Komona, una dodicenne che vive in un villaggio nel cuore dell'Africa dei ribelli e delle bande armate, è costretta dai seguaci della Grande Tigre ad uccidere i suoi genitori per sopravvivere ed impedire che gli stessi siano trucidati a colpi di machete.Una volta divenuta essa stessa una ribelle e sfuggita ad un'imboscata dei soldati governativi grazie ad una visione dei fantasmi di madre e padre, il suo ruolo diviene quello di strega, temuta e rispettata dal Tigre in persona e da tutti i suoi uomini: dopo più di un anno di battaglie ed uccisioni, Komona fugge accanto ad un altro giovane stregone innamorato di lei, che si prodiga per trovare un gallo bianco, tributo necessario per averla in moglie.Finalmente sposati, i due si stabiliscono dallo zio del ragazzo in modo da poter cominciare una nuova esistenza, quando gli uomini del Tigre li raggiungono, tornando ad alimentare il dramma della ragazzina, che dovrà liberarsi del loro giogo, partorire il figlio che porta in grembo sperando che non abbia portato il male che l'ha originato e tornare a vivere.
Capita, a volte, di vedere passare sullo schermo storie profondamente drammatiche e toccanti che non lasciano alcuno scampo alla retorica così come al respiro dello spettatore, pregne di emozioni come se fossero pronte a tracciare segni dalla pelle fin dentro l'anima, e scoprire di non essere di fronte a meraviglie a loro modo fiabesche come Beasts of the Southern Wild, ma a vicende ispirate a fatti tristemente reali forse addirittura edulcorate affinchè la violenza non assuma i connotati di disturbato piacere voyeuristico del regista che li porta in scena: Rebelle è senza dubbio parte di questa categoria di opere.
Candidato canadese per la categoria di Miglior film straniero agli ultimi Oscar, Orso d'argento per la migliore interpretazione femminile e Premio della Giuria a Berlino, il film firmato da Kim Nguyen è un viaggio senza ritorno nel mondo delle milizie del cuore dell'Africa Sud-sahariana costituite principalmente da reclute di giovanissima età strappate ai loro villaggi con la forza e cresciute nella violenza e nel sangue che poggia tutto sulle spalle della fenomenale protagonista Rachel Mwanza, che con la sua Komona porta in scena una versione profondamente più oscura e terribile della Hushpuppy del già citato Beasts of the Southern Wild.
Ma l'essere prezioso di Rebelle non dimora tanto nella sua parte più disperata e fedele alla realtà, nella qualità delle immagini e nel gusto di una fotografia che a tratti rimanda addirittura al Capolavoro Apocalypse Now, bensì nella carica di speranza che, anche a fronte di un destino avverso e di condizioni di vita ben oltre ogni limite di sopportazione gestite da quelli che sono poco più che bambini, aleggia dal primo all'ultimo fotogramma, e che rimanda - anche grazie all'utilizzo della voce narrante off della protagonista - al primo Malick: anche in questo caso, tra l'altro, ritroviamo un'analogia con il lavoro di Ben Zeitlin, che nel post ad esso dedicato avevo paragonato a Badlands - distribuito in Italia come La rabbia giovane -, mentre rispetto all'opera di Nguyen mi tornano alla mente le immagini violente e splendide ed il lirismo de I giorni del cielo.
Riferimenti importanti, dunque, per due lavori gemelli ed a loro modo complementari, che trovano in Rebelle la loro anima più oscura venata da una magia ed un tocco a dir poco meravigliosi - come nella parentesi di salvezza che Komona ed il suo altrettanto giovane marito cercano di ritagliarsi nel villaggio dello zio di lui, sotto gli alberi ad accarezzarsi l'un l'altra o lavorando al frantoio -: due novelli Romeo e Giulietta destinati al macello di un continente ancora lacerato ed in balìa della crudeltà degli uomini mano nella mano come se potessero vivere davvero la loro età, sopravvissuti per necessità più che vocazione, aggrappati ad una magia che non riuscirà comunque a garantire di poter essere immuni ai proiettili, ai machete, alle malattie, alla malvagità.
Nella vicenda di Komona c'è tutto il cuore di tenebra che da Conrad porta dritti all'orrore firmato Coppola, eppure negli occhi di questa piccola guerriera non c'è abbandono, o resa, così come nelle parole da lei lasciate in eredità al piccolo nascituro non c'è odio rispetto alla sua origine, a tutta la terrena espressione del Male che l'ha portato in questo mondo: c'è tanta paura, ma è legittimo.
Komona deve ancora crescere, e dovrà farlo a partire da un orizzonte che l'ha vista uccidere e seppellire i suoi genitori, assistere alla caduta di compagni di lotta e a danze di spettri imbiancati, fare affidamento su una magia che gioca sulle vite e sulle paure quanto e più è possibile per una religione portata all'estremo.
Komona deve ancora lottare, e camminare lungo una strada che non prevede che qualcuno la carichi senza pensare di portarla a morire da qualche parte, nascosta al mondo.
Fortunatamente, Komona è una ribelle.
E prima o poi il Destino dovrà concederle una possibilità, fosse anche soltanto un passaggio da qualcuno che non avrà intenzione di violentarla e schiaffarle un AK-47 tra le braccia.
Del resto, nel mondo di Komona non ci sono Bestie del profondo Sud da domare, ma l'animale più feroce di tutti. L'Uomo.
E se non si è ribelli fin nel profondo dell'anima, prima o poi si finisce per soccombere, masticati e risputati dalla sue fauci.
E Komona lo è, eccome. Prima ancora dell'essere strega, combattente, assassina, figlia, moglie, madre, fiore avvelenato.
Komona si è ribellata al mondo. E speriamo tutti che vinca la sua guerra.
MrFord
"I'm a rebel, let them talk,
soul rebel, talk won't bother me
I'm a capturer, that's what they say
soul adventurer, night and day
I'm a rebel, soul rebel
do you hear them lippy
I'm a capturer, gossip around the corner
soul adventurer, how they adventure on me."Bob Marley - "Soul rebel" -