Ultimamente mi sento come un vecchio bisbetico che non è mai contento di niente, soprattutto quando si tratta di cinema. Ogni film che guardo è un'agonia, i difetti (o, per rimaner nel campo del soggettivo, quel che non mi piace) saltano subito ai miei occhi e questo vale soprattutto quando si tratta di horror. Chiariamoci: non riesco a trovare un horror che mi soddisfi neanche a cercare col lanternino. E le sto provando tutte, sul serio. Ad esempio qualche settimana fa ho recuperato un film del 2011, horror di fantasmi made in Inghilterra, una nazione che di solito non mi delude. Il problema è che 1921 - Il mistero di Rookford, di Nick Murphy, mi ha annoiato dall'inizio alla fine e ci ho trovato veramente poche cose salvabili, un film ulteriormente rovinato da un finale che non sta né in cielo né in terra
Inghilterra, 1921: Florence è un'investigatore privato che smaschera truffe a sfondo paranormale. Una donna razionale e scettica che un giorno viene chiamata in una scuola di campagna per investigare sulla morte di un ragazzo e sulla presenza di un fantasma. Ma si tratta di uno scherzo infantile o di vere presenze paranormali?
Di solito con le storie di fantasmi io ci vado a nozze. Mi spaventano e se non mi spaventano mi commuovono oppure riescono a fare entrambe le cose. Tra le migliori storie di fantasmi degli ultimi anni (al cinema) ricordo con stremo piacere l'intercontinentale The Others e lo spagnolo The Orphanage, che incarnano perfettamente il tipo di film che piace a me. Sinceramente, quando mi sono posto di fronte a 1921 - Il mistero di Rookford, pensavo avrei provato quello stesso mix di sensazioni che tanto mi prende durante la visione, una tipologia che ho notato appartenere soprattutto all'horror europeo. Le stesse ambientazioni, la fotografia e lo stile di regia, inizialmente, mi avevano lasciato ben sperare ma, man mano che passavano i minuti, mi sono reso conto che si era trattato solo di un'illusione. Perché credo che il film di Murphy sia talmente impegnato a stupire lo spettatore con colpi di scena e twist a non finire nella trama, da perdere di vista tanto il lato drammatico quando quello perturbante. Proprio per questo, a funzionare da questo secondo punto di vista, sono le singole scene che, svincolate da un contesto narrativo, riescono a colpire e a colpire forte.
In una cornice della Londra post Prima Guerra Mondiale, caratterizzata dai toni grigi di una fotografia (Eduard Grau) fredda e vaporosa, si muove Florence, cacciatrice di fantasmi perseguitata da un trauma che la rende fragile sotto la corazza di razionalità e nichilismo che si è costruita. Capiamo subito allora che quello del fantasma è solo un pretesto per mostrare il dramma della protagonista, per giocare con questo umanissimo mistero, per provare a risolverlo. E sarebbe andata benissimo se Nick Murphy e Stephen Volk (gli sceneggiatori) non avessero rovinato tutto giocando con i colpi di scena e mettendo a dura prova la sospensione dell'incredulità dello spettatore che, alla fine, deve fare i conti con una storia dall'impalcatura traballante e con un finale forzatissimo che vuole dire troppo ed è tirato assai per le lunghe. O almeno questa è la sensazione che ha dato a me, quasi gli autori avessero perso il controllo della loro creatura e avessero provato a metterci qualche pezza. E preferisco pensarla così invece di ipotizzare un tentativo superiore alle loro stesse forze o a un atto di egocentrismo.
Peccato perché la regia è ottima, gli attori anche (soprattutto una nevrotica Rebecca Hall, Imelda Staunton e Isaac Hempstead-Wright) così come l'incipit, i costumi, la scenografia e le atmosfere. E se il film avesse giocato con la tensione e le atmosfere stesse senza provare a stupire ad ogni costo, allora forse ora avremmo un gioiellino e non lo scopiazzamento di tante altre pellicole come i già citati (non a caso) The Others e The Orphanage. E non sono convinto che il budget risicato centri qualcosa: 3-4 mila steriline sono una vera e propria miseria ma è stato già dimostrato che si possono girare capolavori con anche niente. Mistero come abbia fatto ad uscire nelle nostre sale, qualche anno fa.