Recensione a basso costo: Breaktime, di Aidan Chambers
Creato il 26 dicembre 2014 da Mik_94
L'essere di ciascuno è come un collage. In movimento, per di più. Un moto moltiplicato di pensieri che prendono senso girando tutto intorno. E nessuno potrà mai registrarli tutti, non contemporaneamente, né presi da soli, mai. Tutta la letteratura è una storia incompleta.
Titolo:
Breaktime
Autore:
Aidan Chambers
Editore:
Bur
Numero
di pagine: 190
Prezzo:
€ 9,00
Sinossi:
Ditto
e Morgan, grandi amici. Morgan pensa che la letteratura sia una
scemenza. Ditto non è d'accordo, e per smentire questa affermazione
scrive un resoconto di quello che gli sta succedendo: l'attacco di
cuore del papà, l'amicizia stravagante con una coppia di ladri, una
rissa tra ubriachi, l'incontro con la ragazza dei suoi sogni. Tutto
vero? O pura fiction? Un gioco? Chissà.
La recensione
Tra
i corridoi scolastici affollati, durante la sacrosanta pausa caffè,
Morgan sfida Ditto. Sapete come sono i ragazzi a quell'età. E' tutto
un continuo provocarsi al suon di chi ce l'ha più lungo, e la mia
macchina è più veloce della tua, e la mia ragazza è più sexy
della tua ragazza. Ditto e Morgan - i loro nomi curiosi già ve lo
lasciano intuire - sono due tipetti un po' sui generis. Particolari,
e particolare è un puro eufemismo. A ricreazione, infatti, parlano
di letteratura - narrativa, in particolare - con Morgan che pensa sia
tutta una grossa, grassa balla e Ditto che vorrebbe fargli cambiare
idea. Le accuse mosse all'arte suprema della finzione è che, per
l'appunto, è tutta falsa. Ma è proprio così? Cosa c'è di
realistico in un romanzo in prosa? Di sicuro non quel susseguirsi
ordinatissimo degli avvenimenti che imitano, sbagliando, la vita: la
vita è un macello. Nei libri non ci sta. Io sto pensando a
una cosa ed eccomi che già penso a tutt'altro. Figuriamoci se si
hanno diciott'anni. Figuriamoci se si scrive un libro così come
viviamo: a singhiozzi; a sorpresa. Gli adolescenti creati da Aidan
Chambers - e mi dicevano leggilo, e mi dicevano recupera vita morte e
miracoli di lui - fanno discorsi
sopra le righe e ragionamenti astratti. Avranno ancora i brufoli e
l'ansia da prestazione, ma si esprimono come adulti fatti e finiti.
Peggio dell'Augustus Waters di Colpa delle stelle, guardate, che, tra
metafore e perle di saggezza, la sapeva pure lunga la canzone: di
Augustus Waters, con tutto il bene che gli voglio, non mi era
piaciuto quello.
Anche se capivo. Che la paura di morire accelera il
processo conoscitivo, che ci sono adolescenti brillanti. Qui è tutto
più sopra le righe, più esagerato, più chiacchierato. Piaciuto?
Non piaciuto? Breaktime, in realtà, è un altro volume che va ad
aggiungersi alla categoria interessante e in allestimento dei romanzi boh. E'
stranissimo, una cosa mai letta, e se consigliarlo o no dipende un
po' dai vostri gusti: amate sperimentare? Io sono un lettore
dai gusti assai semplici, e non me ne vergogno affatto. Soprattutto
quando, con le feste di mezzo, mangio pesante e vado a stendermi sul
divano. Leggevo Breaktime e non volevo un altro peso sullo stomaco.
Questo romanzo audace, tutto forma, parla di tutto e di niente a modo
suo: lì il lampo di genio autentico. Ma io non amo il cinema anti
narrativo, figuriamoci la narrativa anti narrativa. E Breaktime per
essere un romanzo dannatamente breve che parla di tutto e di niente
può risultare, a lungo andare, pesante. Mi esaltava all'inizio, mi
annoiava al centro, mi dava da pensare alla fine. Razionalmente:
geniale. Emotivamente: cuore e testa non vanno d'accordo, perciò
nulla di pervenuto alla voce "emotivamente-due-punti". Ho
conosciuto Aidan Chambers con il suo romanzo meno semplice, con
quello più personale. Ditto e Morgan, anacronistici nel modo di
esprimersi ma comuni nei desideri, sono bambole nelle mani del
ventriloquo Chambers. Parla lui, che è un autore navigato. Un
adolescente non ci arriverebbe. A quei discorsi e a una costruzione
che fa rima con distruzione. Lui non scrive una storia con un inizio, uno
svolgimento e una fine. Lui fa mash up con passi di Oliver Twist;
inserisce vignette illustrate e fumetti; lascia pagine in bianco;
copia-incolla lettere e, libero, scivola dalla terza persona alla
prima. Incolonna frasi, lascia puntini da riempire; perfino buchi
narrativi, nell'attimo in cui il protagonista era tutto impegnato ad
ansimare in compagnia di Federica la Mano Amica - non trovavo modo
più chic per dire che Ditto si masturba e ogni tanto ci abbandona;
ecco, l'ho detto lo stesso. Cioè, una cosa artistica e tanto, tanto acuta.
Ma il gioco è
bello quando dura poco e questo, nonostante le sue centonovanta
pagine a spizzichi e bocconi, è durato un po' troppo. Diverte, ma meno
quando noti che l'autore, anzianotto, si diverte più di te. La
lampadina si riaccende davanti a una scena di sesso carinissima, con
tanto di spiegazione scientifica dell'atto (leggetela, e se non
volete leggerlo leggete solo quella!), e a un finale in cui entriamo
in gioco noi, a dire se è verità o bugia. Attivo è
il ruolo del lettore. Ci sono passi originali, tutti intrecciati, con
frasi alternate, che ti fanno tornare indietro per essere lette tutte
quante. Mai sfogliato un romanzo al contrario, in quattordici, quindici anni che leggo. Tu dici che è
illogico, e l'ho detto anch'io; ma in realtà Chambers ti stimola per tutto il tempo, anche quando la sua sembra una barzelletta senza senso.
Ecco, adesso che ne parlo, mi rendo conto mi è piaciuto più di
quanto pensassi. Lì per lì, proprio come Morgan che ascoltava, mi
chiedevo cosa cavolo significasse quella storia. Anche se noi siamo
sia Ditto, che nel potere della letteratura ci crede, ma siamo un po' anche
Morgan, che non capisce a sua volta Ditto. Capito? Non fa una piega! Ribadisco lo strano, ma è uno strano che può piacere oppure no. Se
avesse avuto la dimensione del racconto, pollice del tutto in su. Aidan
Chambers, la prima volta che ci incontriamo, lancia un guanto di
sfida. E' una provocazione intellettuale, Breaktime. E mi sa che io,
per questa volta, non l'ho colta di petto. All'appuntamento all'alba,
nella brughiera nebbiosa, con il vestito buono e le pistole
sguainate, non mi ci sono presentato proprio. Ero nascosto nel mio
pigiama chiazzato di dentifricio, in cameretta, a dire che John Green
è vero che è più retorico, ma mi piace di più.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: Stromae – Papaoutai
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