Recensione a basso costo: Sulla sedia sbagliata, di Sara Rattaro
Creato il 07 giugno 2015 da Mik_94
Ci
sono cose che solo una mamma può capire. E che, purtroppo, solo una
mamma può sentire.
Titolo:
Sulla sedia sbagliata
Autrice:
Sara Rattaro
Editore:
Garzanti
Numero
di pagine: 157
Prezzo: €
9,90
Sinossi:
Una
madre rimane sempre una madre. Non smette mai di esserlo. Qualunque
cosa accada. Anche quando non esiste nulla di più difficile al
mondo. Lo sa bene Francesca, che ogni settimana va in carcere a
trovare suo figlio accusato di un reato gravissimo: omicidio. Lei che
continua a domandarsi dove abbia sbagliato. Perché negli occhi di
Andrea fatica a riconoscere il bambino che ha cresciuto. Ma il suo
cuore non può fare altro che proteggerlo. E la missione di ogni
madre. Proprio quella missione che Teresa sente di aver fallito nel
momento in cui sua figlia le è stata strappata via troppo presto in
un incidente d'auto. Lei non era lì a difenderla per non lasciarla
andare. Un dolore troppo grande che l'amore materno di Teresa non
riesce ad accettare, al punto da creare una realtà diversa in cui la
ragazza gira ancora per la casa a portare luce con il suo sorriso.
Francesca è la madre di un carnefice, Teresa la madre di una
vittima. Eppure sono solo due donne che devono in qualche modo
superare la sconfitta delle loro speranze, dei loro sogni di un
futuro felice per i figli. La loro sofferenza assume le stesse
tonalità, usa le stesse parole, piange le stesse lacrime. Perché il
confine tra l'errore e la verità si confonde. Non è mai netto.
L'amore più puro può trasformarsi in un peso troppo grande da
sopportare. Può fare male o far sbagliare...
La recensione
Attendevo
l'ultimo libro di Sara Rattaro – che poi in realtà è il primo,
trattandosi di una ristampa – con tanta speranza. Ci eravamo
lasciati con Niente è come te e,
dopo i bei romanzi iniziali, mi era mancata la
scintilla. Non mi era piaciuta la Sara che scriveva in corsivo frasi
scontate, né la presenza – nello stesso romanzo, ed era un romanzo
sulle duecento pagine – di troppi temi importanti. Tra il divorzio,
l'autolesionismo, le responsabilità dei padri e la crudeltà di
certe mamme avevo letto un po' di tutto. Comunque, non abbastanza.
Ritornare al principio, perciò, con Sulla sedia sbagliata.
Una storia delle sue: drammatica, intensa, vera. Quattro voci – una
mamma con un figlio assassino, una mamma con una figlia vittima, una
paziente malata in attesa di un trapianto e un figlio fragile,
infine, che ha assassinato una madre forte – e la complessità dei
rapporti di sangue. Mostrati assumendo, questa volta, ora un punto di
vista, ora un altro. Prendendo posto ai capi lontani della stessa
tavola rotonda. L'inizio è stato a mille, con la vicenda di
Francesca – chirurgo bellissimo e libertino, braccato all'ospedale
da un manipolo di uomini in divisa con notizie su un figlio che così
perfetto non è – e i pensieri di una madre che, nonostante
l'omicidio, non smette mai di essere tale. Immagino che, innocente o colpevole, sia impossibile smettere di volere
bene alla parte più bella di te: anche andarlo a trovare in carcere per dodici anni, una volta a
settimana, è un compromesso giusto pur di rivederlo ancora. Eccola
lì la Sara che mi emozionava sempre, con le parole giuste e i tempi
giusti. Purtroppo, durante la lettura, con l'ampliarsi delle voci, ho
trovato che l'intensità iniziale rimbalzasse da un punto all'altro
con il rischio di andare spesso oltre le linee di confine e perdersi.
Un'apostrofe a una figlia che non c'è più, un inno alle seconde
possibilità e alla vita che a volte fa giri straninissimi, una
confessione a cuore aperto di un assassino uomo che, in mezzo a tante
madri, in mezzo a tante donne, così fuori posto in realtà non è.
Trattandosi di un testo di cinque anni fa, un lontano esordio con la
Morellini Editore, niente da dire su uno stile che è già maturo e
impeccabile. Se la Rattaro scrittrice ha un difetto è solo uno: ha
una voce fin troppo riconoscibile. Qui, passando attraverso a un
prisma, si scompone in quattro, ma si sente per tutto il tempo che è
lei l'intermediaria: lei Francesca, lei Teresa, lei Zoe, lei Paola.
Sfumature tanto delicate da risultare pressochè invisibili da un
ruolo ad un altro, nonostante lo sforzo di introspezione non da
tutti. Mi rimane un dubbio che solo un nuovo romanzo scioglierà.
Sulla sedia sbagliata non
mi ha convinto al cento per cento perché: è un'opera prima, e ogni
opera prima ha i suoi limiti? È vicino a un ultimo romanzo che già
di suo non mi aveva entusiasmato? O, ancora, crescendo – e leggendo
– mi sono accorto che quello che mi colpiva all'inizio adesso non
ha più su di me il suo portentoso effetto? A lasciarmi stranito, il
fatto che le pagine siano meno del solito – centocinquanta – e
che i temi siano, invece, il doppio. Importantissimi. Non dico
maltrattati, liquidati in fretta, perché sapete che Sara ha cura di
noi e delle nostre storie, ma troppi per una lettura che non si
protrae per più di un giorno. Accanto alla forza delle madri, che
immaginavo essere il tema portante e un po' lo è, si parla di
trapianto degli organi, anoressia, attacchi di epilessia in tenera
età, la malattia capace di straziare famiglie infelici. E non so, ho come avuto
l'impressione che stessi rivivendo lo stesso rapporto avuto con
Niente è come te. E
che, ora me ne accorgo definitivamente, forse non è del tutto vero
che la Rattaro parli del quotidiano. Nel quarto libro, ecco ancora
una volta un quotidiano drammatico, problematico, triste: quello dei
casi eccezionali, della cronaca nera, e di certe case maledette dalle
stelle. Spaccati sociali ben resi, ma è come se leggessi sempre la stessa
storia e come se famiglie con problemi più piccoli non fossero
abbastanza interessanti per avere diritto a un libro tutto loro. A volte, c'è gente
che è serena. A volte, vorrei sapere anche di loro, stanco di "romanzi a tesi" in cui c'è troppo tutto – anche troppo dolore.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: Elisa – A modo tuo
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