Recensione a basso costo: Te lo dico sottovoce, di Lucrezia Scali

Creato il 23 gennaio 2016 da Mik_94
Avrai una vita piena di belle cose, alcune talmente grandi che penserai di non meritarle. Cerca di essere felice ogni giorno della tua vita, e non credere mai che una cattiva notizia possa strapparti di mano quella felicità. Accetta ciò che viene e sorridi, perché sei viva.
Titolo: Te lo dico sottovoce Autrice: Lucrezia Scali Editore: Newton Compton Prezzo: € 9,90 Numero di pagine: 281 Sinossi: Mia ha trent’anni, un passato che preferisce non ricordare e una famiglia da cui cerca di tenersi alla larga. Meglio stare lontano dalle frecciatine della sorella e da una madre invadente che le organizza appuntamenti al buio… Di notte sogna il principe azzurro, ma la mattina si sveglia accanto a Bubu, un meticcio con le orecchie cadenti e il pelo morbido. La sua passione sono gli animali e infatti, oltre a gestire una delle cliniche veterinarie più conosciute di Torino, Mia sta per realizzare un progetto a cui tiene moltissimo: restituire il sorriso ai bambini in ospedale attraverso la pet therapy. Il grande amore romantico, però, non sembra proprio voler arrivare nella sua vita. O almeno, così pensa Mia, prima di conoscere Alberto, un medico affascinante, e Diego, un ragazzo sfuggente che si è appena trasferito a Torino dalla Puglia. Cupido sta finalmente per scagliare la sua freccia: riuscirà a colpire la persona giusta per il cuore di Mia?                                                 La recensione Sul blog, ho ormai un filone di recensioni che iniziano così: quanto è difficile parlare del romanzo di una persona che conosci? La risposta, scritta e riscritta recensione dopo recensione, è sempre la stessa, e la tengono bene a mente colleghi blogger e autori pubblicati: difficilissimo. Colleghi blogger e autori pubblicati, appunto. E se il collega blogger, d'un tratto passato dall'altra parte, fosse lui stesso l'oggetto del tuo prossimo post? Che ci crediate oppure no, la situazione appare meno stressante del previsto. Noi blogger – grande famiglia – sappiamo. Abbiamo confidenza con i musi lunghi degli scrittori che non prendono al meglio le critiche, gli anonimi commenti di protesta e le occhiate storte. Mi piace credere, e spessissimo è stato così, che chi è (o comunque è stato) parte del mondo in miniatura della critica indipendente, scopertosi finalmente scrittore, si comporterebbe con maggiore leggerezza. Figuriamoci se l'autrice, Lucrezia Scali, è una ragazza con cui scambi messaggi in chat e commenti a fantasia da anni e anni. Facciamo quattro. Lo stress è ridotto al minimo – anche se l'ansia da prestazione di lei sarà doppia, nel frattempo – e, man mano, ti senti libero di aggiornarla su come procede la lettura, su cosa va e su cosa non va. Mamma diIl libro che pulsa, morto e rinato dalle sue ceneri, e di un nuovo sito su misura, Lucrezia è un'amica di penna carinissima, simpatica e solare, con cui condivido innumerevoli titoli in comune sul comodino, i contatti degli uffici stampa – come con le figurine, “questo ce l'ho e questo mi manca” -, un umorismo nero che risulta sconveniente ai più. E lei ha condiviso con me, più di un anno fa, le prime pagine di Te lo dico sottovoce. Mi ha chiesto opinioni sincere sulla copertina originale e, a un mese dalla pubblicazione su Amazon, proprio quando avevo trovato il giusto stato d'animo per conoscere gli amori e le passioni di Mia, mi ha contattato per dirmi di non affrettarmi, di non leggerlo ancora – lei, oltretutto, ne sa qualcosa di allergia al Kindle. Te lo dico sottovoce, di lì a qualche tempo, avrei potuto acquistarlo in libreria: la Newton Compton, che scommette spesso, e per me anche un po' troppo, sugli autori autopubblicati, aveva scommesso proprio su Lucrezia. Per me, la ragazza a cui va a genio il politicamente scorretto e la collezionista compulsiva di Neri Pozza; compagna di Luca e padroncina di Bubu, un cucciolone affettuoso che peserà all'incirca quanto il sottoscritto. 
Sono felice di incrociarla in libreria, quando sono in giro, e il suo successo – oltre al fortunato salto, infatti, anche un posto d'onore sul podio dei romanzi più venduti – mi rende molto orgoglioso. Questo, forse, non lo sa. Sa, però, che il romance non è il mio pane quotidiano e, scherzando, si era detta pronta al massacro. Pur volendo, però, come massacrare un romanzo carino e delicato come il suo Te lo dico sottovoce, che non ha particolari picchi, ma neanche imperdonabili errori? Quelle che sono per me pecche – l'accenno di triangolo amoroso, i protagonisti dal vissuto doloroso, qualche stilema televisivo di troppo – costituiscono, immagino, l'abc dei romanzi sentimentali. Il galante ma noioso chirurgo avrà un non so che del Dottor Stranamore; il misterioso vicino di casa, invece, il distintivo e il fascino meridionale di Calcaterra; le famiglie, ricche ma inospitali, non saranno, sul finale, quel sembrano. Per fortuna, tra Alberto e Diego, pecora nera all'interno di una famiglia altoborghese, c'è Mia. Veterinaria, lavora con i suoi amici a quattro zampe e due litigiosi innamorati – Fiamma e Antonio – in una clinica sulle colline torinesi. Ammucchia pile di libri, si muove nel ricordo dolcissimo dei suoi nonni e in una villetta da ristrutturare, divide la casa con un meticcio che porta tanto buonumore, e tanti peli, tra la camera da letto e la cucina. 
Perennemente indecisa e maestra di pasticci come le eroine degli chick lit di ogni dove, ha però dalla sua la passione per la natura e il sogno di far del bene a chi ne ha bisogno. Mente e cuore di un'iniziativa che porta i cuccioli in corsia, sperimenta su piccoli pazienti i benesseri della pet therapy – risultati garantiti, l'ho sempre pensato – e non pensa granché all'amore. Cupido, come vi ho anticipato, ha in serbo altri piani. Che siano imprevedibili oppure no, ci rilassiamo nell'osservare succedere l'inevitabile; e ci torna il sorriso. La vicenda è scorrevole, il romanzo è ben scritto. La personalità di Lucrezia è in Mia, nei dettagli, nell'ironia che non dà peso eccessivo ai languori. Nota dolente, giusto la parentesi giudiziaria che si apre sul finire: un personaggio che ricopre il ruolo di antagonista, moventi surreali. Quella parte, per me poco coerente con i toni generali, è l'unica che avrei messo sottosopra. Il resto, sono le ingenuità di chi muove i primi passi in un ambiente estraneo e gli immancabili colpi di cuore della narrativa rosa. Lucrezia, dunque, firma un'opera prima in cui si scorgono ampi margini di miglioramento, per il futuro, e in cui la scrittura, attenta e pregnante, saprà darle migliori meriti con storie migliori. Te lo dico sottovoce, trampolino di lancio, lascia ben sperare, ma è nella norma. Il mio commento a caldo è stato: la prossima volta, Lucrezia, voglio un libro che mi faccia dire: disgraziato, hai fatto male a non leggermi l'anno scorso, a rimandare. I romanzi sono desideri (o erano i sogni?) e lei meriterebbe di desiderare qualcosa di più. 
Per Lucrezia, allora, l'augurio vero di sogni più grandi. Il mio voto: ★★★ Il mio consiglio musicale: Annalisa – Una finestra tra le stelle

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