Recensione a Caldo – Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate

Creato il 31 dicembre 2014 da Fabioeandrea

Questo è un costosissimo film sceneggiato con il giusto ritmo ma comunque piuttosto male: c’è uno scarso sviluppo dei personaggi il che rende impossibile dire se le interpretazioni degli attori che hanno dato loro voce e fattezze-nel caso di alcuni solo la voce-siano complessivamente buone o meno, poichè il loro tempo sullo schermo è eccessivamente frazionato (per questo motivo alcune scene che allo spettatore dovrebbero sembrare “toccanti” paiono invece forzate), a questo aggiungo che si perde tempo con un personaggio totalmente superfluo per la storia come Legolas (interpretato da Orlando Bloom ormai alla disperata ricerca di lavoro), ogni tanto viene inserito neanche in maniera molto sottile un rimando alla trilogia di Il Signore degli Anelli. Spesso riesce a diventare perfino troppo implausibile perfino per il genere fantasy.E se esageri con il fantasy vuol dire che sei sulla vetta dell’implausibilità, un ridicolo intollerabilmente atroce.

A tratti sembra un film d’animazione per colpa dell’utilizzo massiccio della grafica computerizzata, applicata per creare interamente alcuni dei personaggi principali ma anche quasi la totalità di quelli minori e i paesaggi, senza dimenticare le rughe di Ian Holm che a differenza di Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato nel quale erano state fatte sparire al costo di far sembrare la faccia dell’attore interamente ricostruita con lo stesso tipo di tecnologia dietro ai volti del videogioco LA Noire, qui compaiono poco e di sfuggita come lo stesso attore del resto, cosa che ha evitato di mettere troppo in evidenza i difetti dell’effetto visivo.

Musiche di Howard Shore tutto sommato buone, ma con un uso scarso di melodie, che compaiono di rado per sollolineare brevissimi momenti, cosa che non gli permette di sviluppare nessuna di esse, fattore che potrebbe minare la godibilità dell’ascolto dell’album.

Peter Jackson è chiaramente privo di vera ispirazione, o se c’è è soffocata dalla sua smania di spingere più in là le frontiere della tecnologia che in questo film ha usato smodatamente.

Pare che durante le riprese Sir Ian McKellen, di fronte all’ennesima scena da girare con lo schermo verde senza nessun attore accanto con il quale poter interagire abbia detto “Non è per questo che ho deciso di fare l’attore”, sconfortato. Che è come mi sento anch’io, dopo la visione di questo film, un eccessivamente post-prodotto nulla senza vere emozioni.

Andrea Spiga


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