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Recensione a "Cicatrici nascoste", Antonio Paganelli, CIESSE Edizioni

Creato il 17 aprile 2011 da Braviautori

“Cicatrici nascoste” è un romanzo che, per essere goduto appieno, va letto attentamente fino all’ultima riga. Paganelli dà spazio a una voce narrante che ci accompagnerà per due terzi del libro; la storia, però, non si chiude con la fine del romanzo.
È la parte delle Note dell’Autore che getterà a ritroso una luce chiarificatrice sui fatti narrati.
Nelle Note, un Paganelli pazientissimo e dallo scrupolo filologico encomiabile porta alla nostra attenzione un documento (originale, qui non si tratta di finzione narrativa) rinvenuto scartabellando nelle botteghe degli amici rigattieri. La passione per l’antiquariato permette all’Autore di entrare in possesso degli atti di un processo svoltosi in Sicilia alla fine del 1800. Per dar conto al lettore dei fatti di cui si parla nel dibattimento, viene in soccorso una parola moderna che sta a indicare una piaga antica: stalking. Rosa Tropea, la figlia del sagrestano del paesino di Sant’Alfio, fu vittima delle molestie, via via più insistite e feroci, del parroco del paese, Don Domenico Caltabiano. In un crescendo di untuosi tentativi di seduzione, cui seguono calunnie, minacce e infine un’aggressione e il ferimento grave di Rosa, emerge lo spaccato sociale della Sicilia di fine ‘800, una realtà in cui Rosa sembra vittima predestinata delle circostanze: è di famiglia modesta, il padre è un dipendente del suo persecutore, è donna, è giovanissima. Gran parte dei testimoni, sconvolta a caldo dal tentativo d’omicidio, negli interrogatori successivi ritratterà, smentirà, minimizzerà. Rosa però, ferma, intelligente e decisa ad avere ragione dell’uomo che le ha rovinato la reputazione e stava per rubarle la vita, va fino in fondo.
Con l’esito non scontato del processo finisce la realtà documentale e finiscono le pagine del libro, ma da qui invece prende avvio la narrazione di Paganelli, inizia la finzione narrativa. Una narrazione contrassegnata da una prosa limpida e scorrevole, che dà come risultato un’attenta e accuratissima ricostruzione storica degli anni del fascismo e del clima dell’epoca.
Tutto ruota intorno a un cofanetto dal contenuto misterioso che Rosa Tropea, diventata per scelta di Paganelli da persona realmente vissuta anche personaggio del romanzo "Cicatrici nascoste", lascia in eredità al nipote Salvatore, il protagonista del romanzo.
Paganelli, attraverso la rievocazione autobiografica di Salvatore, indaga in maniera chiara, onesta e corretta su un periodo troppo recente della nostra memoria storica perché noi italiani ci si possa accostare a questi fatti col dovuto distacco e la necessaria serenità: è sempre un duro confronto quello con le proprie cicatrici nascoste, che siano personali o appartenenti alla memoria collettiva. l’Autore riesce in questo confronto, senza annoiare col peso della trattazione cronachistica ma dandoci genuine emozioni e catturando l’attenzione del lettore con una bella storia, che ha un suo messaggio profondo e contenuti di spessore, in certo qual modo, ancora attuali. Il valore di questa lettura è confermato dalla bella affermazione di Paganelli, riconosciuto dall’Associazione culturale “Salone del Libro di Messina” vincitore del titolo “Autore emergente Nazionale 2011” per questo romanzo.

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