RECENSIONE A FREDDO – La scuola più pazza del mondo

Creato il 12 maggio 2014 da Fabioeandrea


Un titolo dozzinale che niente, ma proprio niente ha a che fare con un cartone animato digitale giapponese sui fantasmi… e che ti fa travasare la bile solo a leggerlo e ancora di più nel sapere che il titolo originale è Dopo l’uscita della scuola a mezzanotte.

Is it good for us or bad for us un titolo del genere?

Vi rispondo in tutta sincerità: it’s bad!!!

Perché un titolo inglese o forse più collegato al titolo giapponese avrebbe magari attirato più attenzione sul tipo di prodotto da proporre allo spettatore che giudica il libro dalla copertina anche se la saggezza popolare ci ha insegnato che non si dovrebbe…

E comunque, diamo il nostro benvenuto a Hitoshi Takekiyo che ha sviluppato l’idea del suo esordio alla regia da un suo omonimo cortometraggio (io ne so meno di voi, ma almeno questo corto l’ho visto in tempi non sospetti!!!).

La storia (identica in tutto e per tutto a quella del corto) è quella di tre bambine che, rimaste chiuse in una scuola dopo mezzanotte, diventano le protagoniste di una sorta di risveglio spettrale di tutte le anime buone e cattive dell’edificio scolastico et similia.

Ovviamente, mi spiace deludere chi lo ha criticato, ma io temo di averlo apprezzato abbastanza. Se chi lo avesse biasimato si fosse preso un po’ di tempo per andare a informarsi su quali e quante siano le leggende metropolitane sulle scuole nipponiche infestate, avrebbe capito meglio di cosa questa pellicola parlasse.

L’animazione non è neanche tanto oscena come molti la descrivono ed è una questione puramente di gusto, in questo caso.

Alcune considerazioni personali sull’opera.

Takekiyo si è conquistato il sano diritto di mia curiosità sul suo prossimo lavoro cinematografico che spero porti a qualcosa di più di questo film di animazione per i bambini.

La scuola più pazza del mondo non è uno spreco di tempo per gli adulti, nonostante sia un prodotto creato per i più piccoli, anzi appartiene a quel filone di film per l’infanzia un po’ rigeneranti che possono anche essere apprezzati (principalmente per l’ironia) da un pubblico maturo.

La sceneggiatura è buona (anche se forse un po’ troppo abusata per quanto riguarda il tema principale) e regala piccoli momenti di umorismo. Diversamente, sarebbe stato uno spreco!

La regia è semplice e oculata nelle sue scelte ed è in grado di soddisfare a tutti i livelli.

Fabio Secchi Frau