Recensione a: “Il cuore aspro del sud” di Coralba Capuani, Butterfly edizioni

Creato il 09 maggio 2015 da Soleeluna

Permettetemi di fare una premessa prima di lasciarvi con la recensione di questo toccante romanzo edito da Butterfly edizioni.

Coralba Capuani è una scrittrice di quelle che a me piace definire con la S maiuscola. L’ho conosciuta grazie alla partecipazione al torneo letterario Io Scrittore e da allora è diventata la mia editor di fiducia perché non c’è nessun errore che può sfuggire al suo evidenziatore!

Ho letto tre dei suoi romanzi, di cui uno inedito e già vi ho parlato di “Giù alle Ammeriche”, la storia che continua ancora a farmi sorridere e piangere.

Se questo primo romanzo, (che trovate in ebook qui http://www.amazon.it/Gi%C3%B9-allAmmeriche-Tracce-Vol-1-ebook/dp/B00I4Z2GGE), mi aveva toccato il cuore, “Il cuore aspro del sud” va a toccare delle corde dell’anima che, una volta fatte vibrare, non potranno più tornare a essere ciò che erano.

Questo romanzo ci racconta il brigantaggio. Chi erano i briganti? La storia ce li mostra come uomini crudeli e senza scrupoli, uomini che vivono sull’orlo della società, dediti a uccidere o a rubare. Ma sono davvero questi i briganti, oppure la storia ci tramanda qualcosa che è più semplice da raccontare, piuttosto che scavare nel profondo delle motivazioni che hanno spinto questi personaggi a lasciare tutto per vivere nei boschi? Personaggi soli, braccati, fuggitivi, esuli sulla propria terra che non possono permettersi il lusso della serenità di una casa.

Coralba intesse la sua storia raccontandoci di uomini che hanno combattuto per inseguire un sogno che è la libertà e l’indipendenza da un popolo straniero che minaccia di invadere le terre che da secoli sono appartenute ai propri avi.

Sono uomini che amano, amano profondamente e forse tanto intensamente che nessuno di noi potrà capire ciò che passa dentro ai loro cuori perché l’attaccamento alla propria terra è qualcosa che noi non possiamo capire, nessuno di noi ha dovuto combattere per ciò che riteniamo scontato: il luogo in cui viviamo.

Come ci spiega l’autrice stessa, nelle prime righe di questo romanzo, non ci saranno prese di posizione nette da parte sua, ma solo una riflessione per capire i motivi che portarono allo sviluppo di questo fenomeno, soprattutto nel sud Italia. Sarà il lettore, a mio avviso, a trarre le proprie conclusioni a favore di una o l’altra parte, tenendo sempre conto che la verità rimane nel mezzo e che nessuna delle due “fazioni” detiene la ragione assoluta per le proprie azioni.

Un sogno, ecco come si apre questo romanzo. La contessa Lucretia sogna il marito da poco morto, un maresciallo, uomo all’apparenza irreprensibile che però le appare in un incubo come fosse un’altra persona. Imelda, la cameriera personale, suggerisce ala padrona che sognare un defunto, morto da poco tempo, non è di buon auspicio poiché la sua anima sembra non riposare in pace, come se non avesse avuto tempo per fare o dire qualcosa.

Quali saranno i segreti che il maresciallo Aldobrando si è portato nella tomba? E quale strada dovrà seguire la contessa, insieme agli altri personaggi del romanzo per giungere alla verità?

Un omicidio, apparentemente una disgrazia, su cui Corrado, poliziotto del nord, deve indagare. Imelda è stata trovata morta. Cos’è accaduto alla donna? E perché qualcuno l’ha uccisa con tanta violenza?

Un romanzo che già dai primi capitoli promette colpi di scena e misteri da risolvere.

“Il cuore aspro del sud” è un romanzo storico, un romanzo che ci racconta di anni bui, ma che in fondo hanno caratterizzato ancora di più l’Abruzzo, con i suoi boschi, le sue montagne e il carattere dei suoi abitanti. Non ha la pretesa di insegnarci date, ma di raccontarci quello che è stato un passato in grado di influenzare il futuro di un popolo.

Ma non è solo questo. Leggendo capirete che è soprattutto un grande romanzo d’amore. Amore verso la propria casa, intesa come senso di appartenenza a una terra. Amore verso i figli, amore verso se stessi, nei confronti della verità. E anche amore fra le persone. La relazione fra Ada e Nicola terrà con il fiato sospeso il lettore fino alla fine.

I personaggi sono caratterizzati ala perfezione e ben inseriti nel contesto. Colpisce il fatto che l’autrice riesce a immedesimarsi in un tempo lontano dalla propria vita facendo parlare i suoi personaggi senza influenze da questo nostro futuro, ma sviluppandone il carattere come se il lettore potesse veramente fare un salto nel passato e incontrarli.

Mi sono innamorata di ognuno di questi personaggi perché la cosa migliore è che, durante il percorso che ognuno di loro dovrà seguire, ci mostrano quanto siano intelligenti. Un esempio fra tutti ce lo darà Corrado, quasi disperato quando viene trasferito al sud, così diverso dai luoghi in cui è abituato a vivere, eppure, giorno dopo giorno, questa terra e i suoi abitanti saranno in grado di entrare anche nel suo cuore, facendolo sentire a casa.

Sono intelligenti perché conservano il proprio carattere distintivo, ma si mettono in gioco, pronti ad accettare il cambiamento.

Ho detto che ho adorato tutti, ma ho un preferito. Martino entra in scena in silenzio, ma a un certo punto ci si rende conto che il suo passato è così forte da farlo diventare uno dei personaggi più importanti di tutta la storia. L’ho amato da subito e l’ho tenuto nel cuore.

Non riesco nemmeno a spiegarvi, senza raccontarvi qualcosa di troppo, quello che saranno in grado di trasmettere questi personaggi al vostro animo. Vi anticipo solo che questo romanzo e la storia che racconta, non sarà un pasto leggero, una volta arrivati all’ultima pagina sentirete un grosso peso sullo stomaco.

Avrete voglia di ricominciare per riviverli, uno dopo l’altro, per assaporarli ancora una volta e non lasciarli andare.

E sono sicura che, dopo aver letto questo romanzo, (un vero peccato trovarlo solo in digitale!), andrete alla ricerca di altri libri di quest’autrice, perché lo stile di Coralba è uno stile che non si dimentica, che è fatto per ammaliare il lettore, per rendere tanto vivo ciò che racconta, da farci faticare a lasciare le sue storie per tornare alla realtà.

Recensione a cura di Laura Bellini e Dylan Berro


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