Avevo letto e amato Rya-La figlia di Temarin, (fra l’altro aspetto con ansia che esca il secondo capitolo!) e mi sono apprestata con molta curiosità alla lettura di questo romanzo di Barbara. Un romanzo che nulla ha a che fare con il fantasy, ma che parla di un argomento serio come l’epilessia.
Caterina è un’adolescente normale, frequenta il liceo classico, ama leggere e studiare. Ha degli amici e un fidanzato gelosissimo con cui le cose non vanno proprio bene. Insomma, tutto nella norma, trascorre le sue giornate come una ragazza della sua età, almeno finché non sviene in palestra e viene portata d’urgenza in ospedale dove i medici la rivoltano come un calzino senza trovare nulla che non vada.
Da qui inizia il calvario della ragazza fra ricoveri e dimissioni, senza che nessuno riesca a dirle cosa c’è in lei che non va. A poco a poco si allontana dagli amici, dal fidanzato e anche dalla famiglia. Si chiude in un bozzolo facendo scomparire la bella ragazza solare che tutti conoscevano. Viene costretta a ripetere l’anno e decide di cambiare scuola, un liceo dove nessuno è a conoscenza del suo malessere.
Ci vorranno anni prima che la verità venga a galla, anni in cui Caterina si trasforma da adolescente a donna, ma allora sarà tardi per riavere indietro il tempo perduto. Tardi per rivivere quegli anni che sono davvero i più belli della vita.
Barbara ci racconta l’agonia di questa ragazzina con una dolcezza e una forza che riesce a sorprendervi. Vi troverete a volervi avvicinare a Caterina per poterla abbracciare e sussurrarle che tutto andrà bene.
Mi ha sorpresa ancora una volta quest’autrice, con una scrittura che nulla ha da invidiare agli autori famosi. Barbara è accurata nelle descrizioni come lo è nei dialoghi. Le parti narrate e quelle parlate sono ben dosate e equilibrate. Caterina esce come un personaggio vivo e reale, non è mai un’eroina, spesso si piange addosso, ma ha sempre la forza di rialzarsi. Anche i personaggi che le ruotano attorno sono tutti ben descritti e inseriti nel contesto. Molto belle le scene di quotidianità che vengono descritte, tanto per fare un esempio, le ragazzine che si chiudono in bagno per fumare una sigaretta.
Il linguaggio utilizzato dall’autrice è ricercato, le molte citazioni presenti nel romanzo ne acuiscono il valore. L’epilessia è un male “oscuro” di cui si parla e conosce poco, credo che Barbara sia però riuscita a mostrarcelo in una forma diversa rispetto a quella medica. Ci ha fatto entrare nell’esperienza di chi questa malattia se l’è sentita cadere sulle spalle senza aspettarsi nulla ed è riuscita a rimanere a galla.
Barbara Bolzan si è sicuramente confermata fra le mie autrici preferite!