La recensione
Era febbraio 2014 quando abbiamo intervistato Davide Simoncini, un giovane scrittore che a nostro avviso ha stoffa da vendere.
Vediamo cosa ci racconta nel suo secondo romanzo pubblicato l’anno scorso, La bestia dagli occhi di ghiaccio.
Ieri: Santo Bene è alla ricerca di un misterioso tesoro. Nessuno sa se questo esista veramente, ma le leggende di Col de Favilla ne parlano da sempre. Un tesoro che cela un segreto, nascosto per paura che cadesse in mani sbagliate. Quale segreto si cela dietro il suo ritrovamento?
Oggi: Un gruppo di escursionisti resta bloccato in una casa sperduta di Col de Favilla. Del gruppo solo uno resta in vita: Ottavio. Apparentemente risparmiato dalla “bestia” che sembra aver preso vita fra le Alpi della Garfagnana. Perché non viene ucciso insieme agli altri? Cosa lega il ritrovamento del tesoro da parte di Santo a questa tragedia inspiegabile? E chi, o cosa, è la “bestia”?
Lasciamo a voi la scoperta!
Il romanzo si apre con un prologo che riesce a catturare immediatamente il lettore, che assimila già qualche nozione importante per lo sviluppo della storia.
L’ambientazione del romanzo è molto suggestiva, le montagne ben si prestano alla storia scelta dall’autore ed esse vengono descritte con frasi evocative e suggestive.
Dopo il prologo, il primo capitolo del romanzo è un po’ lento, fatica a prendere , ma pagina dopo pagine, mentre i misteri vengono alla luce, anche il ritmo si fa più incalzante.
Non aspettatevi un thriller in piena regola, piuttosto questo romanzo è un mix di vari generi che vanno dal mistery alla “favola”.
Lo stile di scrittura di Simoncini è caratterizzato da frasi brevi e rapide, che colgono l’essenziale, infarcito con alcune descrizioni e diversi discorsi diretti:
Era quella la sua vita, la vita di Jack. Una vita senza storia, come l’aveva definita Clara.
E aveva ragione.
Ma lui non aveva voglia di darle quella soddisfazione.
Così era finito tutto.
Frasi brevi, quasi taglienti. Una scelta che può portare al romanzo una nota di merito o, al contrario, togliere un po’ di respiro al lettore che, in alcuni punti, avrebbe invece bisogno di fare pausa. Ne guadagna di certo la rapidità della storia e l’incalzante spiegazione dei misteri celati dietro il risveglio della “bestia”.
Troviamo buona la scelta di alternare i capitoli fra passato e presente, in questa maniera il lettore ha una visuale d’insieme della vicenda.
I personaggi sono ben descritti e coerenti con la narrazione.
Nel suo complesso crediamo che la storia sia abbastanza valida, e se consideriamo che chi la scritta è un giovane autore, crediamo che se continuerà a scrivere, ad affinare la sua scrittura, a leggere e a impreziosire il suo bagaglio letterario e culturale, farà strada. Magari avrà anche successo. Glielo auguriamo.
Recensione a cura di Dylan Berro e Laura Bellini.