Recensione a “Lo sterminatore di mondi” di Andrea Zanotti. Un fantasy mitologico

Creato il 01 ottobre 2015 da Soleeluna

“Il testo diventava confuso, moltiplicando le linee narrative all’infinito: un dedalo di esistenze fatte di sofferenza e rabbia e attesa della libertà tanto agognata.”

Si può utilizzare questa espressione dello sciamano Araldo (il “Reietto”), pronunciata in un momento riflessivo nella consultazione dei Libri Sacri, per presentare gli enigmatici e inquietanti avvenimenti narrati ne “Lo Sterminatore di Mondi” di Andrea Zanotti, introducendo un commento a questo complesso fantasy, raccontato con una buona padronanza degli eventi. Non si può evitare peraltro di accennare all’iniziale smarrimento del lettore di fronte all’imponente quantità di personaggi, invero sempre piuttosto ben dettagliati, indicati generalmente, ahimè, non solo con il rispettivo nome o con il proprio titolo onorifico, ma anche con almeno un altro paio di sinonimi-appellativi, che contribuiscono a confondere ulteriormente chi si appresta a percorrere le strade tracciate dall’autore.

Per le prime centinaia di pagine almeno, è bene dotarsi di block-notes su cui annotarsi nomi, città, regioni, regni, divinità e quant’altro; altrimenti ci si perde, come le anime nella realtà non-ordinaria creata da Zanotti. Salvo che non ci si attrezzi meglio e si preceda la lettura de “Lo Sterminatore di Mondi” con gli antecedenti romanzi della saga di Alenna (o per lo meno si tenga a portata di mano la mappa dei personaggi, riassunta in chiusura del libro).

Una storia, quella di Isyl, temibile Sterminatore di mondi, icona del male assoluto che ammorba il mondo (ma anche quello moderno e reale?), che potrebbe rischiare di vedersi affiancata alle grandi epopee dei miti greci, con le divinità che dagli scranni celesti si trastullavano con gli uomini, proteggendoli  o maledicendoli, interagendo direttamente con le loro vite. E alla fine l’ira di Isyl si scatena sugli uomini; ma per colpire gli dei. Un libro pulsante, impegnativo, da leggere e, soprattutto, da rileggere, immediatamente dopo aver girato l’ultima pagina, per gustarlo giustamente appieno.

La trama è lineare, sebbene molto articolata.

La vita degli uomini, nelle terre dei “quarti” (regioni contraddistinte dagli elementi fondamentali – Terra, Aria, Fuoco, Acqua – fondate dall’antico Re Kevlan per scongiurare, inutilmente, il rischio di lotte fratricide) è turbata da un’inquietante profezia: il mago folle, Isyl, incarcerato in una prigione di cristallo, parrebbe prossimo al risveglio. E la sua sete di sangue potrebbe essere insaziabile. Il suo dilagare in passato ha sempre annientato la razza umana. Lotte fratricide e tradimenti, imprese eroiche e interventi divinatori, riti sciamanici, agguati e combattimenti si alternano nei territori, segnati dalla sanguinosa e inarrestabile avanzata dei “domatori di demoni”, lanciati nella conquista delle quattro città chiave dell’Impero, emblema della presa di potere dello Sterminatore. Non mancano di certo anche gli eroi positivi: la valorosa “Centuria”, un’unità militaresca, avvezza a imprese impossibili; oppure la dea della Pace, ammantata di armonia e candore (ma, guarda caso, celata agli occhi di uomini e dei) che tenta di contrastare l’ecatombe imminente, invitando gli uomini alla cooperazione, unica condizione per garantire sopravvivenza e convivenza accettabili.

“Lo Sterminatore di Mondi” è scritto con estrema sagacia, vibrante e ben ritmato nella narrazione.
Entusiasmanti sono i continui cambi di scenario, in un costante crescendo di tensione. Il romanzo riesce a lanciare anche qualche messaggio o monito? Beh… L’invito a superare le fratture tra i “Quarti” per impostare una collaborazione tra uomini di etnie (e fedi) diverse sembrerebbe un’intelligente opzione da non scartare. E non per un premio in trascendenza, ma per vivere meglio l’oggi. E poi la dignità del coraggio, merce rara oggigiorno; l’altruistica offerta della propria vita (da personaggi come il Capitano Rovers o il feticcio Zotho) per il bene comune; l’amore che pulsa e vince oltre l’apparenza (in Yorik, voce narrante del romanzo, e nella guaritrice Elyn) sono solo alcune delle considerazioni che si possono leggere in filigrana nelle pagine del libro.

Recensione a cura di Giancarlo Chiarenza


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