Rappresentare un dialogo in chat dovrebbe essere abbastanza semplice, anche perché in chat si scambiano messaggi essenziali, ridotti all’osso, senza troppi giri di parole o analisi grammaticali. Si scrive “ciò che passa per la testa”. Poi, se si vuole rappresentare solo un dialogo in chat, non è necessario descrivere: le descrizioni dei personaggi, delle ambietazioni, passano in secondo grado o addirittura vengono scartate.
Alla luce di ciò, quello che forse è importante nei dialoghi in chat, oltre il saperli rendere credibili, è la capacità di far emergere i comportamenti e la psicologia dei personaggi in pochi e semplici scambi di battute.
Maithuna c’è riuscita?
A parere nostro la risposta è più negativa che positiva. Il libro corre troppo, si sofferma poco sui personaggi, sulle loro battute, e sembra scritto di getto, senza troppi ripensamenti o riletture.
Solo una bianca farfalla tratta di Max e Mari, una coppia di fidanzati, da quello che se ne deduce, storici, che iniziano a sentire di non essere completi come coppia. Max è insoddisfatto della loro vita sessuale: normale, monotona, priva di veri stimoli che riescano a eccitarlo e Mari ci appare come una ragazza timida, poco estroversa, che ama la normalità.
Questo finché in chat entrambi non conoscono Shakti. Ma chi è questa figura virtuale in grado di far riscoprire loro i desideri che nascondono dentro l’animo?
Vi lasciamo una piccola parte del libro che secondo noi meglio la descrive:
Mari – Sono nere, di pizzo, normali mi sembrano.
Shakti – Ancora quella parola…io ho solo una bianca farfalla
Mari – Una farfalla?
Shakti – Una farfalla
Mari – E il tuo nome?
Shakti – Shakti?
Mari – Sì…cos’è?
Shakti – L’energia divina che rende possibile le trasformazioni nel cosmo
Possiamo supporre sia una sorta di “sacerdotessa” della rete. Un avatar dietro uno schermo in grado di risvegliare le passioni che i protagonisti credevano sopite ma anche capace di far intraprendere loro un viaggio alla scoperta di se stessi.
Ed è proprio così che ogni volta che la chat si chiude, Max e Mari, ognuno all’oscuro dell’altro, si abbandonano alle riflessioni che ci fanno capire le dinamiche della coppia che l’autrice ci presenta.
Il linguaggio usato è semplice e diretto come si conviene a un romanzo che sfrutta i rapporti in chat fra le persone.
Termini altisonanti o ricercati sarebbero risultati fuori luogo e non verosimili. Il racconto si legge bene, ma non aspettatevi qualcosa che vi catturi e coinvolga molto: le dinamiche proposte vengono sviscerate troppo velocemente perché il lettore si possa sentire parte della storia.
La punteggiatura lascia abbastanza desiderare (i tre puntini di sospensione diventano spesso due, le virgole sono quasi inesistenti, alcuni spazi tra una parola e l’altra non ci sono) non si capisce però se ciò è voluto dalla stessa autrice che ha voluto rappresentare al meglio i dialoghi che avvengono nelle chat – spesso senza punteggiatura, o con una punteggiatura scorretta – oppure che sia un risultato non desiderato.
Le righe di riflessione post chat ci fanno entrare dentro il rapporto di questa coppia, ci fanno capire quali siano i loro desideri inespressi e le loro paure, ma in realtà non sappiamo null’altro di questi due personaggi, qualcosa possiamo evincerlo dalle loro parole in chat, ma nel complesso il materiale è poco per avere un’idea precisa circa il loro carattere, le loro abitudini…
Chi è Max? Chi è Mari? Come funziona il loro rapporto?
Sarebbe forse stato interessante ampliare la storia rendendola un vero romanzo in cui il rapporto con Shakti e il cambiamento che ne consegue potesse essere sviscerato e incuriosire il lettore.
Nel complesso, quindi, ci sentiamo di dire che Solo una bianca farfalla è un libricino che si legge bene e rapidamente, ma che a fine lettura, purtroppo, lascia troppo poco.
Recensione a cura di Dylan Berro e Laura Bellini