Il corpo nudo di un uomo viene trovato nel bagagliaio di una vettura, nel parcheggio di un fast food. Il cadavere presenta diciannove pugnalate al cuore. Ѐ da quest’omicidio che prende il via il romanzo “Biografia arancio sangue” di Luca Tom Bilotta. Una vicenda che si dipana fra Milano e San Francisco, il cui protagonista è Joe Brigati, giovane giornalista di cronaca nera che si troverà, suo malgrado, coinvolto in una tresca governativa che ha a che fare con le case farmaceutiche.
Joe è un “detective” un po’ anomalo, in quanto non ha nulla a che fare con la polizia. Tuttavia ha fiuto. Niente di nuovo sotto il profilo psicologico del protagonista; come in molti noir, infatti, Joe è depresso, fuma e beve, non ama la violenza e le armi.
Il nostro protagonista cercherà, prima di combattere con i veri antagonisti del romanzo, di affrontare la lotta contro l’abusivismo delle grande case farmaceutiche. Cosa c’è dietro tanta sperimentazione? A pensarci bene, ciò che “romanza” Bilotta mette un po’ i brividi, perché ognuno di noi, inconsapevolmente potrebbe ritrovarsi a essere cavia delle multinazionali.
La narrazione è in terza persona quando ci vengono descritti gli omicidi, mentre si sposta in prima quando si tratta di Joe e della sua biografia. Il ritmo, molto lento nella prima parte, si fa più incalzante mano a mano che le pagine proseguono.
I personaggi sono ben costruiti e inseriti nel contesto narrativo.
Joe, così come il suo antagonista, avranno una crescita nel corso delle vicende e questo rende una buona introspezione psicologica dei personaggi.
L’epilogo non è scontato come sembrerebbe all’inizio; sicuramente un buon punto di forza di questo romanzo.
L’autore ci ha svelato che questo romanzo è il primo che andrà a comporre una trilogia, con uno schema ben preciso. Vi consigliamo di leggerlo, soprattutto se amate il genere di libri in cui gli omicidi si intrecciano con piani ben più grandi a livello internazionale.
Recensione a cura di Laura Bellini e Dylan Berro