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Recensione: Aghjkenam - il Segreto della Città Perduta di Fabiana Redivo

Da Zaffira01

Recensione: Aghjkenam - il Segreto della Città Perduta di Fabiana Redivo

TITOLO: Aghjkenam - il Segreto della Città Perduta
AUTORE: Fabiana Redivo
CASA EDITRICE: Edizioni Domino
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2012
PAGINE:550
PREZZO DI COPERTINA: euro 20,00

"Nel cuore del continente Sofghan, una potente magia nasconde agli occhi del mondo la città di Aghjkenam, l'antica capitale dell'impero ora diviso in otto Potentati. Due Guardiani la custodiscono, eliminando coloro che tentano di violare la sacralità del luogo. Solo un eroe munito di Khatala, la spada magica, potrà vincere il sortilegio, riportando la città perduta agli antichi splendori.
L'avventura inizia nella sperduta isola di Judac, con il ritrovamento di Khatala e dei misteriosi Libri Neri che contengono segreti magici devastanti per l'umanità. Un eroe che perde la memoria, una strega seducente, un mago ambizioso e un pirata dal passato misterioso, attraverseranno in maniera rocambolesca il continente Sofghan, combattendo uomini, streghe, mostri e demoni. Dovranno sbrigarsela tra lotte per il potere e intrighi di corte. Alla fine raggiungeranno gli eserciti schierati sotto le mura di Aghjkenam, la città perduta, per prendere parte all'epico scontro che porterà il genere umano al limite dell'autodistruzione. E allora il segreto della città perduta, diventerà l'arma vincente per l'alba di una nuova era."

RECENSIONE


Veniamo ora alla recensione di questo libro, di cui già pronunciare il titolo è un'impresa. Ammetto che probabilmente non l'avrei nemmeno comprato, se non fossi stata attratta dalla possibilità di avere la dedica dell'autrice, perché sinceramente, con tutti i libri che ci sono sul mercato, sceglierne proprio uno di cui non so nemmeno pronunciare il titolo, non mi sembrava il massimo... tuttavia devo dire che le ore che ho speso a leggere questa voluminosa opera non sono state tempo sprecato, e vi spiego subito perché.

Partiamo innazitutto dai difetti, che ho sempre trovato la parte più divertente di un libro; vuoi perché individuarli mi permette di sfogare il mio sadismo, vuoi perché cercarli nei libri degli altri mi aiuta ad evitarli nei miei scritti, comunque sia, tiriamo fuori prima quanto ho trovato, per così dire, dannoso, per poi passare ad evidenziare in vece quanto di buono c'è tra le pagine di questo libro.

Riagganciandomi a quanto detto prima, parto subito con il puntare il dito contro i nomi: sia i personaggi che i luoghi hanno dei nomi difficili da pronunciare. Passi che la vicenda è ambientata in un altro mondo diverso dal nostro, in cui ovviamente non si parla italiano, ma visto che i lettori a cui è rivolta l'opera non parlano la lingua del continente Sofghan, forse sarebbe stato meglio limitare l'uso di h, j o insiemi di consonanti troppo distanti dalla lingua del lettore, che di fronte a nomi come Shrijoth, Thyamat, Azhuy-Dahakay e simili, non può non provare un attimo di smarrimento.
Direi che è ancora peggio per le formule magiche, che per fortuna non sono molte: leggendole, ho avuto come l'impressione che le parole fossero state ricavate pigiando a caso i tasti della tastiera. Per dare un'idea, ecco cosa si può trovare nelle prime pagine:
"Igge zzewku m'ghiedan Kushan-Agh jaghda shanna doth..."
Ora, visto che non esiste un vocabolario delle formule magiche, sfido chiunque a capire il senso o quanto meno la pronunciadi una cosa simile... insomma, forse sarebbe stato meglio dire che "la strega - o Aka-Manah, in questo caso - pronunciò alcune parole misteriose dense di potere" o qualcosa di simile, invece che affibiare al lettore frasi simili... Ma, ripeto, per fortuna si tratta, nel caso degli incantesimi, di rare occasioni.
E ad essere onesti, anche con i nomi ci si abitua, dopo un po', anche perché altrimenti sarebbe davvero dura affrontare oltre 500 pagine senza riuscire nemmeno a leggere un buon numero di parole.

Detto questo, passiamo agli infodumps, ossia quella pratica che consiste nel riversare sul lettore una quantità di informazioni tale da sommergerlo completamente. Ossia, quando l'autrice ci presenta un personaggio, coglie l'occasione per parlarci di lui, del suo carattere, del suo passato e così via, ma talvolta si aggancia a un dato argomento e comincia a parlare di quello, inserendosi fastidiosamente nella narrazione e svelando elementi e dettagli che in alcuni casi sarebbe stato più piacevole soprire con il proseguimento della lettura, altre volte sono davvero del tutto inutili e non fanno altro che appesantire la narrazione. In aggiunta a questo difetto di stile, molto spesso, soprattutto all'inzio, le stesse spiegazioni appaiono troppo complesse e confuse, come se Fabiana Redivo avesse avuto un'estrema urgenza di far sapere al lettore tutto e subito, malgrado lui - o lei - si siano appena avventurati tra le prime pagine. A questo si aggiunge, di conseguenza, la presenza di raccontato e di un narratore onnisciente.

Questo significa che molto viene svelato prima che accada, rovinando la suspance e togliendo al lettore parte del gusto della scoperta.

Eppure devo dire che raramente mi è capitato di leggere un libro con una mole simile e di trovare la lettura così piacevole e scorrevole.
Sicuramente una parte di giustificazione sta nel fatto che, passato l'impatto iniziale, ci si abitua allo stile dell'autrice, ma credo che il merito più grosso vada riconosciuto sicuramente all'abilità che Fabiana Redivo ha dimostrato nel tessere una trama ricca e ben articolata, oltre che nell'essere in grado di tenere le fila di tutto, dando alla storia un'esito quanto mai insospettabile.

I personaggi - nomi a parte - hanno un loro spessore, interagiscono tra loro come farebbero delle persone in carne ed ossa, non come dei "fantocci" come quelli che molto spesso popolano le pagine dei libri. I loro comportamenti sono a volte imprevedibili e, soprattutto, sono molto spesso il frutto di un percorso di maturazione o di evoluzione dello stesso personaggio. Ciascuno ha un proprio ruolo all'interno della vicenda, da Hundorka, il guerriero senza nome che impugna Khatala, la Spada degli Eroi, Campione della dea Assor  ( Assor-Gabah), all'Aka-Manah, ossia la strega che, come tutte le sue Sorelle, è legata agli Asura, esseri che nel passato hanno cercato e cercano ancora di sostituire gli dei, al pirata Shrijoth e tanti altri.
La fantasia della Redivo è stata in grado di popolare il continente Sofghan di una moltitudine di popoli e creature, ciascuna delle quali diversa dalle altre e con proprie caratteristiche, più o meno piacevoli: abbiamo pertanto un pantheon di dei, creature simili agli zombi come gli aeshma e Esseri Leggendari. Ho trovato poi particolarmente azzeccata la figura della Tessitrice, colei che tesse come una grande tela il destino degli uomini. Non solo per l'idea più o meno originale in sè, ma anche perchè questo ha dato modo ai protagonisti e alla stessa Tessitrice di riflettere sul concetto di destino, fino ad arrivare ad una nuova definizione che, personalmente, mi è piaciuta molto - ma qui scendiamo in un gusto puramente personale.

Insomma, i nostri eroi passano attraverso una serie di vicissitudini che li conducono, alla fine, alla Città Perduta: la capitale di un antico impero che, secondo una profezia, è destinato ad essere restaurato. Ciò ovviamente succede nei capitoli finali, che sono quelli di tutto il libro che personalmente ho apprezzato di più: nulla infatti accade come lo si è immaginato, tutto viene messo in discussione, insomma, non si riesce a staccare il naso dalle pagine tanta è la voglia di sapere come andrà a finire, e dico che effettivamente il finale non delude, ma anzi riserva molte sorprese, se gradite o sgradite spetterà poi a voi eventuali lettori stabilirlo.

Insomma, per quanto riguarda l'intreccio, i personaggi e l'originalità dell'ambientazione, mi sento di promuovere questo libro a pieni voti. Se si guarda allo stile, secondo me si può fare ancora qualcosa, qualche limatura qua e là, ma si vede che comunque c'è preparazione e conoscenza dell'arte della scrittura. Insomma, a questo libro darei quattro stelle su cinque, sebbene all'inizio, alle prime pagine, l'avrei bocciato in pieno... diciamo che si è rifatto!

Aggiungo soltanto un'ultimissima cosa, che è l'unica che proprio non riesco a digerire: il retro di copertina, dove troviamo poche righe di Alfonso Zarbo - putroppo uno scrittore che non dimenticherò facilmente a causa dei ricordi che i suoi libri mi hanno lasciato - in cui Fabiana Redivo viene definita "signora del fantasy italiano".  Con tutto il dovuto rispetto, credo che questo debba essere il lettore a stabilirlo. In secondo luogo, ma quanti re e regine ci sono nel fantasy? Perché a casa avrò almeno una decina di libri scritti da uno di loro... mah!

 

 


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