Sinossi dell'opera
Miriam è una ragazzina, ma dentro è già donna. Miriam è ancora viva, ma nel suo corpo che respira e che mangia e che dorme non c’è altro che sopravvivenza. Miriam ha perso sua madre e non le rimane che un padre violento, con il quale condividere il suo spinoso dolore quotidiano. E invidia Annabella, la sua splendida compagna di scuola, perché ha tutto: i soldi, una famiglia che la ama, un ragazzo trentenne con il quale correre in moto… o almeno questo è ciò che crede. In realtà, anche Miriam è invidiata da qualcuno, e questo qualcuno è proprio Annabella, che dalla vita ha avuto tutto ma non ha saputo conservare niente, che soffre in silenzio rifiutandosi di mangiare, ammalandosi di bulimia e tricotillomania senza neppure rendersene conto, e che ha compreso a sue spese che i soldi non possono comprare l’amore di chi la circonda, di chi c’è senza esserci mai per davvero. Miriam e Annabella. Due ragazze. Due forme di dolore. Un romanzo che sa cogliere la poesia della solitudine e la gioia immensa, insperata, del ritrovarsi.
La mia opinione
Le vite di Miriam e Annabella corrono su due binari paralleli. S'incrociano appena, si guardano da lontano, nessuna delle due conosce la realtà dell'altra e danno almeno all'inizio giudizi affrettati senza sapere che il dolore in realtà le unisce. Il dolore la solitudine e la speranza congiungono tutti gli uomini e le donne, e assieme alla Morte sono alcuni capisaldi dell'esistenza che ci rendono uguali. Tutti, senza alcuna distinzione.
Miriam è ferita dalla vita e dalle tragedie che l'hanno colpita. La morte prematura della madre le ha lasciato un solco nell'anima e una ferita indelebile, ancora di più infettata dall'atteggiamento del padre, un padre violento, distaccato che anziché aiutarla ad uscire dall'incubo, la getta in uno ben peggiore. Annabella è all'apparenza la ragazza ricca e viziata, quella che ha tutto dalla vita ma proprio per questo non ha niente. I soldi aiutano, certo. Aiutano a essere popolari, a nascondere quei difetti e quelle mancanze che altrimenti sarebbero manifeste a tutti. Ma dietro questo velo di futilità Annabella soffre per quella mancanza che nessun denaro al mondo potrà mai sopperire: l'assenza d'affetto. L'assenza di una famiglia, l'assenza di qualcuno che si occupi di lei.
Entrambe pensano alla morte, anche se conducono vite diverse e non si sono mai incrociate se non nei corridoi della scuola fanno i medesimi pensieri. Pensano che nessuno si accorgerebbe mai della loro assenza dal mondo, che le loro presenze sono quasi inutili nel circo caotico della vita. Miriam arriva a un passo dalla morte, Annabella a un passo dal perdere se stessa completamente rincorrendo un amore fittizio e illusorio. Entrambe hanno fame e sete di riscatto ma il fardello dell'esistenza le costringe sempre più in basso, fino a un punto critico dal quale o si risale o nel quale si soccombe.
Il romanzo della Brozi mi ha colpito per il suo linguaggio diretto e per le sue scene a volte crude ma ahimè così reali...
I sentimenti delle due protagoniste entrano nella pelle del lettore che diventa partecipe delle loro amare vite e dei loro gioiosi riscatti.
Solidarietà. Questa parola, abusata a volte e a volte troppo poco compresa, è l'unica cosa che salverà le protagoniste e l'unica forse che non farà cadere nel baratro il genere umano. Riscoprirsi assieme, e in modo tanto inusuale, vittime del dolore e della solitudine darà a entrambe le protagoniste quella spinta necessaria a risalire a galla e non affondare nell'oceano della disperazione.
“Bisogna andare oltre, scavare nelle profondità del cuore degli altri, toccare il suo abisso, per capire veramente l'altro.”
Non c'è verità più assoluta di questa.
Un libro per capire che c'è ancora speranza e che nulla è perduto, un'opera per comprendere che l'amicizia e l'amore incondizionato possono davvero salvare delle vite umane.
Perché “al di là di te c'è un mondo da scoprire”.