In un villaggio francese c si fronteggiano e si fanno la guerra due ristoranti. Uno Grande Cuisine con tanto di stella Michelin, l’altro di una famiglia di indiani fuggiti da un pogrom di Mumbai. Ma ci sarà una tregua, un accordo, una collaborazione. Le cucine di rimescoleranno, e il più giovane degli indiani ascenderà al rango di sommo chef. Favola sulla coabitazione di pù culture. Improbabile e melensa, certo. Ma furbissima e irresistibile. Voto 6 e mezzo
Helen Mirren con Oprah Winfrey, co-produttrice del film
Irresistibile. Questo film travolgerà, in una lunga marcia presumibilmente trionfale, gli spettatori di tutto il mondo, non ce n’è. Il regista di Chocolat applica la stessa ricetta, stavolta però con il cibo indiano e relative spezie e sapori. Una famiglia di Mumbai, scacciata da un pogrom se ho capito bene anti-islamico (il film sta volutamente sul vago), emigra in Europa. Finendo prima a Londra poi nel solito villaggio francese da cartolina alla Lasse Hallström, dove apre un ristorante di purissimo indian food. Sarà guerra con il dirimpettaio Salice Piangente, restaurant di alta cucina francese, una stella Michelin, e con la sussiegosa madame che lo guida con piglio dittatoriale. Ma il dotatissimo Hassan, che dalla madre ha imparato come il cibo abbia un’anima (anzi sia animato da spiriti), porterà al trionfo prima il ristorante di papà, indi diventerà uno chef star. Si parla di cibo per parlare chiarissimamente di altro. Di come le culture possano confliggere ma anche coabitare, e magari sperimentare quello che gli antropologi chiamano acculturazione, vale a dire l’incrocio, la commistione, il mutamento per contatto. Vero, la storia è fintissima e improbabile, i panorami francesi son così perfetti e pettinati da sembrare ricostruiti in studio, come certe Venezie o altri pezzi d’Europa a Las Vegas, come la piazza d’Italia a Orlando con i suoi colossei etorri di Pisa. Ma si tratta evidentissimamete di una favola, edulcorata e consolatoria, e proprio per questo, nonostante tutti i limiti che la nistra ragione e il nostro buonsenso, e il nostro senso estitico, rilevano con i loro radar, non possiamo non restare sedotti. Almeno un po’. No, non pensate alla solita melassa politically correct, qui siamo al vertice del genere buonista-multiculturale, alla sua sublimazione. In questo Lasse Hallström è un virtuoso, un primo della classe. Un film che è anche l’incontro-confronto tra cinema occidental-americano e bollywoodiano. Con due star che li rappresentano al meglio, Helen Mirren e Om Puri. Producono (anche) Steven Spielberg e Oprah Winfrey, e già questo.