Recensione: Angelize, di Aislinn
Creato il 18 dicembre 2013 da Mik_94
Ciao
a tutti, amici. Come state? Dopo due post dedicati ai regalini
natalizi, torno con una nuova recensione. Bho, mi mancavate. Oggi
sono lieto di parlarvi di un romanzo davvero poco natalizio, ma –
in compenso – degno di nota. Angelize, arrivato in libreria a
Novembre, è un urban fantasy italiano sui generis, dal sapore
sperimentale che non guasta, ma, anzi, incuriosisce. Ringraziando
Giulia per avermi dato modo di recensirlo, vi abbraccio tutti e vi
auguro buona lettura. Baci.
Ora
non siete più angeli. Non sarete più creature del Padre. Sarete
creature della Madre. Vivrete liberi, onorando così la mia Notte.
Titolo:
Angelize
Autrice:
Aislinn
Editore:
Fabbri
Numero
di pagine: 344
Prezzo:
€ 16,00
Sinossi:
Essere
un angelo è terribile. Non provi emozioni, non puoi toccare,
mangiare, amare. Per questo molti di loro cominciano a desiderare la
vita terrena per provare quello che non hanno mai sperimentato
nell'eternità. Per liberarsi dalla condizione eterea hanno solo un
mezzo: uccidere un essere umano che prenderà il loro posto. Un
gruppo di vittime, però, non si è rassegnato a questo poco
invidiabile destino e ha trovato il modo di reincarnarsi in corpi
nuovi che sono una via di mezzo tra angeli e uomini. Di nuovo sulla
terra, questi angeli bastardi vorrebbero soltanto ricucire i pezzi di
vite bruscamente interrotte, finire gli studi, ritrovare amori
perduti. Come Haniel, privo di regole e affamato di sesso, che
"indossa" ora il corpo di una ragazza. O come Hesediel, che
cerca di far capire alla donna che ama che è tornato dalla morte, e
che adesso è in grado di guarire da qualsiasi ferita. Ma gli angeli
"puri", quelli che non hanno mai ceduto alla tentazione
della carne, sono in caccia, armati di spada e fuoco celeste, decisi
a spazzar via le abominazioni. Per sopravvivere gli "angeli
bastardi" dovranno dar battaglia a forze molto più grandi di
loro e prepararsi a terribili sacrifici...
La recensione
Milano
è sporca. Milano è dannata. Milano è il paradiso perduto.
E' una città che ha volti che non conosco quella che, come una
profonda cicatrice di monumeti e case e asfaldo nero, taglia in due
le pagine di un romanzo d'esordio che pensavo raccontasse una storia
di angeli e demoni che, tra me e me, già credevo di aver letto.
Notturna e tentacolare, pericolosa e suggestiva, nelle notti più
oscure, si popola di figure torve e disoneste – ombre in mezzo ad
ombre – che affollano locali sotterranei che puzzano di sudore,
desiderio e sesso, e piazze famose, ma tristemente vuote, in cui
tutto è di grigi e indolenti piccioni che sporcano, con le loro
feci, i sanpietrini antichi, e di individui malconi e malinconici
che, a quegli sozzi ed invadenti uccelli, invidiano un paio d'ali con
cui poter volare semplicemente via. Come se il cielo fosse sicuro.
Come se ci fosse un luogo, da chiamare casa, in cui tornare.
Sono drogati senza una clinica di disintossicazione. Sono carcerati
senza una comunità di recupero. Sono reduci di guerra senza medaglie
al valore o confortanti pensioni. Angeli, ma senza ali, aureole d'oro
e buone azione. Bastardi senza gloria; impuri. Haniel, Rafael e
Hesediel sono ragazzi nati due volte. La prima, non più di
trent'anni prima, li accolsero, in un ospedale come tanti, le braccia
delle loro mamme stanche ed emozionate. Madri che avrebbero dato loro
nomi diversi, nomi comuni. Madri che, insieme a compagni di corso e a
fidanzate innamorate, avrebbero pianto la loro tragica scomparsa
prima del tempo. La seconda volta, invece, in uno dei cimiteri più
misteriosi e ricchi della metropoli lombarda, a richiamarli alla vita
è stata una voce di donna, che ha dato loro – in mezzo a ninfe e
satiri, mostri e statue polverose, rumore e silenzio – un nuovo
respiro. Dio non si sa dove sia, ma non è lì: dove si gioca a
infrangere i Suoi equilibri millenari, dove si disputa una gara
scorretta contro la Natura. Rivevere una seconda volta è contro
natura. Essere uccisi da una legione di angeli – le creature più
pure e perfette della creazione – lo è. Ma, quando Dio muore,
tutto è destinato allo stravolgimento: a regnare, adesso, è una Dea
da tragedia greca e i cherubini di cui la Genesi racconta sono
diventati i killer più spietati: ombre angeliche da temere.
Soprattutto se, come i tre protagonisti, reincarnandosi nuovamente,
si è sfuggiti ai loro piani crudeli e, ormai, si occupa un posto
indefinito tra cielo e terra, santità e dannazione. Angelize è
un horror “brutto, sporco e cattivo”. Metal, quasi. Fisico.
Sempre in movimento, sempre in marcia, sempre in fuga. In fuga dai
luoghi comuni e dal già visto, in lotta – armatissimo – contro i
troppi urban fantasy che hanno fatto degli angeli, creature dal
fascino indubbio, ospiti alati e passeggeri di triangoli sentimentali
da dimenticare dopo aver voltato l'ultima pagina. E' un'autrice
italiana, ancora una volta, a mostrarci che c'è ancora tanto da
dire, e tanto da osare. La giovane e talentuosa Aislinn –
pseudonimo di una blogger ben nota sul web, qui al suo primo romanzo
– , con una scrittura tagliente e personale, piena di salti e
singhiozzi, botte e battute trionfali, ha fatto convergere nel suo
esordio la passione per la musica rock ad alto volume e per gli
horror vietati ai minori, per la mitologia e tutte le sfumature
possibili del fantasy. Mi è piaciuta la passione, il divertimento e
la vena di leggera follia che c'ho trovato all'interno.
L'audacia di
chi scrive qualcosa di diverso, strano, inclassificabile, prima per
sé stesso che per una casa editrice – sogno di tutti - a cui dare
il manoscritto alle stampe: Angelize,
secondo me, nasce, in primo luogo, per una voglia pazza di novità. E
l'autrice mostra che, tante volte, quando i volumi riposti nel
reparto fantasy delle
librerie non ci acconentano più, una valida e coerente soluzione può
essere il mettersi, in prima persona, all'opera. Di Aislinn e del suo
primo romanzo, infatti, mi è piaciuto essenzialmente questo: il
fatto che lei abbia voluto scrivere la storia che, in questo momento
della sua vita, in questo momento della sua giornata, avrebbe voluto
davvero leggere. Prima, ho detto ancora una volta non
a caso: un'altra autrice, un'altra stagione, un altro romanzo mi
avevano parlato, con un linguaggio altrettanto originale e
altrettanto autentico, di angeli caduti e di città assopite, poco
prima dell'alba. Di me diranno che ho ucciso un angelo,
una dolce poesia firmata dal tocco delicato di Gisella Laterza, era
una storia completamente diversa da quella, più feroce e cupa,
scritta da questa nuova penna, anche se quel titolo così lungo,
bello e speciale potrebbe suonare come la mancata confessione di uno
degli angeli bastardi della
fantasia di Aislinn... Flashback a fumetti, netti, violenti, aspri,
aguzzi. Flashback al presente, incubi a colori. Frasi troncate,
parole lacerate. Questo è quello che ho amato di Angelize.
Ho amato i personaggi e la rievocazione caotica e adorabilmente
sconnessa del loro vissuto e dei loro apparenti suicidi. Personaggi
che non sapevano di stare vivendo, prima che – con l'aspetto di un
angelo infuocato – sopraggiungesse la morte nera. Hesediel, il più
adulto, come Patrick Swayze in Ghost,
è tornato per Elena: la sua Demi Moore, sì, si chiama così.
Difficile è stato vederla piangere nel giorno del suo funerale,
difficile è stato vederla ricrearsi una vita da capo, ma ancora più
difficile è stato attaccarsi al suo citofono – disperato –
sperando di averla ancora con sé, con i suoi rimproveri, le sue
pretese, i suoi no, il
suo amore maturo e vero. Rafael, che ha assunto il nome di uno degli
arcangeli più potenti, è morto ancor prima di laurearsi e ancor
prima di aver fatto chiarezza su una sessualità a lungo ignorata:
lui, che in realtà ha sempre amato in maniera inespressa e segreta
altri uomini, con i suoi capelli biondi e il suo fisico da atleta,
potrebbe essere scambiato per il protagonista di una saga urban
fantasy di successo. Esattamente il genere di romanzi che odia a
morte Haniel, un trentenne logorato dalla rabbia prima e dalla rabbia
ora: ha vissuto senza un tetto sopra la testa, senza un lavoro e una
donna. Ha vissuto da invisibile. Ora vive senza più il suo vecchio
corpo: la Dea, infatti, è riuscita a salvare la sua anima
imprigionandola nel corpo di un'adolescente. Di una ragazza dai
capelli cortissimi e dal fisico fragile. Gli manca fare pipì alzato,
fare sesso, fare a botte, fare tutte le cose dei maschi. Complesse le
loro personalità, toccanti i rapporti che si instaurano tra loro:
soprattutto, tra Haniel e Rafael. I miei personaggi preferiti. Due
anime fuori posto. Haniel, improvvisamente esposto e debole, si
sente, d'un tratto, come il giovane Rafael si è sentito per tutti i
suoi ventiquattro anni di vita. Il loro è un rapporto toccante e
controverso: un'amicizia strana che, forse, avrebbe potuto dar vita a
un sentimento ancora più strano. Qualcosa che è simile all'amore.
Caratterizzato da un marcato umorismo nero, da uno scenario
spaventosamente originale, da un'inquietante e seducente antagonista
femminile – a metà tra una trasgressiva baccante e un personaggio
di True Blood,
Angelize è cinico
come Dogma, veloce
come Legion, crudo e
gratuito come I guerrieri della notte.
Un ibrido interessante, un incrocio bestiale. Oggettivamente, un caso
strano, dall'inizio alla fine: lo svolgimento, infatti, non si
discosta troppo dal riassunto della quarta di copertina. Per essere
un romanzo introduttivo, un incipit, preferisce non introdurre tutto
e subito: sorprendere a tutti i costi, con colpi di scena
evidentemente non sentiti e, dunque, non inseriti. Mi è mancata,
forse, giusto quella ventata di novità che m'aspettavo sapesse
travolgermi con maggiore passione. Almeno questo primo volume, per il
momento, si regge su poco, ma lo fa benissimo. Le novità, tenute
probabilmente a bada per i libri che verranno, sono palesi, però, in
uno stile, che si scopre, ad ogni pagina, generoso, singolare, affascinante,
assolutamente dark. Aislinn scrive un romanzo che non è per
fanciulle per bene.
Ma, rude e sanguinario, buio e cinematografico come lo è l'ipnotica
copertina, piacerà a molti proprio per questo motivo. Scontri –
rubati ai pestaggi delle gang di periferia – con tirapugni,
manganelli, curiose bombe incendiarie. Chiese come campi di battaglia.
Un'anima rock, fragorosa e lacerante, che, correndo insieme alla
musica e alle parole lungo l'intonaco, crea larghe crepe sui soffitti
e sulle volte di una cattedrale gotica, deturpando per sempre la
raffigurazione di una Creazione in cui, tra il cielo e i suoi angeli
celesti, è scavato l'abisso.
Il
mio voto: ★★★★ -
Il
mio consiglio musicale: Evanescence – Going Under
Potrebbero interessarti anche :