Dodicesima pellicola del Marvel Cinematic Universe, e anche ultima della fase due, anticipando Captain America Civil War.
Che la Marvel non sbagliasse un colpo si sapeva, ma che riuscisse a portare così bene sullo schermo un supereroe che non è altro che un uomo formica ci ha sorpreso abbastanza.
La presentazione dell’eroe non avviene più in pompa magna come era succeso per i vari Thor, Cap.America e Iron Man, ma dobbiamo ammettere che non ne ha risentito il prodotto, anche grazie alla verve comica di Paul Rudd e ad un regista, Peyton Reed, lontano dai blockbuster ma esperto di commedie.
Ecco un minimo di trama senza rovinare il film ai ritardatari.
Siamo nel 1989 e lo scenziato Hank Pym(Michael Douglas) decide di lasciare lo S.H.I.E.L.D. e tenere per sé degli studi sulle particelle che riuscirebbero a rimpicciolire un essere vivente per scopi militari.
Scena fantastica perche vediamo Peggy Carter e Howard Stark anziani e agenti dello S.H.I.E.L.D. (Hayley Atwell interpreta come sempre Peggy mentre Howard stavolta è interpretato da John Slattery, star di Mad Men).
Conosciamo subito anche Darren Cross(Corey Stoll), ex assistente e protetto di Pym, che nei giorni nostri riprende questi studi per creare un’armatura detta “Il Calabrone“, minuscola corazza che fa diventare un uomo delle dimensioni di un calabrone appunto e in grado di combattere e rendersi invisibile, tutto questo in nome della pace.
Ovviamente le intenzioni di Cross, essendo il cattivone, sono ben altre e dopo poco polverizza chiunque si opponga all’attuazione di questo progetto.
Intanto il nostro eroe, Scott Lang (Paul Rudd), ex galeotto ma padre amorevole di una bambina, trova un armatura durante un furtarello non riuscito, che lo rende Ant-Man, il tutto è stato orchestrato da Pym, che vuole fermare i piani di Cross, grazie anche all’aiuto della figlia Hope (Evangeline Lilly) dello stesso Pym, collega di Cross, preoccupata dalle sue manie di potere.
Il film non è perfetto, complice anche un antagonista tutt’altro che stimolante per il pubblico. Ovviamente l’interpretazione dell’ormai onnipresente Stoll (House of Cards, The Strain, Midnight In Paris) è ottima, ma purtoppo eravamo abituati ai vari Loki, Ultron, Soldato d’Inverno e il resto della compagnia dei cattivoni.
Il risultato però è molto divertente, il film si prende molto meno sul serio degli altri, e addirittura si concede frecciatine agli altri supereroi piu “importanti”. Paul Rudd è stata la scelta più azzeccata per la pellicola, dato la piega esilarante di alcune scene, aiutato spesso dall’irrefrenabile Michael Pena.
Michael Douglas ed Evangeline Lilly molto bravi, prima nel ruolo di “maestri” di Scott Lang e poi molto intimi nel rapporto padre-figlia.
La cosa migliore del film?
Senza ombra di dubbio i combattimenti, che si basano sul continuo rimpicciolimento-ingrandimento di Ant-Man e degli oggetti che lo circondano nel campo di battaglia; campo di battaglia che, come vedrete, in una scena sarà la pista del trenino della figlia dello stesso eroe.
Degna chiusura insomma per la fase due della Marvel (anche se noi abbiamo preferito la prima, complice quel gioiellino del primo Iron Man), in attesa della fase tre che si preannuncia elettrizzante.
Ma per adesso, lasciatevi trasportare dal divertimento di questa insolita ma divertente pellicola, in attesa di nuovi mostri pronti a distruggere il mondo.
Ps. Le scene dopo i titoli di coda, come spesso è accaduto, sono due.
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