Autore: Koushun Takami
Disegni: Masayuki Taguchi
Edizione: BOYS2COMIX
Periodo: Maggio 2003 – Agosto 2005
Tankbon: 15
Genere: azione, drammatico, horror, distopia, seinen
Voto:
Trama: Nella Repubblica della Grande Asia, uno stato totalitario geograficamente localizzato nel Giappone della realtà, vige il BR act. Secondo tale legge, ogni anno viene scelta tramite sorteggio una classe di terza media per partecipare al cosiddetto Programma. Il gioco consiste in una lotta all’ultimo sangue in cui i partecipanti devono uccidersi a vicenda in un luogo scelto appositamente dal governo, precedentemente evacuato. Per costringerli a partecipare, tra i vari espedienti c’è un collare che fornisce al centro di controllo la posizione degli studenti e che esplode in caso di fuga o di ammutinamento. Ai partecipanti è fornita un’arma con criteri assolutamente casuali (dalle mitragliatrici ai coperchi di pentola), in modo da uniformare, affidandole completamente al caso, le possibilità di sopravvivenza. L’obiettivo è che rimanga un solo superstite, l’unico che potrà fare ritorno a casa.
Recensione: Con questa recensione si conclude la serie di recensioni sull’universo di Battle Royale, iniziato con il libro e con il film.
Riguardo al manga, potete leggerlo online in italiano (partendo dal basso) o in inglese.
Dopo questa breve premessa, partiamo da un antefatto che credo sia noto anche ai sordi: alla tenerà età di quindici anni ebbi per la prima volta fra le mani il fumetto di BR (appena uscito in Italia, per cui una grossa novità), prestatomi da un compagno di classe ben convinto di farmi un favore. In realtà, dopo poche pagine (esattamente nella scena in cui Fumiyo Fujiyoshi viene uccisa con un coltello in fronte dall’insegnante) l’ho chiuso e mai più riaperto. A BR devo un sacco di anni di incubi, ma in occasione del nostro mese della distopia mi sono fatta forza e ho capito dove avevo sbagliato all’epoca.
Ero troppo giovane all’epoca, seppur abituata a leggere horror, la violenza grafica mi ha sempre fatto terribilmente impressione. A distanza di undici anni posso dire che tra libro, manga e film vari, il fumetto è quello che più coglie l’asprezza della trama. Per assurdo, un’opera derivata quale è il manga, è migliore del libro da cui è stato tratto.
La storia rimane comunque fedele al romanzo, a parte pochi discostamenti, il tratto del disegno è ciò che ha reso un fenomeno BR: magnifico. L’unico problema è la mancanza totale di realismo. Se già nel libro si notava una certa difficoltà a credere che un ragazzino delle medie sappia caricare un fucile o un mitra, così come le scene di omicidio nel film sono irrealistiche, nel manga prevale il grottesco. La rappresentazione dei personaggi cattivi come brutti e con i tratti tipici che i giapponesi utilizzano per rappresentarli (sopracciglia spesse, orecchini, trucco, capelli di un certo taglio) e di quelli buoni come belli e affascinanti. Il massimo dell’assurdità è raggiunto dal terzo personaggio principale, Kawada Shogo. Shogo è il vincitore di una precedente edizione della Battle Royale (che culo, eh?) e viene rappresentato come un uomo di almeno trent’anni (e parla come se lo fosse) quando non ha che un anno in più di Shuya. L’altro personaggio più assurdo è femminile e si tratta di Souma Mitsuko, che viene rappresentata nei panni di una donna avvenente e popputa (parliamone, in terza media avevo si e no la seconda di seno…).
A parte tutto questo e la voluta violenza irrealistica delle scene (se ti sparo un colpo in fronte è difficile che ti rialzi, ma a quanto pare i giappi sono fatti meglio rispetto a noi occidentali, loro continuano a sparare come se nulla fosse), il manga recupera molto terreno e rende giustizia. Resta il fatto che la storia fa comunque schifo e mai capirò perché ritenerlo un must have.