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[Recensione] Black Friars – L’ordine della penna di Virginia De Winter

Creato il 11 agosto 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Black Friars – L’ordine della penna di Virginia De WinterTitolo: Black Friars – L’ordine della penna
Autore: Virginia De Winter
Editore: Fazi
ISBN: 9788876251610
Numero pagine: 500
Prezzo: € 17,50
Voto: [Recensione] Black Friars – L’ordine della penna di Virginia De Winter

Trama:
Altieres, l’antica dinastia regnante nel Vecchio Continente, si è estinta dopo la violenta morte di tutti i suoi eredi e a portare il nome dell’antica casata sono rimasti solo i vampiri Blackmore, creature immortali a cui regnare non è permesso. Ma qualcosa ora è cambiato: Sophia Blackmore, unica erede della dinastia, creduta morta da anni, è stata ritrovata, e la Vecchia Capitale non sarà più la stessa. Gli oscuri segreti degli Altieres stanno tornando a calare ombre sulla città e spettri senza volto si aggirano per le strade terrorizzando cittadini e studenti. Mentre Sophia sta invece imparando a conoscere la sua nuova vita e cosa significhi essere una Blackmore, Eloise Weiss, coraggiosa eroina protagonista dei due romanzi precedenti, deve affrontare forze che nemmeno i suoi poteri possono governare. I morti non possono infatti riposare in pace, disturbati nel loro eterno sonno da forze oscure e implacabili, forse collegate al ritorno dell’erede di Altieres e alle sconvolgenti verità che i vampiri Blackmore nascondono da secoli e ora sono sfuggite al loro controllo.

Recensione:
Mettiamo le cose in chiaro fin da subito: se sono arrivato a leggere anche l’ultimo libro è stato solo perché ormai avevo iniziato la trilogia e detesto lasciare qualcosa di incompiuto.
C’è ben poco da dire rispetto alle due recensioni precedenti (qui la prima e qui la seconda), perché mi ripeterei un’altra volta, così sono andato a leggere un po’ di commenti in giro per il web giusto per farmi un’idea: sono io a essere sempre il solito bastian contrario o è il pubblico di lettori medi a essersi rincitrullito? Mi sono risposto vedendo fioccare valutazioni a cinque stelle che esaltavano quanto l’autrice fosse stata abile nel tratteggiare dinamicamente la psicologia dei suoi personaggi all’interno di una trama spedita e vivace. Inquietante se si pensa che cinque stelle sono state date anche a obbrobri letterari del calibro di Cinquanta Sfumature, e meno male che anche con quell’impresa ho finito.
La perplessità qui nasce proprio dai punti più apprezzati di questi tre romanzi: dinamismo psicologico e vivacità narrativa.
Come?!
Basta prendere in mano il libro e sfogliarlo in fretta per notare come si presenta graficamente: wall of text. Una muraglia da scalare di testo, narrazioni eterne, immensi paragrafi su cui tanto per cambiare mi sono addormentato. E lo dico da studente, quindi ben avvezzo ad affrontare anche qualche mattone.
Leggendolo, poi, ho cercato di trovare qualcosa che potesse in qualche modo essere ricondotto a un’attiva dimensione psicologica dei protagonisti: tempo sprecato. I personaggi sono troppo numerosi, si affastellano in un caos di situazioni confuse e in improbabili alberi genealogici che fanno perdere il filo. Gli unici momenti che hanno forse un baluginio vitale sono i brevissimi sketch comici che ogni tanto interrompono la storia, talmente strani incastonati in tanta noia da fare l’effetto di un gesso sulla lavagna in una sonnacchiosa lezione scolastica di inizio giugno. Un momento: tanti personaggi, alberi genealogici contorti e scenette tra compagni di scuola? Ecco, appunto, ancora una volta riappaiono le radici dell’autrice, le fanfiction sul mondo di Harry Potter. Solo che la Rowling ha creato un intero mondo a sé stante, con sfaccettature infinite e interi capitoli in cui non si può non ridere. È dura confrontarsi con un modello geniale, ma trovo strano che pochi si siano accorti dell’abisso che sta tra Harry Potter e Black Friars. Mi viene un terribile sospetto per associazione di idee: Cinquanta Sfumature ha avuto un seguito enorme e proviene dal mondo delle fan fiction, Black Friars ugualmente sta riscuotendo parecchi giudizi positivi e ha le medesime origini.
La maggior parte dei lettori dei vari fandom non ha mai preso in mano un romanzo vero.
Non voglio nemmeno pensare che tanto successo possa derivare da un’ignoranza narrativa sempre più profonda.
Un’opinione personale più dettagliata: è il libro più noioso che abbia mai letto. È stato come guardare una collezione di statue mosse nel modo più lento e ampolloso possibile, sul consueto sfondo di un linguaggio pesante e ridondante e di blocchi descrittivi che sembravano non dover finire mai. Su tutto domina la solita Mary Sue, di una tipologia non così smaccata come tante altre che purtroppo ho sopportato incontrato dato che compare relativamente poco, ma anche così riesce a rientrare nelle impietose categorie analizzate in questo o questo articolo.
È stato un sollievo arrivare all’ultima pagina e pensare di aver finalmente finito la trilogia, di scrivere la recensione e non pensarci più… fino a quando ho captato notizie su un ipotetico quarto libro.
Naturalmente non mi tirerei indietro, se fosse vero; ma perché più un romanzo è sgradevole più geminano minacciosi sequel?


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