Recensione: Brave (Ribelle)

Creato il 11 settembre 2012 da Giobblin @MrGiobblin

Vediamo se la Pixar riesce a farsi perdonare per quell'obbrobrio spacciagiocattoli di Cars 2, neh? Dopo gli ormai canonici due mesi di attesa rispetto agli USA anche noi possiamo apprezzare il nuovo film prodotto da Pixar e distribuito da Walt Disney: il titolo è passato da Brave a Brave: Coraggiosa e Ribelle a Ribelle: THE Brave perchè, uhm, va bene così. Si tratta della primo film di animazione a tema fiabesco della Pixar: un terreno in cui non ci si era mai avventurati prima e che prometteva faville fin dall'annuncio nel lontano 2008, quando il titolo era ancora The Bear and the Bow (molto più evocativo, se posso permettermi). Ci troviamo di fronte ad un nuovo capolavoro della grande P? Scopriamolo insieme.

Merida è una combattiva principessa scozzese che non vuole proprio saperne di sottostare alle tradizioni del suo clan: preferirebbe passare le giornate cavalcando e scoccando frecce col suo arco piuttosto che imparare come sedere a tavola, come camminare con grazia e soprattutto come prepararsi per diventare una buona moglie per uno dei suoi pretendenti. Sua madre, d'altro canto, non riesce proprio a capire perchè Merida non veda l'importanza delle tradizioni, di un comportamento grazioso, e soprattutto le responsabilità che derivano dall'essere la figlia del re.

Quando suo padre annuncia un torneo che determinerà chi avrà l'onore di unirsi in matrimonio a sua figlia (i tre pretendenti degli altri clan sono... beh, diciamo poco adatti a lei) Merida si ritrova in trappola: sarà costretta a sposarsi nonostante le sue proteste. A meno che non riesca a trovare un modo per cambiare il suo destino... in fondo, secondo le leggende, qualcuno in passato ci era già riuscito. Basta solo trovare la magia giusta.


Brave non è sicuramente una fiaba di stampo classico. Non tanto perchè la protagonista è una fanciulla (duh, quasi tutti i classici Disney hanno una protagonista), ma perchè la fanciulla in questione spacca. Merida è impetuosa, impavida, combattiva e tira frecce meglio di Legolas. Una principessa badass che se la cava benissimo da sola e tira giù i nomi. Manca poi il "motore" classico delle fiabe, ovvero una famiglia distrutta; solitamente i protagonisti sono orfani di padre, madre, o entrambi, o vivono con una matrigna, o si trovano comunque in una situazione famigliare molto instabile. La famiglia di Merida è, invece, perfettamente normale: il padre è presente e amorevole, la madre segue la figlia con costanza, e ci sono anche tre adorabili gemellini.

Manca anche un altro marchio di fabbrica delle fiabe Disneyane: il Vero Amore, di solito incarnato da un piacente principe che arriva sul suo destriero e mette a posto le cose. Ecco, qui non c'è niente di tutto questo. Merida non cerca l'amore (e di sicuro non ha intenzione di sposarsi, almeno per il momento), cerca piuttosto il riconoscimento della sua indipendenza. E non ha certo bisogno di un salame in armatura splendente per raggiungere il suo obiettivo.

Il fulcro dell'intero film è la difficoltà comunicativa tra Merida e sua madre Elinor: due differenti generazioni che vedono le cose da due diversi punti di vista. La principessa vuole libertà e la possibilità di scegliere la sua strada: la regina vede il dovere e le responsabilità. Entrambe hanno punti di vista molto validi, ma faticano a trovare un accordo. Elinor è l'altra metà di Merida, il suo lato più saggio e lungimirante, quello che dice- a ragione- "capirai quando sarai più grande." Ma le tradizioni e le leggi non sono infrangibili: e se Elinor non riesce a comprenderlo Merida lo vede chiaro come il sole. 

Un film medievaleggiante che si rivolge con grande efficacia a madri e figlie del XXI secolo, dunque. "Perchè non posso gestire la mia vita da sola?" si chiede la figlia adolescente. "Perchè non capisce che quello che fa non è giusto?" Si domanda la madre di rimando.  Ci vorrebbe una bacchetta magica, giusto? Merida la pensa allo stesso modo: occorre trovare una magia che faccia cambiare idea a sua madre- e che quindi cambi il suo destino.

Il tono di Brave si incupisce progressivamente man mano che la principessa cerca di ottenere una magia adatta allo scopo. La foresta oscura, i fuochi fatui, la nebbia persistente... tutto fa intendere che qualcosa di portentoso- ma inquietante- sta per accadere. I rimandi ai film di Hayao Miyazaki si sprecano- guardate i Fuochi Fatui e ditemi se non vi ricordano gli spiritelli silvani de La Principessa Mononoke. La Strega pare presa di peso da La città incantata.



La Strega in questione è un'adorabile pasticciona con la passione per gli orsi e la lavorazione del legno. E' un ottimo personaggio comico che effettivamente aiuta Merida con un incantesimo... e poi basta. Da questo momento in poi, Brave abbandona le tinte oscure e passa ad un tono molto più sbarazzino mentre Merida cerca di rimediare a ciò che ha fatto (ovviamente l'incantesimo non ha prodotto i risultati immaginati). Non che volessi guerra, pestilenza e morte, ma il build up del film fino a quel momento aveva lasciato intuire conseguenze serie. Non si gioca col destino, non si usa la magia per forzare gli eventi: le conseguenze potrebbero essere gravi. E invece.

La ribellione di Merida e l'uso sconsiderato della magia avrebbero potuto spaccare il regno in quattro: come risolvere questa spinosa situazione? Niente, basta parlarne un pò. Amo la Pixar perchè i suoi film parlano a bambini e adulti con uguale efficacia: puoi portare il fratellino o il figlio al cinema per guardare Gli Incredibili o Alla Ricerca di Nemo ben sapendo che ti divertirai anche tu. Brave è una promessa mantenuta fino a metà. Non che mi aspettassi una versiona USA di Mononoke, però dai. Si poteva osare di più. Ecco, qualcuno poteva morire. Lo so, ci sono i bambini in sala, ma io ricordo benissimo di aver visto il Re Leone da piccolo. Là c'è gente che muore. Si sente anche la mancanza di un villain definito. No, l'Orso Maledetto Mordun non conta come villain.

Questo cambio di direzione quasi schizofrenico è forse da imputare anche alla regia. Brenda Chapman, creatrice del progetto originale nonchè prima regista donna della scuderia Pixar, è stata sostituita in corsa da Mark Andrews per divergenze creative. Simili cambiamenti non giovano (quasi) mai alla riuscita di un film. Beh, che dire? Brave poteva essere un capolavoro. Invece è solo un gran bel film. Su questo non ci piove. Visivamente parlando ci troviamo di fronte ad un'opera d'arte mozzafiato: il mondo di Brave è così complesso e realistico da aver spinto la Pixar a riscrivere completamente il sistema di animazione dopo 25 anni. E si vede.

Metteteci anche una colonna sonora stupenda (anche se le parti cantate in italiano le odio), un buon cast di personaggi, umorismo ben realizzato e tutto il discorso del rapporto madri-figlie. In più, la protagonista è una rossa che prende a calci nel sedere le principesse Disney: il mio sogno di sempre! Ok, non ci sono momenti da lacrime napoletane come in Up o Toy Story 3 (ci avevano abituati troppo bene). Nessuno è perfetto. Speriamo solo che la grande P si rimetta in marcia, perchè la Disney sta facendo tesoro di quanto imparato dalla partner e rischia di superarla (Rapunzel, anyone?) e la Dreamworks ha, tipo, mille nuovi film in uscita, e molti sono promettentiBrave non è sicuramente al livello di molti altri film Pixar, ma ci troviamo comunque di fronte ad un prodotto di tutto rispetto (che poteva, mannaggia, dare molto di più). Non perdetevelo.