Castelli di Rabbia di Alessandro Baricco
Dopo aver scritto il post sul romanzo “Seta” di Baricco e aver letto tutti i vostri commenti a riguardo mi è venuta una curiosità, anzi, un dubbio. Io avevo letto un solo romanzo del discusso autore: Seta (non basta un romanzo per capire un autore); e i vostri commenti erano molto contrastanti, vi dividevate in due fazioni: chi lo ama e chi lo detesta, ma più o meno tutti avevate letto più libri di Baricco. Quindi avendo letto solo “Seta” ho deciso di prendere “castelli di rabbia” per poter approfondire la mia conoscenza a riguardo.
Il risultato non è stato quello sperato, “Seta” mi era piaciuto molto, “castelli di rabbia” non mi è piaciuto. Non posso negare sia scritto molto bene dal punto di vista grammaticale e sintattico, ma mi chiedo come mai in così poche pagine l’autore sia in grado di confondere la trama. Ho perso il filo del discorso tantissime volte, e non per mia mancanza di concentrazione, ma per le continue e prolisse digressioni che sono inserite nel testo come fossero prezzemolo (e non è vero che il prezzemolo va bene con tutto). Insomma è stato davvero difficoltoso capire questa storia.Ma alcuni passaggi sono molto belli e significativi, quindi vi lascio qualche citazione:
…” Perché c’era qualcosa, tra quei due, qualcosa che in verità doveva essere un segreto, o qualcosa di simile. Così era difficile capire ciò che si dicevano e come vivevano, e com’erano. Ci si sarebbe potuti sfarinare il cervello a cercar di dare un senso a certi loro gesti. E ci si poteva chiedere perché per anni e anni. L’unica cosa che spesso risultava evidente, anzi quasi sempre, e forse per sempre, l’unica cosa era che in quel che facevano e in quello che dicevano e in quello che erano c’era qualcosa – per così dire – di bello”…
...”Non ci si capiva quasi niente, ma almeno quello lo si capiva.”…
…“Si può essere fatti peggio di così?”…
” Quando la gente ti dirà che hai sbagliato… e avrai errori dappertutto dietro la schiena, fregatene. Ricordatene. Devi fregartene. Tutte le bocce di cristallo che hai rotto erano solo vita… non sono quelli gli errori… quella è vita… e la vita vera magari è proprio quella che si spacca, quella vita su cento che alla fine si spacca… io questo l’ho capito, il mondo è pieno di gente che gira in tasca con le sue piccole biglie di vetro… le sue piccole tristi biglie infrangibili… e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo… sono belle, a me è piaciuto guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino… ci si vede dentro tanta di quella roba… è una cosa che ti mette l’allegria addosso… non smetterla mai… e se un giorno scoppieranno, anche quella sarà vita, a modo suo… meravigliosa vita.”
… ” Ma più di ogni altra cosa – sia che ridesse o urlasse o semplicemente stesse lì, come ad aspettare – la bocca di Jun Rail. La bocca di Jun Rail non ti lasciava in pace. Ti trapanava la fantasia, semplicemente. Ti impiastricciava i pensieri. “Un giorno Dio disegnò la bocca di Jun Rail. È lì che gli venne quell’idea stramba del peccato”….
…” La Commessa che si chiamava Monique Bray si offrì di accompagnare Horeau a casa. Lui, meccanicamente, accettò. Uscirono insieme dal negozio. Non lo sapevano, ma stavano, simultaneamente, entrando in otto anni di tragedie, strazianti felicità, ripicche crudeli, pazienti vendette, silenti disperazioni. Insomma, stavano per fidanzarsi.”…
…” Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita ti risponde”….
” Ma quando ti viene quella voglia pazzesca di piangere, che proprio ti strizza tutto, che non la riesci a fermare, allora non c’è verso di spiccicare una sola parola, non esce più niente, ti torna tutto indietro, tutto dentro, ingoiato da quei dannati singhiozzi, naufragato nel silenzio di quelle stupide lacrime. Maledizione. Con tutto quello che uno vorrebbe dire… e invece niente, non esce fuori niente”