Buonasera Booklovers, come va?Lo so che sono imperdonabile perchè sto trascurando voi e la mia creaturina, ma vi assicuro che è un periodo in cui ho i minuti contati! Mi dispiace davvero tanto che a risentirne sia il mio blog e le mie letture...questa settimana la programmazione abituale sarà un po' sconvolta. Riuscirò a pubblicare solo una recensione, quella di oggi, Teaser Tuesday questa settimana non ci sarà, mentre WWW Wednesday e Bravo chi legge saranno pubblicati regolarmente. Mi avviso che per settimana prossima è previsto un restyling del blog: ci sto già lavorando da qualche tempo e credo che il periodo offline non durerà più di un paio di giorni.
Detto questo vi voglio parlare del libro che ho finito di leggere da qualche giorno, ovvero Cento giorni di felicità di Fausto Brizzi pubblicato da Einaudi. Conoscevo l'autore in versione regista, ho apprezzato quasi tutti i suoi film. Ho atteso un po' di tempo prima di dedicarmi al suo esordio letterario e non vi nascondo di essermi approcciata con una certa diffidenza. E' stata una bellissima sorpresa, una lettura agrodolce che al contempo mi ha fatto stare bene ma anche male. Ho perso mio padre qualche anno fa perchè affetto dallo stesso male che colpisce il protagonista, Lucio Battistini, è forse per questo motivo che ho reagito in questo modo. Più leggevo e più cercavo di capire come si sia sentito mio padre gli ultimi giorni della sua vita. Più leggevo e più dovevo rallentare la lettura perchè ripensavo continuamente a quello che avevo vissuto.
Cento giorni di felicità
Fausto Brizzi
2013
Stile libero Big
pp. 400
€ 18,50
ISBN 978880621536
Lucio Battistini ha una vita come tante, a parte quel nome insolito, dovuto alla passione della madre per Acqua azzurra, acqua chiara, che ha sancito un'adolescenza da sfigato. Oggi ha un lavoro, una squadra di pallanuoto da allenare due pomeriggi a settimana, seppur con miseri risultati, due figli e una moglie che ama. Peccato che lei lo abbia appena sbattuto fuori di casa perché ha scoperto che l'ha tradita. Lui ripara nel retro-bottega del suocero, pasticciere famoso in tutta Roma per le sue ciambelle, e proprio allora l'amico Fritz viene a fargli visita, senza alcuna intenzione di andarsene. Anzi, a doversene andare sarà proprio Lucio, e per sempre. "Amico Fritz" è il nome con cui Lucio chiama il cancro che lo sta uccidendo: ha solo tre mesi di vita davanti a sé. "Stavo per vincere e invece mi hanno dato un rigore contro al 90º". Dopo l'iniziale disperazione, Lucio decide di vivere i cento giorni che gli restano fino in fondo. Per riconquistare la moglie, insegnare a nuotare a suo figlio, dimagrire e presentarsi all'appuntamento con la fine in forma smagliante. Soprattutto, vuole fare un viaggio con la sua famiglia, una seconda luna di miele in compagnia dei figli. Per dare un ultimo gustoso morso alla vita. Per lasciare a chi resta una traccia di sé: della felicità che esistere, nonostante tutto, ha saputo regalargli.
«Non ho nessun merito per essere ricordato ufficialmente. Per giustificare una lastra di marmo su un palazzo. Una lastra davanti alla quale qualcuno passi e dica: "Fammi vedere un po' su Wikipedia chi era 'sto Battistini!" Eppure ho una moglie e due figli che amo, degli amici meravigliosi, una squadra di ragazzini che darebbero la vita per me. Ho fatto degli errori, altri ancora ne farò, ma ho partecipato anch'io alla festa. C'ero anch'io. In un angolo magari, non ero il festeggiato ma c'ero. L'unico rimpianto è aver dovuto scoprire di morire per cominciare a vivere».
Lucio Battistini, uomo medio, quarantenne con una moglie Paola e due figli Lorenzo ed Eva. Personal trainer part time in una palestra, allenatore di una sgangherata quadra di pallanuoto. E' lui il protagonista di Cento giorni di felicità. Proprio nel momento in cui scopre di essere affetto da un male incurabile e da avere ancora cento giorni da vivere sceglie di viverli al meglio, cercando la via della felicità. Si licenzia, decide di dedicarsi esclusivamente alle cose importanti, prima su tutto la famiglia. Lucio deve riconquistare anzitutto Paola, che l'ha sbattuto fuori di casa dopo aver scoperto il suo tradimento, deve recuperare il rapporto coi figli, essendo stato fino a quel momento un padre abbastanza assente. E poi ci sono gli amici di sempre, i moschettieri, con cui decide di ripetere l'interrail, mitico viaggio fatto all'indomani del diploma. C'è anche "l'amico Fritz", il male incurabile con cui impara a convivere e che giorno dopo lo debilita sempre di più.
Oltre ad aver apprezzato lo stile (semplice, diretto), scritto in maniera molto scorrevole ho amato l'intero libro. Mi sono lasciata prendere perchè sentivo le vicende del protagonista molto vicine, fino all'ultimo ho sperato nel colpo di scena. E' vero che il tema è stato abbondantemente trattato ma mi è piaciuto lo spirito con cui le vicende di Lucio sono descritte. Una piccola critica: forse in alcuni punti Brizzi si è dilungato un po' troppo, con conseguente calo di attenzione nel lettore.
E voi avete avuto modo di leggere Cento giorni di felicità? Se vi fossero rimasti cento giorni da vivere, in che modo li vivreste? Alla prossima!