Recensione: Cercami nel vento, di Silvia Montemurro

Creato il 04 febbraio 2016 da Mik_94
Ciao, meraviglia. Portami nel cuore e cercami nel vento: è lì, che ti ho dato appuntamento.
Titolo: Cercami nel vento Autrice: Silvia Montemurro Editore: Sperling Kupfer Numero di pagine: 360 Prezzo: € 18,90 Sinossi: Camilla vive di note sparse nel vento. Studia al conservatorio e la musica è il suo mondo. Abita in un paesino vicino a Milano, lo stesso dove è nata e che, a differenza delle sue amiche, non è ancora riuscita a lasciare. Chissà, forse un giorno lo farà, per tentare di colmare quell'inquietudine che ogni tanto la prende. Teo, invece, in paese è appena arrivato e ha ancora negli occhi il mare della sua Sardegna. Lo stesso che da piccolo fissava ogni giorno dalla finestra, a casa di sua nonna. Lì, con il naso incollato al vetro, faceva scoperte straordinarie, più istruttive di un libro di scuola. Forse è per quello che, una volta cresciuto, ha preferito rimboccarsi le maniche e mettersi subito a lavorare anziché studiare. Ed è proprio davanti a quella finestra che Teo ha iniziato a osservare le persone e a catalogarle, decidendo che, se mai avesse dovuto infilarsi in una delle sue assurde categorie, c'era solo una cosa che voleva essere: un solitario. Camilla e Teo si incontrano in un giorno qualunque, in un bar qualunque. Ma, in quel momento, qualcosa accade. Perché è sempre una cosa innocua a cambiarci l'esistenza. Terra e mare, luce e ombra: Camilla e Teo sono due opposti che, dopo essersi brevemente respinti, si attraggono. L'amore tra loro è così intenso e unico da illuderli di essere invincibili. Ma la vita li costringerà presto a una prova terribile. Allora potranno vincere o soccombere, potranno farlo insieme o da soli.                                                    La recensione Dimmi cosa leggi e io ti dirò quanto è vicina l'Invernale. In periodo d'esame, i miei interventi diminuiscono e le mie letture, da lontano, si somigliano un po'. Romanzi che nelle tue corde lo diventano per necessità, se puoi dedicarti agli hobby solo prima di andare a letto e se gli occhi, che dalla loro domandano pietà, ricercano storie semplici e toni sommessi. Gli occhi ringrazieranno e nel frattempo ringrazierò anch'io se, di comune accordo, mente e corpo troveranno un compromesso: che sia un passatempo, un libro coccola, ma che almeno sia di uno scrittore italiano. Così il passatempo è meno spensierato, così hai modo di conoscere autori – e stili – che riescono a far brillare, talora, una trama già proposta. Questo è il caso di Cercami nel vento, di Silvia Montemurro: una giovane autrice che viene dal thriller – e con il suo romanzo d'esordio in wishlist da un pezzo, chi si aspettava che l'avrei scoperta e apprezzata proprio con un new adult? - e la cronaca di un amore che sembra convenzionale giusto qui e lì, ma in cui si annidano in segreto un dolore profondo e un infelice scherzo del destino. La sorte, infatti, ha visto Camilla e Teo come posano in copertina, belli e in intimità, e ha scattato loro una foto in treno. In cento pagine, ha voluto metterli duramente alla prova. Come piace a me, che penso che l'amore non sia davvero memorabile se non è struggente. E come accade in montagna, soprattutto: dove il tempo cambia in fretta e il cielo, un ritaglio tra i profili montuosi, spalanca i suoi occhi in acquazzoni che devastano il sereno. La pioggia somiglia tanto alle lacrime. Lui, che spia le persone in spiaggia e tenta di classificarle, cosa vedrebbe dal finestrino, durante questo viaggio dell'anima che li stanca, disturba e scombussola? Teo, fino a poco prima, era il ragazzo nuovo a Santa Croce: aveva un ciuffo ribelle che si soffiava via dagli occhi, le mani callose dei muratori, una casupola nel bosco. Aveva un accento strano: veniva dalla Sardegna, dal mare. Camilla, che a Santa Croce è nata e cresciuta, lo conosce come accade tra ventenni: una città in cui tutti sanno tutto di tutti, il solito bar, amici di amici. Lei, che sfugge alle rigide categorie di Teo, non si sa bene se sia un'estroversa, un'incallita solitaria o una giovane donna che cerca il ragazzo giusto. 
Spia i panni appesi ad asciugare – che storie raccontano? -, ha una cotta storica per il suo insegnante di violino e, talentuosa studentessa di conservatorio, associa ogni suo interlocutore a uno strumento musicale. Teo è un tipo da cantautorato italiano, lei stravede per l'opera lirica: da una parte De André, con le sue canzoni calde, piene di malinconia, sole e onde; dall'altra, le eroine che vivono di arte e muiono cantando. Il solo punto di incontro tra loro: un sentimento fulminante che ha una dimensione a sé, in capitoli iniziali in cui convivono l'idillio e gli ormoni dei vent'anni. Fuori le famiglie, fuori il passato del misterioso isolano. Al romanzo si può rimproverare qualche capitolo in eccesso, soprattutto in un epilogo che non mi ha soddisfatto del tutto, e un cielo che assai bruscamente si rovescia loro addosso. Un andamento sinusoidale, discontinuo, e scene di sesso che a volte mi sono parse fuori luogo: volgari no, mai se le descrive una prosa che osa e concilia. 
Piuttosto, di troppo. Siano benvenute l'iniziale curiosità verso l'altro, la fedeltà incondizionata, il bene che alla fine vince il male. Ma, loro coetaneo, penso che il desiderio dei primi tempi morirebbe, in casi estremi. Ci sarebbe ancora la passione, la voglia, l'attrazione fisica? O si capirebbe, se stanchi e provati, che ci sono amori e amori? Le montagne sono soffocanti, cancellano l'orizzonte, ma sono un ponte levatoio per il cielo. E di Cercami nel vento, dunque più intenso e meno lieve del previsto, ho apprezzato i risvolti tragici, il linguaggio schietto, lo spiritualismo che una natura dall'aspetto benevolo e sorridente assicura. Le originali abitudini di personaggi naturalmente malinconici, i bollettini "metereopatici" del diario di Camilla e, a metà, la repentina bufera di parole dure e spietate. Perché è giusto essere arrabbiati, odiare l'ennesimo sgarro di una gioventù maligna. Nel romanzo della Montemurro c'è il corpo nudo, tangibile, descritto nella gioia del contatto fisico e nel dolore della pena. Ora morbido e accogliente, ora un insieme di ossa sporgenti e costole; spigoloso. Allora si vede che viene dal mondo del noir. Ma ci sono anche storie dentro storie, il piacere primitivo del racconto – un bosco magico, una leggenda di principesse e stelle alpine, montagne che mettono in guarda gli esploratori – e un prezioso comprimario, Marco, che minaccia di commuoverti: dall'alto della sua saggezza, dagli abissi della sua pace. Allora si vede che Silvia sa scrivere. Si sente che sta già facendo breccia. Il mio voto: ★★★½ Il mio consiglio musicale: Shawn Mendes & Hailee Steinfield – Stitches


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