Genere: Racconto breve
Pagine: 45Prezzo: 0,99 €Editore: Emma books cocktailUscita: 16 settembre 2015
Invece a volte ci accontentiamo. Di conoscere, di respirare la storia della nostra famiglia attraverso mezze frasi, attraverso le abitudini, gli incontri, i modi di dire e gli aneddoti, le ricette che vengono passate di madre in figlia, i gesti e gli odori che si ripetono negli anni, in cucine diverse. Sì, sono frammenti di storia familiare anche questi, e sono importanti perché ci ricordano da dove veniamo.Ho pianto, tanto. Tante similitudini che hanno scatenato i miei di ricordi, la nonna con lo stesso particolare nome (non è che di Fedora ce ne siano tante al mondo), la Toscana, la matriarcalità, la vita di una nonna senza un nonno… potrei elencarne ancora ma significherebbe parlare di me, dei ricordi di un’intera famiglia che sono rimasta l’ultima a custodire, e invece voglio parlare di te, del tuo racconto. Be’, è stato semplice, leggendo, conoscere la tua famiglia, vederli attraversare il mare, sentire il freddo negli stanzoni, leggere nei loro visi la preoccupazione, il dolore, la nostalgia di una patria che rivive nella cucina. Il desco, il momento in cui la famiglia è, esiste. La cucina: chi prepara, chi mangia, chi curiosa… ma soprattutto il luogo dove le donne comunicano, passando i loro piccoli segreti da madre a figlia, raccontandosi e raccontando. Gli anni passano e i costumi cambiano ma quell’intimità che si crea tra madre e figlia, tra nonna e nipote, mentre si mette amore nel cibo non cambierà mai. E anche se adesso non c’è più il focolare intorno a cui sedersi, mentre si cucina i cuori si aprono e i racconti fluiscono, i ricordi si tramandano, la famiglia vive.Grazie per avermi fatto rivivere, attraverso le tue parole, e mie cene con nonne e zie, i racconti delle loro vite, l’atmosfera delle cene festive. Grazie Monica di continuare a coinvolgere noi lettori nelle tue storie, di mantenere intatta questa tua capacità, grazie per averci fatto vivere anche in un libro la famiglia.Ah, ovviamente proverò a fare i Chifeletti.