Magazine Cultura

[Recensione]- Chiodo fisso di Emilio Martini, e l'insostenibile peso dell'ossessione

Creato il 19 novembre 2012 da Luca Filippi
Arriva l’inverno anche per il commissario Berté. In “Chiodo fisso” (Corbaccio editore, 8,9 euro), ultimo libro del misterioso Emilio Martini, il simpatico vicequestore dal look anni Novanta (Berté è affezionatissimo alla sua coda di cavallo crespa, che costituisce anche una sua potente zona erogena) gioca in casa. Dopo le prime indagini ambientate in Liguria, nel paese di Lungariva, questa nuova storia ha come scenario Milano[Recensione]- Chiodo fisso di Emilio Martini, e l'insostenibile peso dell'ossessioneUna Milano nera, con molti palazzi e tanto cemento, ma anche una Milano nostalgica, quella delle panchine e degli incontri, dei quartieri delimitati non solo dalle strade ma anche dall’aggregazione sociale. Berté decide di passare le ferie nel capoluogo lombardo, non va alle Maldive o a nuotare nel Mar Rosso. No, il nostro commissario vuole immergersi nel traffico e nello smog, vuole ritrovare le sue abitudini, dormire nel suo appartamento. Ma il Berté non riesce a stare lontano dai guai. Neanche a farlo apposta incappa nel cadavere di un suo vecchio amico, Valerio Brivio detto lo Svedese, pugnalato nella sua galleria d’arte. Benché in ferie, Gigi non può esimersi dall’intraprendere un’indagine privata. Un percorso che lo porta non solo sulle tracce dell’assassino, ma anche a ripescare il proprio passato. A fare i conti con il vecchio Gigi, il ragazzo delle panchine. E per fuggire alla rabbia degli ammazzati, per fare luce dentro di sé, il nostro eroe si getta anima e corpo nella scrittura. E anche in questo caso c’è un racconto che scorre parallelo all’indagine del commissario. “Maledetto Soloski”, questo è il titolo della novella, parla di un’ossessione. L’ossessione di un uomo qualunque, di un Signor Nessuno, per un pittore. Per Soloski. E questa passione violenta, incomprensibile, irrazionale, spinge il protagonista del racconto ai gesti più efferati. Anche Gigi dovrà fare i conti con un assassino insospettabile, un’ombra tra le ombre, un essere apparentemente insignificante divorato dal demone dell’ossessione. [Recensione]- Chiodo fisso di Emilio Martini, e l'insostenibile peso dell'ossessioneIn questa suo terzo romanzo, Emilio Martini conferma le sue doti di narratore, questa volta cimentandosi con un’ambientazione metropolitana, non meno suggestiva delle precedenti. La trama gialla è ben congegnata, il ritmo serrato, la prosa asciutta e curata. Il personaggio Berté si caratterizza ancora più nitidamente, con la sua passione per la scrittura, la sua incazzosità "a caldo", il suo debole per le belle donne e la sua avversione per il fitness modaiolo. Berté piace perché piacciono le sue contraddizioni (quando è a Lungariva rimpiange Milano, salvo poi fare il contrario appena arriva in Lombardia), e anche le sue debolezze (si strugge per la dolcezza della locandiera Marzia, ma cede agli assalti della carnale Patty, la sua ex).
Si conferma anche l’occhio attento di Martini alle tematiche più attuali, all’equilibrio precario in cui siamo immersi. Un equilibrio che facilmente può andare in frantumi e scivolare nella psicosi. Il grande merito di Martini è proprio la capacità di toccare i nervi scoperti del tessuto sociale, senza però far sussultare il lettore. Il  pregio di questa lettura è la leggerezza, come quella degli haiku che tanto appassionano il nostro commissario. E per citarne uno: “Noi due la vediamo/ Quest’anno è la stessa/ la neve che cade?”  

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :