Recensione "Chronicle" di Josh Trank

Creato il 28 maggio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Andrea Marzella Cari lettori, 
se anche a voi piace fantasticare – e sicuramente è così – di tanto in tanto vi troverete a lasciare a briglie sciolte la vostra immaginazione e chiedere a voi stessi: se avessi dei superpoteri, come li userei? La stessa domanda deve essersela posta anche Max Landis, lo sceneggiatore di Chronicle, teen movie curioso per il mix di elementi alla moda e allo stesso tempo lontano dai luoghi comuni del genere.
Titolo: Chronicle
Regia: Josh Trank
Soggetto: Max Landis; Josh Trank
Sceneggiatura: Max Landis
Distribuzione: 20th Century Fox
Genere: fantascienza
Durata: 83 minuti
Data di uscita: 9 maggio 2012 (Italia)
Cast: Dane DeHaan, Alex Russell, Michael B. Jordan, Michael Kelly, Ashley Hinshaw
Trama: Tre ragazzi vengono a contatto per caso con un oggetto misterioso che, come conseguenza, dona loro degli incredibili poteri.

Recensione La storia ruota attorno al personaggio di Andrew (Dane DeHaan), adolescente introverso con una situazione familiare difficile. In piena vena creativa, Andrew recupera una vecchia videocamera e decide di girare un documentario su se stesso e sulla sua misera esistenza, in cui spiccano il padre violento e alcolizzato, la madre gravemente malata e i compagni di scuola meschini e dispettosi: l’unica figura positiva nella vita di Andrew è il cugino Matt (Alex Russell). Bello, popolare e appassionato di filosofia, Matt è la versione apollinea del cupo Andrew, il quale vive con difficoltà le differenze caratteriali con il cugino: se da un lato ricerca la sua compagnia, dall’altra non è in grado di farsi trascinare dal suo entusiasmo giovanile e, in silenzio, soffre per l’incapacità di creare un legame più profondo con lui. 
Durante un rave party, Andrew subisce l’ennesima umiliazione da parte dei suoi compagni di scuola e si isola dalla festa. Mentre si lascia andare allo sconforto, Andrew viene avvicinato da Steve (Michael B. Jordan), che lo esorta a seguirlo perché ha trovato  insieme al cugino di Andrew  una cosa incredibile che deve essere registrata dalla videocamera. Inizialmente riluttante, Andrew si fa convincere dall’atteggiamento amichevole di Steve e lo segue in uno spazio erboso dove, ai margini di una buca, c’è Matt, intento ad ascoltare dei boati misteriosi che provengono dal sottosuolo. I tre si calano all’interno della cavità per capire quale sia la fonte degli strani suoni e scoprono un gigantesco manufatto dai colori cangianti, il quale sembra contenere un’enorme quantità di energia. 
In seguito al contatto con l’oggetto, i tre ragazzi scoprono di essere dotati di poteri telecinetici ed essere in grado di volare. Inizialmente la scoperta si rivela uno spasso per la possibilità di scherzi scemi e giochi nel cielo: uniti da questo potere segreto, tra i tre ragazzi si stabilisce un legame del quale sembra giovare soprattutto Andrew, ora non più solo e incompreso. Rinfrancato dalla nuova situazione e con la complicità di Steve, Andrew cerca di diventare popolare tra i compagni di scuola, ma il tentativo fallisce miseramente e la rabbia covata da anni di frustrazioni trova un canale di sfogo nei nuovi poteri acquisiti, con conseguenze drammatiche.
Il duo creativo del film formato dal regista Josh Trank e dallo sceneggiatore Max Landis – figlio d’arte del mitico John – confezionano un film sotto molti aspetti pregevole: la volontà di fare qualcosa di diverso rispetto al film convenzionale sui supereroi è funzionale rispetto alla scelta in fase di scrittura, di descrivere la compulsione verso l’autodistruzione tipica degli adolescenti. In questo senso, l’idea di creare un mondo à la Gus Van Sant è vincente: la bellezza dolente dei giovani protagonisti; lo sfondo anti-glamour californiano della plumbea Seattle; la crudeltà delle high school, sono tutti elementi che concorrono a dare un impianto realistico e innovativo nel genere fantastico e ad avvicinare il film più a pellicole come Paranoid Park che a Superman di Raimi. Quello che manca è il senso della misura: se infatti si voleva dare un impianto più intellettuale, non era necessario far citare massime filosofiche al personaggio di Matt che  più che un appassionato di filosofia  finisce per sembrare un festaiolo schizofrenico.
Lo stesso discorso vale per la regia; Josh Trank ha optato per la tecnica del found footage, sulla scia di Cloverfield, lasciando ad Andrew la regia del film, con l’interessante trovata dei movimenti di videocamera controllati telecineticamente. Se inizialmente l’idea metacinematografica regala al film una maggiore credibilità, alla lunga diventa un noioso – a tratti anche irritante – esercizio di stile. Anche sul piano della scrittura, il film funziona benissimo fino alla svolta drammatica. La trasformazione dello sfigato Andrew; il rapporto apparentemente risolto con il cugino Matt; la nuova amicizia con il simpatico Steve, sono eventi narrati con una naturalezza e una levità che assicurano il divertimento. Quando però il film raggiunge il punto di svolta, lasciando presagire un trionfo secco di rabbia e violenza – come in Carrie Lo Sguardo Di Satana, archetipo di tutti gli sfigati diventati improvvisamente potenti – in realtà la narrazione si sfilaccia e indulge eccessivamente sugli elementi esistenziali dei superpoteri, ammantando il film di una cupezza esagerata e del tutto superflua.
Chronicle non è insomma un film perfetto ma, al di là dei suoi difetti, è un esperimento riuscito, in grado di farsi apprezzare sia dallo spettatore hipster in cerca di raffinatezze filmiche sia dal geek con la passione dei supereroi. Di fondo, cari lettori, resta la domanda iniziale: cosa fareste con i vostri superpoteri? Vi accontentereste di giocare a pallone volando tra le nuvole, o dareste sfogo alle vostre pulsioni più oscure per vendicarvi delle ingiustizie subite?

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