Recensione: Cloud Atlas - Il film

Creato il 01 gennaio 2013 da Mik_94
Ciao a tutti e, ufficialmente, BUON ANNO! Come ho fatto a Natale conil post su Frankenweenie(qui), abbino i miei migliori auguri alla recensione di un film che, dal 10 Gennaio, verrà distribuito in Italia dalla Eagle Pictures: il kolossal Cloud Atlas, basato sul romanzo di David Mitchell. Che, in compagnia di questo splendore, il vostro anno possa iniziare al meglio

Non sono un estimatore della fantascienza. Mai stato.   Spesso mi sono ritrovato a provare la noia e il disagio più immenso dinanzi a titoli di tal genere da recensire, ben consapevole di poter urtare con le mie impressioni da profano i gusti dei veri intenditori e di poter offrire solo tiepidi e parziali consigli al riguardo, a causa, questo, della mia consueta insofferenza dinanzi ad alieni blu, pianeti remoti da salvare o colonizzare, e disastri nucleari da sventare. I catastrofici polpettoni diretti da Emmerich, Avatar, Indipendence Day oSegnali dal futuro sono ai confini del mio orizzonte conoscitivo. Io mi limito ad E.T, ecco. Al di là dei film per famiglie e delle due ore di durata la mia pazienza fa cilecca. Mi alzo, spengo la TV e lascio che un aspirante qualsiasi di Bruce Willis salvi l'universo intero lontano dai miei sbadigli. Che cos'è, quindi, Cloud Atlas? Uno degli arrivi cinematografici che, nonostante tutto, attendevo con maggiore ansia per questo nuovo 2013. Il ritorno dietro la macchina da presa della coppia di registi dalle cui menti geniali sono nati i labirinti ultra visionari della trilogia di Matrix, le cui strade, per questo film, si sono incrociate con quelle del regista di Profumo e Lola corre. Uno straordinario bestseller divenuto film. La meraviglia, lunga 172 minuti, che, a notte inoltrata e con gli occhi umidi di pura commozione, mi ha trascinato alla scrivania, con una penna in mano, un mondo pieno di spettacolari ricordi proprio dietro le palpebre e tante belle cose da dire. Nell'intenso trailer – solo lui lungo cinque minuti – scene a rallenty, astronavi in volo sull'acqua, dimensioni parallele alla Inception, passato, presente e futuro che convivono sotto un unico tetto di nuvole. Se non era fantascienza quella...C'era, però, qualcosa che mi aveva immensamente affascinato. Vedere i volti degli attori più amati riuniti in un'unica pellicola; sentire, in sottofondo, una colonna sonora da pelle d'oca; scorgere, in un oceano di scene travolgenti, i brandelli di una storia distopica incredibilmente rappresentata, con grandi nomi a dare vita agli amori impossibili e alle sfide di storie come quelle di Matchede Delirium. Il trailer mi ipnotizzava come il pendolo di un illusionista, ma, come ogni pubblicità, era pur sempre un insieme delle scene più coinvolgenti e dei momenti più emozionanti. Il film vero e proprio avrebbe retto il confronto? Sarebbe riuscito nell'impresa impossibile di non annoiarmi? Quando mi si è presentata l'occasione di vederlo, ho strabuzzato gli occhi dinanzi alle quasi tre ore di durata. Il primo pensiero: suddividerlo in varie parti; sorbirmene un'oretta al giorno come si fa con la puntate di una telenovelas brasiliana. Niente da fare. Come è partito, non ci sono stati Santi in grado si schiodarmi dalla mia poltrona. La magia aveva avuto inizio. Il pendolo dell'ipnotista mi aveva già portata in un altro mondo, in altre vite. Non ho staccato gli occhi dallo schermo per paura di perdermi un solo attimo di quello splendore; le unghie conficcate nei braccioli della sedia e le labbra ad augurare silenziosamente ai tanti protagonisti nuovi baci, nuovi incontri, nuovi riavvicinamenti. A pregarli di stare lontano dai pericoli che, di epoca in epoca, li braccavano. Storie tanto intricate hanno stretto un cappio attorno a me e, senza nemmeno volerlo, ero diventato parte di quella superba sinfonia di esistenze, fatta di momenti tesi e coinvolgenti, di briosi e fugaci attimi di gioia, di addii e incontri che cambiano eternamente la vita. Nemmeno l'ombra di confusione, solo un grande coinvolgimento emotivo e spirituale che diventa una morsa e un abbraccio concreto ogni minuto che passa. Le storie essenzialmente sono sei. Una ambientata su un veliero dell'800; una nell'Europa di inizio novecento; una nell'America degli anni settanta, una nella Londra dei giorni nostri; una in uno scioccante futuro distopico; un'altra in un'epoca lontanissima in cui la Terra è morta e i pochi sopravvissuti vivono allo stato ferino, come un branco di uomini primitivi. Epoche distanti, temi diversi, attori grandiosi e impegnati in un milione di ruoli diversi, un unico e grande nodo di fondo. Cosa unirà mai: un nobiluomo in lotta per l'abolizione della schiavitù (Jim Sturgess), un musicista omosessuale in cerca della sinfonia perfetta (Ben Whishaw), una coraggiosa reporter che mette a rischio la propria vita per svelare una scomoda verità (Halle Berry), una scalcagnata combriccola di vecchietti in fuga dalla casa di riposo ( a capitanarli Jim Broadbent), la voglia di amore e libertà di una futuristica eroina dagli occhi a mandorla (Doona Bae), il viaggio difficile ed esaltante di un fragile capo tribù in compagnia una remota visitatrice (Tom Hanks)? Innanzitutto, il fatto che, per la prima volta da quando ne ho memoria, a dare i volti a tanti personaggi sia sempre la medesima, grandiosa squadra di interpreti - in parti che li vogliono prima orientali, poi occidentali; prima donne, poi uomini; prima eroi, poi antagonisti. Grazie a costumi curatissimi e a truccatori dalle mani miracolose, sono davvero irriconoscibili e scoprire nei titoli di coda le loro impressionanti trasformazioni diverte e sorprende. Prendiamo il caratterista Hugo Weaving (V per Vendetta), per esempio: in un episodio è un pomposo aristocratico, in un altro uno spietato killer, in un altro un agente segreto del futuro e un diavolo tentatore, in un altro ancora.. una dispettosa e severa infermiera alla Misery non deve morire! Come sempre, uno strepitoso super cattivo!Insieme a lui, il ritorno di Tom Hanks, Jim Broadbent e Halle Berry – finalmente in ruoli che rispecchiano la loro immensa bravura – , un inedito Hugh Grant e la conferma di due giovani stelle, che spiccano notevolmente nonostante siano attorniate da un cast di tutto rispetto: Jim Sturgess e Ben Whishaw. Due attori britannici che, personalmente, adoro. Il primo, sorprendente cantante in Across the universe e perfetto Dexter in One Day, si trasforma all'occorrenza in un romantico ribelle dagli occhi da orientale; l'altro, rivisto recentemente in SkyFall, con il suo viso e il suo fare d'altri tempi, veste i panni di un “poeta” ambiguo e maledetto. Ma, ad unire ancora i numerosi episodi che compongono questa pittoresca matriosca, è l'amore. La chiave del caos, la risposta a tante domande, l'ordine dietro tante coincidenze, la soluzione dell'equazione, la forza della natura che “move il sole e l'altre stelle”. Nulla di più potente, ovvio e semplice. E, francamente, non ho mai assistito a un modo più originale, poetico e spettacolare di tornare a parlarne.Non mi hanno colpito più di tanto, quindi, gli effetti speciali utilizzati (d'altronde anche Il signore degli anelli, che ha più di dieci anni, ne ha di meravigliosi!), ma l'assurda e geniale alchimia che lega generi cinematografici così diversi e il vibrante messaggio di fondo. Da vedere e rivedere. Ancora, ancora e ancora. Possibilmente, almeno una volta in lingua originale. Molti degli attori, di madre lingua inglese, hanno un accento che personalmente trovo adorabile! Non vedevo un film così intenso e bello da secoli. A ripensarci, mi manca ancora il fiato. La forza cosmica che lega noi e il mondo fatta film. Una soave armonia di misteriose stramberie. La nuova dimensione dell'amore.. la più bella.


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