Hazel è una sedicenne con un tumore ai polmoni, temporaneamente bloccato dal Palanxifor, un farmaco fittizio che le concede del tempo in più per continuare a stare con i suoi genitori, continuare a respirare, camminare, parlare e
Una miscela di malinconia e dolcezza, un romanzo al tempo stesso filosofico e divertente. Green mette in scena il vero amore... ed è più romantico di un tramonto sulla spiaggia.- New York Times -
Trama:
L'autore:John Green è nato nel 1977. È cresciuto in Florida e in Alabama, dove ha frequentato una scuola non molto diversa da Culver Creek, e oggi vive a Indianapolis. Cercando Alaska è stato il suo primo romanzo e negli Stati Uniti ha vinto numerosi premi come miglior libro per Young Adults. Nel 2013 diventerà un film della Paramount Pictures scritto e diretto da Josh Schwartz, il creatore di The O.C. Rizzoli ha pubblicato anche Teorema Catherine e Città di carta.Contatti: YouTube, Sito web, Twitter, Facebook
Recensione:
Ho rimandato a lungo la recensione di Colpa delle stelle, fondamentalmente perchè sono un codardo e mi suggerivo di non provarci nemmeno, di lasciar perdere e semplicemente passare oltre. Trovo sempre più facile parlare di libri che mi hanno deluso o lasciato indifferente che cercare le parole adatte per descrivere la potenza di una lettura come questa. Ho atteso Colpa delle stelle per tanto tempo, lo desideravo già da quando i primi lettori esteri ne iniziavano a tessere le lodi, ho visto crescere la sua fama, quando quest'ultima fatica di John Green si imponeva oltreoceano come un vero e proprio caso editoriale. Poi è arrivato in Italia, tra le mie mani trepidanti, ed è successo l'inevitabile.Mi è esploso addosso.Mi ha distrutto.Mi ha frantumato in mille pezzi. L'obbiettivo di ogni scrittore e, di conseguenza, di ogni libro è quello di raccontare una bella storia, pescando dal mucchio di cui il mondo e la fantasia umana sono ripieni. Una bella storia, però, per quanto ben concepita, rischia di essere solo un temporaneo divertissement fine a se stesso se non è in grado di offrire un fornito emporio di emozioni e un sovrapporsi di letture differenti. Per farla semplice, perchè i classici sono tali? Perchè i loro autori sono riusciti a creare delle storie meravigliose, capaci di parlare ai lettori di ogni tempo, rivelando per ognuno di essi delle sfaccettature e un sovrapporsi di livelli narrativi più o meno visibili, profondi e difficili da acciuffare a seconda della sensibilità del destinatario.
Sono caratteri, questi, ritrovabili anche nella letteratura contemporanea, in quei libri e in quegli autori che non si lasciano dimenticare con l'ultima pagina. Colpa delle stelle è assolutamente uno di questi e, seppur classificato tra i romanzi per ragazzi - credo solo perchè i protagonisti sono due adolescenti -, è un libro universale. Non solo per l'innata capacità di parlare ai lettori di ogni età, ma proprio per tematiche e contenuti, che lo rendono molto più della solita, banale e spesso melensa storia sul cancro, nonostante la copertina italiana di Sparksiana memoria.
L'incontro con l'affascinante e carismatico Augustus, reduce da un cancro che lo ha privato di una gamba, sarà fatale, perchè la costringerà a rimettersi in gioco, ad uscire dalla routine casa-gruppo di supporto-casa, a cercare di rimettere insieme i pezzi della sua vita per inseguire un mondo che, dopo tutto il tempo passato tra ospedali, medici e improbabili cure, sembra averla gettata via come un giocattolo rotto.
I libri sul cancro fanno schifo.
La penna di John Green traccia una storia sull'ineluttabilità del dolore e della morte, e lo fa con un preciso scopo: creare un inno alla vita stessa, percorsa da quelle domande fondamentali e senza risposta, che, come un filo rosso, legano le esistenze dei due giovani protagonisti ad ogni altra esistenza umana. Hazel, che si sente una bomba sempre a rischio di esplosione e ha paura di ferire tutti coloro che le stanno attorno, incarna l’ umanità nella sua tragicomica condizione: portata alla vita per un limitato ed ignoto lasso di tempo e costretta ad accettarne la fine e la caduta nell'oblio che essa comporta. Augustus, con la sua esuberanza, il suo eroismo, la voglia di lasciare un segno, e il controllo che cerca di esercitare sulla sua esistenza come su quelle sigarette mai accese, è la gioia di vivere ogni piccolo atroce attimo, la capacità di stupirsi dinanzi al grande spettacolo di questo imperscrutabile universo, la voglia di inseguire i propri sogni anche quando il mondo è tutt'altro che ufficio esaudimento desideri
I miei pensieri sono stelle che non riesco a far convergere in costellazioni.Colpa delle stelle è un libro che si muove molto per citazioni e metafore, a partire dai due protagonisti. Ho condiviso la stanza d’ospedale con degli adolescenti malati di cancro e posso dire che, pur cercando di non far mai trasparire, specialmente dinanzi ai genitori, la loro disperazione, pur mostrando sempre un sorriso che mascherasse i loro reali turbamenti, pochi di essi si sarebbero prestati a brillanti conversazioni filosofiche. I verosimili Hazel e Augustus, come mostrato precedentemente, sono chiaramente delle metafore, e vanno dunque estrapolati dalla loro età. I dubbi che ossessionano Hazel circa il Marchese dei Tulipani e la vita della madre di Anna in seguito alla morte della figlia, rappresentano, tramite, appunto, una metafora meta-letteraria, i suoi dubbi - e i dubbi di ogni uomo - circa l’esistenza di Dio e le preoccupazioni per il futuro di sua madre una volta che il Palanxifor avrà cessato il suo effetto. Un altro esempio della genialità che pervade l’intero romanzo sta nella meravigliosa descrizione di Amsterdam, di cui ci viene subito fatta notare l’acqua da cui è circondata, l’acqua che ha aiutato il fiorire della città e che, in caso di straripamento, si trasforma in un elemento pericoloso e negativo, in riferimento quindi al liquido nei polmoni di Hazel: l’acqua è per lei, come per tutti, fonte di vita e, adesso, è causa della sua morte. SPOILER! Emblematico dell’intero romanzo è, invece, il bacio che i due ragazzi si scambiano per la prima volta nella casa di Anna Frank, ovvero, la vita nonostante il dolore, la vita nonostante tutto.
Shakespeare non si è mai sbagliato tanto come quando fece dire a Cassio "La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle / ma in noi stessi." Facile a dirsi quando si è un romano patrizio (o Shakespeare!), ma c'è invece colpa in abbondanza da trovare nelle nostre stelle.
E' un libro, è la vita: ha il sapore salato delle lacrime e rimbomba del suono fragoroso di una risata.
Mi hai regalato un per sempre dentro un numero finito, e di questo ti sono grata.
Consigliato? No, imperdibile.
Voto: