Recensione “Come il vento tra i capelli” di Lorenza Bernardi

Creato il 24 aprile 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Gabriella Parisi Autore: Lorenza Bernardi Titolo: Come il vento tra i capelli Casa Editrice: Piemme Collana: Freeway pagine: 210 Prezzo: € 15,00 brossura; € 6,99 e-book Data pubblicazione: 22 gennaio 2013 Trama: Siamo all'inizio degli Anni Quaranta: Alix (una ragazzina ricca e un po' viziata) viene spedita dal padre vedovo a passare l'estate in Provenza dalla sua originale sorella, creatrice di profumi. La ragazza scopre un mondo di libertà e affascinante sensualità, fino a innamorarsi perdutamente di Mathieu, il figlio del giardiniere. Un amore dolce e romantico che viene però interrotto dallo scoppiare della seconda guerra mondiale e dalla partenza per il fronte del ragazzo. I due vivranno separati finché il caso, o forse il destino, li farà ritrovare...
RECENSIONE Sono una persona olfattiva: fra i miei sensi è l'odorato quello più sviluppato, ragion per cui sono rimasta subito intrappolata nella trama di questo romanzo delicato ma ricco di stimoli sensoriali. Un odore è il primo indizio che risveglia un ricordo e Come il vento tra i capelli è un romanzo di ricordi, di evocazioni che partono dall'olfatto per risvegliare tutti gli altri sensi, perché gli odori hanno un colore, un suono, un sapore e talvolta si possono anche percepire col tatto.
Fu investita da un’ondata di profumo, come un’essenza di mille fiori. Realizzò allora che la fragranza che impregnava la casa proveniva proprio da lì: era quello il fulcro dell’emissione odorosa.
Mathieu Morin è un vecchio stanco, disilluso dalla vita. È stato un fantino ― ormai è in pensione ― e ha vissuto in Spagna fin da ragazzino, nel 1940, quando i tedeschi hanno invaso la Francia. Prima abitava a Clocher-sur-mer, un piccolissimo paesino della Provenza, vicino a Nizza, dove suo padre era lo stalliere e sua madre la governante nella villa della contessa Yvonne Chamboissier. Ormai nulla resta più del paese della sua infanzia e della villa in cui ha vissuto i primi anni spensierati dell'adolescenza, prima che si pensasse alla guerra, prima di venire a contatto con la dura realtà della vita. Clocher-sur-mer è stato raso al suolo da un bombardamento nel 1943. Non resta più nulla, tranne i ricordi e il fantasma di una bicicletta dal manubrio storto.
«Bicicletta da uomo Touring del 1934, con freni a bacchetta, faro Bosch, oliatori sui mozzi, cerchi in legno. Base d’asta: mille franchi.»
Nel 1999 Mathieu è a Parigi e scopre che una bicicletta, non una qualunque ma quella bicicletta, la sua bicicletta, verrà venduta a un'asta. Mathieu partecipa all'asta: vuole aggiudicarsela a qualunque costo, nel tentativo di ritrovare un pezzo di quella vita, di quelle speranze che gli sono ormai sfuggite di mano da molto tempo. Purtroppo c'è qualcuno altrettanto ostinato ad acquistare la bicicletta e Mathieu la perde.
Nonostante la fama, il talento, nonostante gli anni trascorsi alla ribalta come uno dei più grandi fantini al mondo, nonostante le donne bellissime che aveva avuto, nonostante tutto quanto, la verità era che era stato battuto dalla vita. E aveva perso. In fin dei conti era solo una bicicletta, l’aveva detto anche il signor Beauregard, no?
Va a consolarsi da Aurélien, il fratello più giovane di lui di sei anni che, al contrario di Mathieu ha vissuto una vita soddisfacente, come critico d'arte, con una famiglia e dei figli. Ma Aurélien sa quanto quella bicicletta fosse importante per Mathieu.

Henri Matisse. Due figure sdraiate con panorama, 1921

Ci ritroviamo così catapultati nell'estate del 1938, l'estate più importante nella vita di Mathieu, quell'estate in cui conobbe Alix, la nipote della contessa Yvonne, l'estate sfrenata di due ragazzini spensierati (tre se si conta il piccolo Aurélien), un'estate carica di avventure, colori, sapori, ma soprattutto odori. Perché Yvonne, donna stravagante per i suoi tempi, una donna indipendente che non bada alle convenzioni dell'alta società che la vorrebbero moglie e madre ― Alix ne sa qualcosa, dal momento che frequenta a Parigi una scuola per signorine per bene, dove non si impara nient'altro che a essere delle brave mogli ―, crea i suoi profumi e li vende ai profumieri di Grasse. In quell'estate del 1938 inizia la piccola Alix e Mathieu (che lei chiama Bastien) all'arte della profumeria tanto che, alla fine della stagione, la ragazzina creerà un profumo che chiamerà Etedoré, estate dorata, per ricordare sempre la magia della Provenza, nell'attesa dell'estate successiva.
«Sono le formule di tutti gli esperimenti che ho fatto per inventare fragranze. Saranno… vediamo… almeno duemila.» «Duemila?!» «E tutte, sottolineo tutte, sono legate ai miei ricordi d’infanzia. Ho sempre cercato di ricreare la stessa felicità che provavo allora, quando ero una bambina spensierata.» Ripose i fogli e si sedette di nuovo sul divano. Tirò un lungo sospiro. «Mi piace creare profumi, mi piace creare magie odorose che toccano le corde più profonde delle mie emozioni, mi piace racchiudere in una boccetta i ricordi migliori.»
Ma la vita, si sa, non segue un percorso dritto: a volte devia, a volte è travolta da eventi esterni, che non dipendono dalla volontà. Dopo un intero anno di lettere fra Alix e Mathieu, i due ragazzini dovranno rinunciare a vedersi nell'estate del 1939 e poi dovranno fare i conti con Jean-Simon, il padre di Alix che non riterrà Mathieu all'altezza di sua figlia e farà di tutto per tenerli separati, nonostante i continui incoraggiamenti di Yvonne. Alix e Mathieu hanno ormai sedici anni e fra loro è sbocciato un sentimento molto più profondo. Il profumo Etedorè si è modificato, non ha più solo note fanciullesche, ma anche note di tenerezza e di passione.

Studio di Matisse, Hotel Regina, Nice, 1941

Questo romanzo ci trascina nel turbine degli eventi nostro malgrado, con la delicatezza caratteristica della nostalgia, alternata a sferzate potenti di colori e odori che evocano i nostri stessi ricordi di estati spensierate, in cui la vita non ci aveva travolto né privati della gioia di vivere. Tutta l'aggettivazione utilizzata per le descrizioni è olfattiva: si percepisce con tutti i sensi, ma è l'odorato il più stimolato, sebbene si fonda ripetutamente con le note delle canzoni ascoltate da Yvonne, con il rumore della risacca del mare e con le immagini di colori brillanti e di luce dell'estate provenzale. Non a caso, nel romanzo compare un pittore che rende perfettamente queste sensazioni con le sue pennellate vigorose e i suoi colori accesi: Henri Matisse.

Festval of Flowers, Henri Matisse, 1923

Il rapporto fra Mathieu e il fratello Aurélien è commovente, un legame inalterato dagli anni e dalle vicissitudini. La bicicletta dal manubrio storto ― un oggetto piuttosto bizzarro da trovare a un'asta ― è un simbolo, un talismano, un filo conduttore che stimola la nostra curiosità. Ho notato alcune somiglianze di questo romanzo con Il gusto proibito dello zenzero di Jamie Ford. In entrambi i romanzi i due protagonisti si innamorano da adolescenti ― un sentimento tenero e profondo, fortemente contrastato ― e vengono separati dalla guerra, nonostante l'ambientazione sia totalmente diversa. In tutt’e due le storie i due ragazzi danno origine a una fase epistolare del romanzo e, in ambedue i casi, ritroviamo il protagonista maschile ormai anziano, in una fase difficile della sua vita.

Henri Matisse - Vista de Collioure, 1905

I capitoli dispari si affastellano descrivendo tramite un narratore esterno una sola giornata, il 15 ottobre 1999, quelli pari raccontano di Clocher-sur-mer e sono collegati ciascuno a una fragranza, una "nota", prima di testa, poi di cuore e infine di fondo. Proprio per questo, nel tornare ai capitoli dispari, ambientati a Parigi, percepiamo il contrasto con quelli 'provenzali'; avvertiamo la loro aria grigia e l'odore di città di fine XX secolo, con una nota malinconica da cui sembra che tutti i profumi, perfino quelli dei ricordi, debbano essere banditi. Una storia delicata che, pur tuttavia, investe violentemente tutti i sensi, perché i ricordi, anche quelli più carezzevoli, arrivano ad aggredire la nostra memoria insistenti e prorompenti. L'AUTRICE Lorenza Bernardi è nata a Ferrara e vive a Milano da quindici anni con il marito e i figli. Dopo aver lavorato all'interno di due importanti case editrici italiane (è stata per sei anni a capo del progetto Geronimo Stilton), è ora sceneggiatrice di cartoni animati e autrice di libri per ragazzi.

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