Recensione: "Crank" di Ellen Hopkins

Creato il 01 luglio 2011 da Lauragiussani
Titolo: Crank
Autore: Ellen Hopkins
Editore: Fazi (collana Lain)
Data uscita: 28 aprile 2011
Pagine: 400
Prezzo: 16,00 euro
Kristina Georgia Snow è la figlia perfetta: studentessa modello, tranquilla, mai nessun problema. Ma quando parte in viaggio per visitare il padre, Kristina scompare e Bree prende il suo posto. Ma Bree è l’esatto contrario di Kristina: è impavida, strafottente, piena di vita. Poi Bree incontra Adam. È il suo ragazzo dei sogni, tutto muscoli scolpiti e sorrisi smaglianti. Lei s’innamora di lui, com’è ovvio, senza realizzare che quell’amore ne farà a pezzi la vitalità, la giovinezza, l’entusiasmo. Perché sarà lui a presentarle per la prima volta il mostro, crank. E perché quella che inizialmente sembrava una montagna russa di emozioni e di svaghi ben presto si trasformerà nell’inferno della dipendenza e di una totale perdita di controllo. Bree tenterà di trovare una via di scampo, tra mille difficoltà, e la sua sarà una battaglia per recuperare la sua anima e la sua mente: in altri termini, la sua vita. Attraverso le ipnotiche, affascinanti alchimie del verso libero, Ellen Hopkins narra la storia di una dipendenza e una ribellione adolescenziali e delle fragili strategie di una rinascita.

RECENSIONE: Ellen Hopkins reinventa il modo di scrivere dando vita a un romanzo il cui stile, elettrizzante e insofferente agli schemi, accompagna il lettore in una storia che racconta di una caduta nel precipizio – spesso senza fine – della tossicodipendenza.(Attenzione: Spoiler!)


Libro davvero particolare. Insolito, questo sicuramente. Seguo con interesse le uscite della collana Lain della Fazi editore, romanzi spesso Young Adult dal taglio Urban Fantasy, come ultimamente va molto di moda. Crank, in questo senso, si discosta notevolmente. E’ sicuramente un romanzo caratterizzato da personaggi in piena adolescenza, questo sì. Ma invece di concentrarsi su demoni leggendari, licantropi e vampiri, le pagine del romanzo di Ellen Hopkins propongono al lettore un altro tipo di mostro. Un mostro vero, spesso in mezzo a noi: la tossicodipendenza. Crank si propone infatti come “cronaca di una dipendenza”. Al centro della vicenda troviamo Kristina, adolescente ormai a pochi passi dall’età adulta. Una brava ragazza, con ottimi voti a scuola e due genitori divorziati. E’ durante una delle vacanze passate con il padre che Kristina avverte per la prima volta la presenza di Bree. Ma chi è Bree? Bree è l’altra faccia di quella Kristina che non osa, che si attiene alle regole. Bree è quella parte di lei a lungo sopita, bramosa di prendere possesso sulle sue azioni, sui suoi pensieri, sui suoi desideri. Bree non conosce timidezza o pudore. O più semplicemente, Bree non conosce limiti. Complice il soggiorno a casa di un padre che fa uso di droghe e l’incontro con un giovane e attraente ragazzo di nome Adam, anch’esso incline allo stesso “vizio”, Kristina finisce per farsi da parte mentre Bree prende il sopravvento. Qualche tempo dopo la ragazza torna a casa e quello che poteva sembrare un isolato “periodo da sballo” risulta invece solo l’inizio di un lento, inarrestabile degrado, verso una schiavitù che sembra non avere via d’uscita. A colpirmi di questo romanzo non è stato solo il contenuto, ma anche il modo in cui è scritto. Dalla scelta delle parole all’impostazione delle singole pagine. Sarò sincera, quando ho sfogliato distrattamente il libro e ho visto che era in realtà una raccolta di pagine dall’aria a sé stante, ognuna impaginata più o meno come una poesia, sono rimasta piuttosto perplessa. Titubante, direi. Con le aspettative pronte ad essere seppellite sotto pesanti strati di noia. E invece, già dopo poche pagine, ogni dubbio si è dissolto e non ho potuto fare a meno di ammirare l’ingegno di questa autrice, capace di procedere spedita in un racconto utilizzando forme e strutture assolutamente nuove e originali. Ogni pagina è legata alla successiva e impone quasi un ritmo calzante alla narrazione stessa. L’impaginazione del testo cambia di continuo, sfrutta gli spazi, li lascia scoperti, gioca con la geometria delle parole, con il perimetro delle frasi e l’area di piccoli, mirati paragrafi. Spesso il testo è disposto in modo tale da dare molteplici possibilità di lettura: non è raro che singole parole vengano evidenziate su un lato della pagina, e alla classica lettura orizzontale si può contrapporre anche un veloce sguardo verticale che si focalizza sui termini cruciali del racconto. Non ci sono giri di parole, la Hopkins lascia il lettore a bocca a parte con singoli vocaboli, che da soli hanno il potere di lasciare dietro di sé una precisa emozione, dalla sorpresa allo sconcerto più totale. Come dicevo, l’impaginazione cambia di continuo e sembra in qualche modo seguire l’evolversi della trama. Il mondo di Crank è un mondo stravolto, contro le regole, contro ogni logica. E allo stesso modo, il testo si rifiuta di essere ingabbiato nelle classiche righe, disposte ordinatamente e controllate da margini precisi. Il nero su bianco si impreziosisce di nuove strutture, esce dagli schemi a volte in modo quasi delirante. Così come la sua protagonista. Oltre all’insolita impaginazione vi è poi uno stile di tutto rispetto. Accattivante e diretto, fa breccia tra i pensieri del lettore suscitando emozioni forti, coinvolgenti. La Hopkins abbandona le solite costruzioni e propende per frasi in cui mescola gli aggettivi più disparati, gioca su metafore e similitudini che invece di suonare bizzarre rendono chiaro - e indelebile – anche il più piccolo e all’apparenza insignificante passaggio. Davvero, se dovessi citare questo libro avrei solo l’imbarazzo della scelta. Le pagine traboccano di costruzioni singolari e affascinanti, che possono prendere vita solo da una penna veramente capace. Il tema trattato, inutile ripetersi, è indiscutibilmente serio. Alla tossicodipendenza si affiancano poi tutta una serie di questioni non meno importanti. Non sto qui ad elencarle, vi svelerei buona parte del libro, che invece deve essere per ogni lettore un percorso verso l’ignoto, per essere compreso appieno. Vi dico solo che ci sono passaggi crudi, dalle tinte sicuramente forti. Temi che possono urtare la sensibilità dei lettori più impressionabili, soprattutto perché Ellen Hopkins non tende a indorare la pillola, ma al contrario descrive lo sfacelo in cui precipita la vita di Kristina nel modo più duro e graffiante possibile. Non cerca di parafrasare situazioni degradanti o indelicate, non vi è l’ombra di alcun volo pindarico volto ad accennare fatti che poi vengono lasciati all’immaginazione del lettore. L’autrice dice tutto quello che c’è da dire, senza peli sulla lingua. Usa le parole come dardi per inchiodare gli occhi del lettore sulla pagina, trascinandolo in un vortice che si placherà solo al termine della lettura. Una lettura molto veloce, mi viene da aggiungere, poiché spesso l’inchiostro versato su una singola pagina è praticamente ridotto ai minimi termini, e ci si ritrova così a sfogliare il libro a una velocità superiore rispetto a una qualsiasi altra lettura. Le quattrocento e passa pagine si dissolvo quindi nell’arco di due o tre ore, volendo. Ho trovato questo libro splendido forse anche perché molto sentito. Non nascondo di aver letto la nota dell’autrice prima di inoltrarmi nella lettura del romanzo, ma credo – se anche non l’avessi fatto – avrei comunque avvertito del vero in quelle parole. E’ un coinvolgimento sentito, palesemente voluto. Ellen Hopkins è allo stesso tempo autrice del libro e madre di Kristina/Bree (anche se suppongo che, nella realtà, la figlia abbia un altro nome). Non è una storia di pura invenzione, bensì il mosaico di una vicenda reale che l’ha toccata molto da vicino. E che evidentemente ha lasciato un segno, un segno profondo. Perché non credo che altrimenti sarebbe stata capace di dare vita a un racconto tanto sentito, che trasuda dolore, incoscienza, disillusione e verità. In conclusione, quattro stelline pienamente meritate per quest’autrice che ha saputo – tanto di cappello – proporre qualcosa di assolutamente nuovo. Un libro che “spezza” la lunga serie delle solite letture. Quel libro che ci vuole, una volta ogni tanto, ma non sempre perché finirebbe per annoiare o risultare banale. Crank è seguito a ruota da “Glass” e “Fallout”, titoli che spero verranno pubblicati in Italia prossimamente e che leggerò senz’altro con piacere. Ultimo consiglio, perché so che davanti a quanto detto sull’impaginazione molti faranno un passo indietro, probabilmente soggetti agli stessi dubbi che nutrivo io nella fase pre-lettura. Datemi retta, non fatelo. Non è una raccolta di poesie, è un racconto vero e proprio, semplicemente scritto in modo elettrizzante. Non ne resterete delusi!  Citazioni: Potete trovare un assaggio del romanzo in questo post, dove ho ripreso a titolo di citazione cinque diverse pagine (cercando di mantenere inalterata anche la disposizione del testo). Mappalibro: "Crank" è inserito nella lista dei libri mappati sul blog Sfogliando,  con due segnaposti, al numero 32 in elenco.

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