Autore: Stefano Pastor
Genere: Horror
ISBN: 978-8-897-27702-6
Prezzo: 19€
Numero pagine: 338
Salve, scrittevoli lettori, qui è il vostro Ewan con una nuova recensione tutta per voi. Abbandoniamo il fantasy per un attimo e spostiamoci su un territorio che considero un po’ la mia madrepatria: l’horror soprannaturale.
Creature di Stefano Pastor è una raccolta di quattro novelle a tema horror. Pubblicato nel 2010, non è la prima escursione dell’autore nel genere, né è stata l’ultima. Ed è un bene, perché, a mio avviso, Stefano Pastor è uno di quegli autori in grado di ridarti speranza nell’abbastanza deludente panorama letterario italiano. Direi un autore da tenere d’occhio, se non fosse che Pastor, classe 1958, ha già sul groppone un buon numero di libri pubblicati.
Ma, sapete che vi dico? Tenetelo d’occhio lo stesso, perché ne vale davvero la pena. Volete sapere perché? Seguitemi dopo il salto.
Le quattro creature
I quattro racconti lunghi raccolti in Creature sono in grado di levarti il sonno. E non è la solita frase fatta da recensione-leccata, è un dato oggettivo: Creature è uno di quei libri che devi obbligarti a posare, altrimenti, a furia dirti “Ancora una pagina, ancora un’altra”, va a finire che passi la notte in bianco.
Non c’è un filo conduttore ben preciso che leghi le quattro creature di Pastor. Anzi, sono dei racconti horror abbastanza classici, dove con “classico” non intendo assolutamente “infarcito di cliché”. In parallelo alla solidità dell’impianto, infatti, ho riscontrato un’enorme fantasia e creatività nelle premesse e nello sviluppo delle storie stesse. E lo dico da lettore horrorofago.
Macello è la novella d’apertura. Racconta di un ragazzo che, cercando di fare luce sugli omicidi di alcune donne (tra cui quello di sua zia), si ritrova a lavorare in un mattatoio abbastanza particolare, in cui poche cose sono quello che sembrano. È una buona storia, che si lascia leggere senza protestare, ma non è certamente quella che definirei un’apertura col botto: per il lettore avvezzo all’horror non c’è niente di nuovo sotto il sole.
E il botto arriva con Palme, il racconto numero due, che è qualcosa di meraviglioso. Protagonista una donna, acida e insopportabile zitella, vittima di allucinazioni e vuoti di memoria che la conducono in una zona della città in cui un tempo sorgeva un vero e proprio quartiere operaio ormai abbandonato attorno a una vecchia fabbrica di cibo per animali. Proprio lì scoprirà qualcosa di inimmaginabile sul ciò che causa le sue visioni… e anche sul suo gatto.
Ora, io ho letto molta narrativa horror e ci sono davvero poche storie che riescono a sorprendermi. Questa in alcuni punti mi ha fatto esplodere la testa. Sul serio, siamo in zona Stephen King (e detto da me è il massimo onore tributabile a uno scrittore). L’idea su cui si basa la storia è geniale ed è impreziosita dall’abilità dell’autore di prendere per mano il suo lettore e condurlo per mano, pagina dopo pagina, accompagnandolo mentre il mistero si dipana.
Si prosegue con Il giardino di gesso, che non è bello quanto Palme, ma è carico di un’atmosfera inquietante e surreale. È la storia di una giovane ragazza asiatica impiantata in Italia costretta dalla precaria situazione economica in cui versa la sua famiglia a fare da badante a un vecchio soldato francese cieco, scorbutico e giusto un filino razzista. L’uomo, ovviamente, nasconde un tenebroso segreto che è collegato al giardino di gesso del titolo, ossia un parco appartenente a una vecchia villa padronale in cui sono disposte centinaia di statue di gesso scolpite da uno scultore misterioso, che lentamente stanno soccombendo all’incedere del tempo. E alcune di queste statue hanno un aspetto tutt’altro che rassicurante… Ho trovato un retrogusto vagamente lovecraftiano in questa storia. Oltre alla consueta, e ottima, gestione della suspense.
Infine, l’ultimo racconto, Luce, è la storia di una ragazza che scopre un inquietante segreto su sua sorella. Anche qui, a costo di ripetermi, è da segnalare una trama ben congegnata e una sapiente gestione della tensione narrativa.
In conclusione
Sembra strano sentirmi incensare un autore italiano, eh? È stata una sorpresa anche per me, ma Stefano Pastor se lo merita. Scrive davvero bene, tanto da farti rinunciare a qualche ora di sonno, e la padronanza della tecnica è seconda solo alla grande dose di creatività che si riscontra nelle sue quattro creature.
L’impressione che ho avuto – ed è stata un’impressione assolutamente piacevole – è stata quella di leggere, nonostante l’anagrafe mi smentisca, un ragazzino entusiasta che scrive prima di tutto per divertire sé stesso, e poi per compiacere un pubblico, un editore o per far aderire la sua storia ai canoni del genere letterario che va di moda tra i Grandi Letterati Intellettuali Italici. E si sente che lo scopo di queste quattro novelle non è farsi bello con i wuminghi ma intrattenere, si sente tantissimo.
È vero, ci sono sbavature marginali, come ad esempio l’eccessiva monodimensionalità di alcuni personaggi o qualche sporadica ingenuità stilistica, ma è comunque in secondo piano rispetto all’energia e alla fantasia che stanno dietro ai racconti.
Pertanto, il mio giudizio è positivo. Creature è una bella raccolta che merita senza dubbio una lettura.