Recensione: Dark Heaven - L'abbraccio dell'angelo, di Bianca Leoni Capello
Creato il 12 ottobre 2013 da Mik_94
Ciao a
tutti, amici miei. Ma come state? Ogni tanto, rimanendo fedele alla
promessa che vi ho fatto, riesco a postare qualcosina. Un'altra
settimana di università è andata via e, come la settimanA scorsa,
oggi, vi propongo la recensione di un romanzo che ha viaggiato con
me: il sequel di Dark Heaven (la mia recensione qui), l'urban fantasy
scritto a quattro mani da Flavia Pecorari e Lorenza Stroppa.
Ringraziando la Sperling per avermi dato modo di leggerlo, vi
abbraccio, vi consiglio di recuperare il primo – se siete fan del
genere – e di aspettare con curiosità il terzo. La recensione non
contiene spoiler di nessun tipo. Un bacione a tutti, M.
Iltempo non è una freccia scagliata verso
il futuro, ma una spirale che continua a svolgersi e ad avvolgersi.
Senza mai trovare il suo centro.
Titolo:
Dark Heaven – L'abbraccio dell'angelo
Autrice:
Bianca Leoni Capello
Editore:
Sperling & Kupfer
Numero
di pagine: 350
Prezzo:
€ 16,90
Sinossi:
Dopo essersi rincorsi per molti secoli e per molte vite, Virginia e
Damien si sono finalmente ritrovati. Ora però lui è un angelo
caduto e, in quanto tale, l'amore gli è negato. Per ottenere il
perdono delle più alte sfere celesti e vivere accanto alla ragazza
che ama, Damien è costretto ad affrontare una prova difficilissima:
resistere a una tentazione squisitamente umana. Ma, nel lungo cammino
verso la felicità, gli ostacoli sono sempre in agguato. Le forze del
male infatti minacciano tutto ciò che Damien e Virginia hanno di più
caro. Soprattutto Penny e Francesco, gli amici di sempre...
La recensione
“Voglio
continuare a combattere per lei e a litigare, sentendo ogni volta uno
strappo al cuore. Voglio continuare ad amarla con quell'intensità
selvaggia e disperata che solo lei mi suscita. Lei che è sempre
stata mia, lei che è destinata a me, profondamente ed eternamente.”
L'anno scorso, Dark Heaven – romanzo
d'esordio di due amiche per la pelle, riunite in incognito sotto un
aristocratico e raffinato pseudonimo – aveva rubato, inaspettato e
coinvolgente, i miei ultimi giorni d'estate. Appiccicato allo schermo
del computer, avevo rinunciato all'ultima giornata di sole di
Settembre per salpare, anche se perfettamente seduto sulla mia sedia
girevole, verso mete lontane e allettanti. Flavia e Lorenza – le
allegre e romantiche personalità celate dietro il nome di Bianca
Leoni Capello – mi avevano regalato una storia di cui, ormai, non
ricordo più i singoli dettagli, ma che, all'epoca, mi aveva sorpreso
in positivo, grazie a una scrittura avvolgente e sinuosa e a un
intreccio semplice e ammaliante come un bell'incantesimo; grazie a
una trama sospesa tra passato e presente, salvezza e dannazione,
sensualità e innocenza perduta. Dietro una copertina dall'aria dark
e suadente, bella al pari delle tante che vediamo tra gli scaffali
consacrati all'urban fantasy nelle nostre librerie di fiducia,
brillava chiara una scintilla, alimentata dalla luce riflessa di
astri forse più grandi e, altresì, da una benzina incendiaria
propria solo e soltanto di quell'esordio in particolare. Il tricolore
sventolava in silenzio, tra le righe, e l'essere così
patriotticamente legato alla nostra Italia, allo splendore
malinconico di Venezia e ai ricchi sfarzi della Monreale antica si
era rivelato un pregio introvabile. Ricordo di aver detto che, se
fosse stato un film, Dark Heaven sarebbe
stato un successo garantito, con i suoi scenari mozzafiato, i suoi
bruschi rovesciamenti, i variegati costumi di scena - che andavano
dai comuni jeans a vita bassa ai corsetti ornati di pizzo di un
passato splendente -, le angeliche apparizioni supportate da effetti
speciali d'inchiostro, e gli amori adolescenziali e non... Le
autrici, in particolari la simpatica Lorenza, inviandomi il pdf del
loro primo libro, mi avevano detto, con un sorriso che avevo scorto
nelle loro email, di essere spietatamente sincero: la sincerità
c'era stata, non la spietatezza temuta e cercata al tempo stesso. La
carezza dell'angelo mi era
piaciuto immediatamente, e non c'era stata una sola sbavatura nel
quadro generale a farmi pronunciare la benché minima nota di
biasimo: era carinissimo, ben scritto, veloce, intrigante. Una perfetta
lettura di svago; leggera, ma tutt'altro che impalpabile. Dati questi
presupposti, nonostante il finale appagante e quasi autoconclusivo,
la lettura del seguito non poteva mancarmi. Una copertina sempre
bella, personaggi sempre noti, una struttura sempre collaudata.
Le
sensazioni che L'abbraccio dell'angelo mi
ha suscitato sono diverse, strane. Non negative, ma positive solo in
parte. Rispetto al primo volume, la gestione dei personaggi è
migliore, la prosa è più pulita, i capitoli sono più numerosi, ma
– nonostante le tante e innegabili migliorie apportate, con grande
impegno e umiltà – questo sequel ha una marcia in meno, se
paragonato al suo diretto predecessore. L'ho finito senza neanche
accorgermente, per nulla annoiato o amareggiato, ma, qualora in
maniera analitica e precisa fossi chiamato a soppesare la solidità
dell'intreccio, delle 350 pagine totali prenderei in considerazione
soltanto pochi elementi, concentrati soprattutto nel riuscito e
"crudele" epilogo. La maturità e l'esperienza delle autrici ha
permesso loro di creare personaggi incredibilmente vicini ai lettori
in carne ed ossa, realistici e completi, e sono proprio loro, con
mano ferma e animo traballante tra cielo e abisso, a guidare una
storia meno ispirata ed accativante, a mio parere. Cosa non da poco.
Cosa imprescindibile, quando la sottilissima ed evanescente trama si
regge solo su di loro, che hanno spalle abbastanza larghe e gambe
abbastanza forti per sollevarla un po' più dal suolo. Lorenza e
Flavia, in questo nuovo romanzo, ci parlano di come vivono ora le
loro esistenze mortali ed immortali. Descrivono la loro normalità
presumibilmente ritrovata, i problemi superabili e quelli
insuperabili, le loro vite comuni. C'è realismo e maturità
in ciò, un certo talento nel mantenere viva e costante l'attenzione
con una trama che regala poche, pochissime novità, ma, purtroppo,
anziché raggiungere nuove mete, L'abbraccio dell'angelo fa piccoli passi indietro. Più ancorato alla terra che a un mondo di fantasia,
getta acqua sui suoi tratti tanto ben definiti, un tempo, e il
risultato appare più incerto, insicuro, opaco. Anche se non la
curiosità, pagina dopo pagina, è proprio la componente fantastica a
venire meno. A ricordarci che si tratta di un urban fantasy ci
pensano quella magica cover e qualche elemento sporadico sparso qui e
lì: sentimenti umani, quali la gelosia, l'amore, il desiderio e la
delusione, abbondano; sono quelli che io chiamo effetti
speciali, invece, a non esserci.
L'apparato mitologico è scarso, l'elemento gotico sembra confondersi
involontariamente con i cieli uggiosi e cupi della piovosa Venezia,
le finestre aperte sul passato di uno in particolare dei personaggi
scricchiolano e sono dischiuse con una certa monotonia. I pericolosi
intrighi di corte presso la famiglia Gonzaga, insieme a una storia di
seduzione e proibito che potrebbe ricordare vagamente Boccaccio, non
hanno lo stesso fascino e la stessa attrattiva dei flashback
che, appena l'anno prima,
vedevano al centro le vite passate e tormentate di Damien e Virginia.
Ragionando sempre per metafore cinematografiche, mentre La
carezza dell'angelo era un
piccolo e promettente kolossal, questo nuovo Dark Heaven,
con scenari più ristretti e
strutture che lasciano tanto spazio ai dialoghi e poco all'azione, ha
le caratteristiche di un telefilm: un taglio diverso, visuali
limitate, una trama che aspetta un nuovo episodio ancora per
evolversi in meglio. Questo sequel soffre dei complessi di
inferiorità e delle incertezze proprie di tutti i capitoli intermedi
delle trilogie contemporanee: sintomi noti, non incurabili. Per
fortuna ci pensano i personaggi che già conosciamo a guidarci. Dal
liceo all'università, li ritroviamo ancora. Ci ritroviamo ancora.
Sono tutti sui vent'anni, più maturi dei loro “colleghi”
d'oltreoceano. Per Virginia e Damien ha inizio la convivenza
tanto desiderata: devono spostare i mobili, fare il bucato, cucinare
con risultati disastrosamente comici. Dopo un'eternità giocata a
rincorrersi e a ritrovarsi – anche al buio, anche senza luce – i
nostri due protagonisti si costruiscono con calma e confidenze
reciproche un nuovo presente. Insieme. Sembrano Sandra e Raimondo,
mentre, a letto, battibeccano o mentre, con il lume che li avvolge in
una calda bolla di luce, parlano della loro giornata, delle loro
letture, delle loro fatiche umane e sovrumane. A riposo, come in una
luna di miele mai officializzata, e quasi cullati, nella mia immaginazione, dal brano La
costruzione di un amore - capolavoro musicale di Fossati -, scavano a fondo in nome di ricordi
comuni, lottano contro i demoni della normalità, salvano il loro
amore da gelosie, bugie e altre catastrofi. E Francesco e Penny, loro
migliori amici, seguono le loro orme, incuranti dei pericoli futuri:
perché, si sa, chi va con l'innamorato impara ad innamorarsi. Al
primo avevo dato tre stelline, anche se, ripensandoci adesso, alzerei
leggermente il voto; questo seguito ne merita mezza in meno. E' il
mio strano incentivo; un invito al miglioramento che, sono sicuro, ci
sarà. Flavia e Lorenza lo capiranno.
Il
mio voto: ★★ ½
Il
mio consiglio musicale: Modà – La notte
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