Ecco, questa idea che poi mette in moto tutto l’apparato narrativo è brillante, eccellente, e quando vediamo la sempre magnifica (in ogni senso) Charlize Theron inoltrarsi nei cunicoli del club e convincersi a rifare i conti con quel carnaio che le ha rovinato la vita cominciamo a convincerci che Dark Places sarà un buonissmo film. Sbagliato. Clamorosamnte sbagliato. Le premesse vengono subito disattese, e quel che seguirà sarà un filmaccio grondante inevrosimiglianza e rozzi ed effettistici colpi di scena aggiustati per colpire alle viscere, ma proprio nelle zone basse, lo spettatore. La sceneggiatura le spara grossissime (immagino prendendole pari pari dal libro), non risparmiandoci nemmeno stanismi adolescenti con sacrifici rituali in nome di Satana di povere mucche nei recinti di una qualche farm, poiché l’importante è che il sangue sgorghi e il raccapriccio in platea raggiunga il livello indispensabile. Continui passaggi tra i due piani temporali, l’ieri del pluridelitto e l’oggi dell’indagine, con bambine e bambini di allora che adesso, e son passati mi pare 29 anni!, son sempre nel fiore della gioventù, ma com’è possibile?, non si poteva stare un attimino più attenti? Fino allo scioglimento finale dell’enigma, contortissimo e assurdo, tipico di chi, avendole sparate senza pensarci su per tutto il racconto e avendolo zavorrato di infiniti dettagli e sottotrame e personaggi collaterali, poi non ce la fa a tenere insieme il puzzle e se la cava come può, cioè pessimamente. In spregio a quelle sane regole della costruzione di un thriller per cui, nel momento che vai di torsioni e colpi di scena, devi già sapere dove andare a parare e come incastrare il tutto in un insieme coerente. Please, leggere e rileggere Agatha Christie, e imparare. Ecco, i molti ammiratori della signora Gillian Flynn, autrice del romanzo da cui Dark Places il film deriva, sono serviti. Intendo, coloro che avevano salutato il precedente film tratto da un suo libro, Gone Girl o, se preferite all’italiana, L’amore bugiardo, come un quasi-capolavoro collocandolo nelle loro liste dei migliori dell’anno (cioè dell’anno scorso, il 2014). E io, modestamente, a dire e a scrivere che Gone Girl non stava in piedi, anzi non stava proprio né in cielo né in terra, gonfio com’era di illogicità, semplificazioni, inverosimiglianze, ridicole torsioni (tutta la seconda parte è da buttare, semplicemente). Vedendo Dark Places mi son reso conto di come i difetti siano gli stessi, con la differenza che là c’era David Fincher a coprire col makeup di una regia portentosa lo sciocchezzaio della storia, qui invece una regia non c’è, c’è solo un onesto lavoro di un onesto mestierante che non basta a coprire una trama slabbrata. Resta Charlize Theron, dolente e dura, ma non ce la fa da sola a salvare il film, non può farcela. Tye Sheridan è il fratello da giovane, ed è bravissimo come in The Tree of Life, in Mud, in Joe, ma anche lui poco più fare contro una storia sbagliata. Pessima, purtroppo, Chloë Grace Moretz, esagerata e esagitata. Dov’è finita la promettente ragazzina di Hugo Cabret? Negli ultimi anni ha azzeccato solo un film, Sils Maria, troppo poco, sbagliando questo, Dark Shadows e il remake di Carrie.
Recensione: DARK PLACES parte bene, poi si inabissa. Pessimo
Creato il 26 ottobre 2015 da LuigilocatelliPotrebbero interessarti anche :