Recensione del film Senza Nessuna Pietà di Michele Alhaique

Creato il 12 settembre 2014 da Masedomani @ma_se_domani

“Senza Nessuna Pietà” il film di Michele Alhaique, dopo l’anteprima alla 71° Mostra del Cinema di Venezia arriva nelle sale della Penisola. Con protagonisti Pierfrancesco Favino, Greta Scarano e Claudio Gioè, questa è la storia di un uomo stanco della sua vita, di un nipote insofferente di tutto quell’aiutare lo zio in virtù di una riconoscenza che si trascina da troppo tempo, di un signore che non si sente più a suo agio in mezzo a uomini spocchiosi e violenti che sfruttano la protezione loro accordata dal boss locale.

Annoiato e infastidito l’uomo attraversa le giornate e subisce gli incarichi assegnatigli, in attesa di trovare una soluzione, di cogliere al balzo la scusa giusta per mollare tutto e cambiare vita. Questo tirare a campare subirà un brusco arresto il giorno in cui gli sarà chiesto di intrattenere una giovane escort, in attesa della “gran serata” in cui è richiesta la di lei partecipazione. Come nelle migliori storie tristi e romantiche, che hanno un profumo retrò e strizzano l’occhiolino al cinema d’oltralpe di qualche decade fa, quella notte accadrà di tutto e il nostro (anti)eroe si ritroverà a vivere situazioni inattese in compagnia di variopinti compagni di viaggio.

Pierfrancesco Favino nel film – Photo: courtesy of BIM

Il film del giovane regista merita anche il nostro applauso. Il suo è un esordio ambizioso coronato dalla partecipazione di alcuni dei nostri migliori attori. Favino interpreta un vero orso, un uomo appesantito nel fisico e nell’animo, taciturno, introverso, solitario, con una gran voglia di quiete che però non sa come ottenerla. Mimmo (Favino) è spesso silente, le parole che pronuncia sono poche e taglienti, perfette, nonostante la sceneggiatura non sia scoppiettante e coerente al genere a cui si rifà.

Non si deve attendere molto per capire che stiamo andando incontro a un epilogo che, nel migliori dei casi, sarà sulla falsa riga di “Carlito’s Way”, non comprendiamo quindi perché nessuno abbia voluto dedicare battute all’evoluzione dei protagonisti, un piccolo gruppo di personaggi che si seguono, inseguono, amano e odiano in un balletto che dura un paio di ore. Si propende, invece, per far girare in tondo tutti, in attesa che il tempo scorra e si possa chiudere la partita come da manuale. E questa è un’occasione sprecata: la storia è buona, l’ambiente è verosimile, il cast è ottimo, e il pubblico è solo in attesa di godersi il nuovo spettacolo dei suoi beniamini, andato in scena solo qualche giorno prima al più famoso Lido della Penisola e ora in trasferta al prestigioso TIFF.

Pierfrancesco Favino e Greta Scarano nel film – Photo: Courtesy of BIM

Nonostante i suoi difettucci, come anticipato qualche riga sopra, questo film è un esordio che ci piace perché Favino fa del suo meglio per riempire tutti i vuoti che si vengono a creare; perché è l’ennesima conferma che in questo 2014 vi sia del fermento nel cinema italiano; e perché, tutto sommato, questa minestrina aveva i presupposti per divenire un nobile e prelibato consommé. Un film non perfetto ma piacevole, quindi mi fermo qui e non infierirò senza nessuna pietà sulla pellicola.

Vissia Menza


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