Pubblicato da Valentina Coluccelli
RECENSIONE È sorprendente come questa saga riesca al contempo a stancare eppure a lasciare sempre il desiderio di leggere il volume successivo; a deludere e – a tratti – persino annoiare, eppure anche a stupire e intrattenere. Forse accade perché accosta ai soliti, ripetuti, quasi insopportabili e a quanto pare insuperabili limiti che la caratterizzano dal primo volume, inaspettati e notevoli miglioramenti in ogni libro Parliamo subito dei limiti? Giusto per toglierci il sassolino. Ce ne sono di “accettabili”, come il fatto che ogni libro abbracci un arco di tempo limitatissimo: ogni volta 400 pagine per raccontare una manciata di giorni (nel caso di Destined, non più di cinque o sei). Il che fa ben comprendere come le due autrici avessero inizialmente elaborato un progetto di 15 libri per la House of Night – almeno da voci di corridoio in rete –, ora “ridimensionato” a 12 volumi regolari, cui però vanno aggiunti 4 novelle monografiche, una Guida Ufficiale e il compendio sulla religione, il folkrore e la mitologia nella saga (Nyx in the House of Night). E proprio nell’ambito mistico emerge un altro limite minore (tralasciando di sottolineare il sempre confuso sincretismo religioso proposto, in questo libro maggiormente contenuto). Il rituale con l’evocazione dei cinque elementi è stato descritto un numero indefinito e atterrente di volte; e poco importa che ora le due autrici cerchino di limitarne la frequenza e ne propongano sempre una versione up gradata (perdonate l’italianizzazione del termine), perché ormai questi brani risultano estremamente noiosi, visto li si conosce a memoria, e spesso contengono passaggi di un patetico stucchevole. Ma lentezza, patetismo e ripetitività sono poi un incidente davvero piccolo nel percorso narrativo se confrontati con l’inquietante distorsione della sfera sentimentale e sessuale che le Cast paiono impegnarsi a ideare, dimenticando forse di rivolgersi a un pubblico young adult. Non solo l’indecisione sentimentale di Zoey lungo la serie ha fornito momenti di promiscuità imbarazzante (solo emotiva, per carità); non solo sono state immaginate come esiti di stupri, mostruosità semiumane in parte corvo e dall’animo cattivo (pur con tutte le motivazioni contestuali, l’idea rimane tristemente politically incorrect); ma ora entra in scena anche l’ambiguo e licenzioso rapporto – e più volte, suscitando un brivido di repulsione, viene lasciato intendere sia di tipo sessuale – tra la Somma Sacerdotessa Neferet, ormai definitivamente votata al Male, e il Toro Bianco, personificazione in forma bestiale della Tenebra. Un ultimo antipatico difetto della scrittura delle Cast, qui in parte felicemente superato, era l’impressione nel gruppo di comprimari attorno alla protagonista di un linguaggio e di una condotta forzatamente giovanilistici e stereotipati. Sino a metà di Destined, mi son trovata a chiedermi ogni poche pagine come fosse possibile che i personaggi rimanessero sempre delle caricature, senza riuscire ad assumere fattezze di persone. Nonostante otto libri, nonostante tutto quello che hanno vissuto, superato e perso insieme, le autrici li fanno esibire nei soliti battibecchi, nelle solite frasi belligeranti, nei soliti interventi da macchietta. Forse l’intenzione è quella di preservare le caratterizzazioni iniziali, o di evitare di edulcorare i rapporti tra i protagonisti rendendoli un maelstrom mellifluo e dolciastro di buoni sentimenti. Ma, in realtà, questi siparietti ridicoli di forzata tensione non riescono a rendere spigolosa la smielatura di tanti altri brani, anzi, piuttosto, il risultato è che siano poco credibili sia l’una che l’altra. Ma ecco che, quando la capacità di sopportazione di questa banale e semplicistica soluzione è arrivata al colmo, le autrici decidono improvvisamente di trasformare la peggiore e più ridicolmente fastidiosa delle macchiette – le due gemelle col cervello in comproprietà, come le chiama Afrodite – in un personaggio degno di tale nome, sfaccettato e profondo – Shaunee – e in un abbozzo di personaggio ancora privo di connotazioni – Erin –. Questo secondo, apparentemente sembra ricevere tutto il peggio della caratterizzazione iniziale frivola e superficiale, ma è lasciato indefinito, forse per giocare un altro exploit di caratterizzazione più avanti o forse solo per renderlo sacrificabile nel prossimo libro (ormai le Cast hanno abituato ad almeno una morte “importante” a volume!). Ma il miglioramento più evidente e decisivo nella saga è rappresentato dal continuo ampliarsi della dimensione di coralità narrativa. Dopo la significativa modifica avvenuta nel sesto libro (Tempted) con l’aggiunta di altre voci narranti a quella della protagonista dello schieramento degli amici (nonostante i brani col point of view di Zoey abbiano continuato a mantenere la forma alla prima persona, mentre quelli con i points of view degli altri personaggi siano espressi in terza persona), nell’ottavo volume (Awakened) si assiste anche all’inserimento dei points of view degli adulti malvagi, con un interessante cambio di registro che inaugura nella serie (sempre meno young adult) una nuova atmosfera conturbante e malignamente pericolosa; in questo nono capitolo, infine, si aggiungono al coro di voci anche quelle degli adulti “buoni” o comunque non schierati, che hanno molti anni di vita ed esperienze e dolori sulle spalle, come Lenobia e Dragone, cui le Cast hanno dedicato due novelle monografiche che li introducono come personaggi maggiormente rilevanti nella saga (e si è sentita, in effetti, la mancanza della lettura della prima delle due, Dragon’s Oat, non ancora pubblicata in Italia). Il vantaggio di questa apertura delle prospettive non è solo narrativo e stilistico, ma soprattutto contenutistico, perché permette alle due autrici di spostare il focus su personaggi più tondi, più consapevoli e più carismatici di Zoey, spesso inaffidabile e volubile, e di raccontare storie commuoventi e intime come quella di Rephaim con suo padre Kalona o quella d’amore salda e dolorosa dello stesso Raven Mocker con la sua Sacerdotessa Rossa.
“Ho imparato da giovane che a volte al Male piace essere ammirato, anche quando farebbe meglio a tenere un profilo basso. Per esperienza, so che i veri nemici della Tenebra non sono la Luce e la forza dell’amore, della verità e della lealtà. La minaccia maggiore per il Male viene dal suo stesso orgoglio, dall’arroganza e dall’avidità. […] La Tenebra potrebbe accrescere enormemente l’efficacia della sua opera distruttiva se fosse, come dire, più circospetta”. (Lenobia)
HOUSE OF NIGHT SERIES