Recensione di [a:] di Lorenzo Meacci

Creato il 04 marzo 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Voto:
Informazioni sul libro
Titolo:Lorenzo Meacci
Pubblicato da:Giovane Holden Edizioni
Collana:Battitore Libero
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
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scontato
Trama:

Il Maestro torna al paese d’origine per dirigere una strana compagnia teatrale in una ancora più strana sceneggiatura epica. Flavia affronta la sua vita di madre single con un figlio autistico. I due si salveranno a vicenda, dimostrando come il destino non sia un avversario prevedibile.



I personaggi che la fanno da padrone in [a:] sono principalmente due: il Maestro e Flavia. Oltre a incrociarsi nella vita di tutti i giorni che i due conducono, emergono dal passato le storie di entrambi e si inseriscono tra le curiose entrate in scena (nel vero senso della parola) di una serie di personaggi paesani ancora più curiosi.

Il Maestro è tornato al suo paese d’origine perché i compaesani gli chiedono di dirigere una rappresentazione teatrale scritta dal Farmacista del paese e conclusa poco prima che quest’ultimo morisse. Nel testamento dello stesso si davano precise indicazioni su come si sarebbe dovuto rappresentare il suo testo e tutti sono concordi che a un morto non si possa negare nulla. La sceneggiatura ha per titolo L’Itaca liberata e la folle mente del Farmacista ha partorito un’idea abbastanza strana (anche se probabilmente non unica): i personaggi maschili saranno interpretati dalle donne, mentre quelli femminili dagli uomini. Già di per sé il progetto si presentava impegnativo, considerando che gli attori sarebbero stati gli stessi concittadini, ma la realtà si presenta a ogni nuova prova in scena sempre più tragicomica. Tutta la compagnia sembra appena uscita dal pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore, con la sola differenza che gli attori qui sono molti di più. Nella loro inesperienza, gli attori cercavano di districarsi il meglio possibile nelle indicazioni del grande Maestro, ma comunque rimanevano una Penelope barbuta, robusta e con una gamba ingessata, un Eumeo il porcaro vestito con una vistosa pelliccia e moglie di un avvocato, una Calipso carabiniere… e così via. Di questa ordinaria follia fa parte anche Federico, lo zucconcello di Flavia. Fede è un bambino autistico, è il tesoro della madre, la quale, nonostante i problemi e i ricordi che si porta dietro nei confronti dell’inaffidabile Corrado, padre del bambino, lo adora e fa di tutto per capire il suo strano linguaggio. Flavia e il Maestro si incrociano più di una volta nella storia, che sia tra gli scaffali del supermercato o per strada, senza mai venire davvero in contatto uno con l’altro, fino all’ultima parte della narrazione, dove capiranno che anche due sconosciuti possono salvarsi a vicenda.

Come in quasi tutti i romanzi, anche i personaggi di [a:] si evolvono. Tutti, da Federico a Flavia, dal carabiniere alla Sindachessa, cambiano nel corso della narrazione. Il caso più palese è quello del Maestro. Se all’inizio era il grande personaggio della scena internazionale tornato per aiutare dei compaesani, col tempo rivela la sua intimità, ritorna bambino e ricorda di quando anche lui recitava in queste iniziative di paese, per poi di colpo tornare grande e affrontare di nuovo, nei ricordi, la morte della figlia piccola. È solo negli ultimi capitoli che Lorenzo Meacci ci rivela il vero nome del Maestro, cioè Marco. Di colpo tutto sembra ridimensionato: il Maestro non è fa più così paura, ma, anzi, si rivela come una persona normale e tormentata dalle proprie colpe. Curioso come nel momento in cui si da un nome alle cose, queste diventino più piccole e meno opprimenti.

Approfondimento

Quando ho cominciato a leggere [a:] ho temuto il peggio: il primo capitolo, una sorta di introduzione al romanzo in chiave filosofica, era una cascata di parole, che ti affogava sotto il suo peso e la sua potenza. Poi però le cose sono decisamente migliorate, passato il peggio sono arrivata in una laguna tranquilla e la narrazione ha cominciato a scorrere più liscia, non perdendo però la sostanza delle frasi. Non sono mancate però le inversioni di rotta: per mantenere la metafora, era come trovare delle rapide nel letto del fiume. A parte qualche episodio di prolissità, comunque il libro è stato molto piacevole e suggestivo; in particolar modo ho apprezzato i momenti in cui il Maestro si dedicava ai suoi pensieri in cima al faro che aveva scelto come dimora per il suo soggiorno in paese, probabilmente perché più di una volta mi è passata per la mente l’idea di vivere in una “casa” simile.

Lorenzo Meacci ha creato un ottimo intreccio narrativo, unendo sapientemente il passato di ogni personaggio con le reazioni che ha nel presente, il tutto senza opprimere più di tanto il lettore con un surplus di informazioni. Personalmente ho adorato la figura del Maestro, soprattutto quando ha a che fare con l’improvvisata compagnia teatrale e le bizze artistiche di ogni componente.

Curiosa la scelta del titolo, che non è propriamente una parola, ma un suono: le parentesi quadre indicano infatti che si tratta del fonema a, che viene allungato nell’articolazione dalla presenza dei due punti. Sembra quasi una sorta di esclamazione, come se chi arrivasse a prendere in mano [a:] rimanesse senza parole. Sicuramente vi succederà una volta concluso il libro.



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