Recensione di Accabadora di Michela Murgia

Creato il 29 luglio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Voto:
Informazioni sul libro
Titolo:Michela Murgia
Pubblicato da:Einaudi
Collana:Supercoralli
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
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Maria è una “fill’e anima”: così viene definito a Soleni, in Sardegna, chi viene adottato, i “bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra” per riprendere le parole della stessa autrice. La bimba e la nuova madre, una vecchia sarta, hanno un’intesa speciale: quella della scelta. Un mistero, però, avvolge la donna, un segreto conosciuto da tutti meno che da Maria, un segreto che cambierà la vita di entrambe, spingendo la ragazza a cambiare vita un’altra volta…



Maria, la protagonista di Accabadora, è la quarta e ultima figlia di una povera donna. Ha sei anni quando sua madre, per poter mantenere più dignitosamente le altre figlie, accetta di consegnarla a Bonaria Urrai, una vecchia sarta nubile e senza figli. La donna si era interessata alla bimba già al primo sguardo, quando l’ha vista in un negozio di frutta e verdura infilare nelle tasche del bel vestitino bianco in un gesto istintivo e innocente delle ciliegie, rubandole ma facendosi subito scoprire dalla madre, dalla quale viene prontamente rimproverata. Tra le chiacchiere curiose del paese, la sarta e la bambina convivono così molti anni, durante i quali viene insegnato alla piccola a non rubare, a non mentire e a essere sincera in qualsiasi frangente. Durante la sua infanzia Maria diventa grande amica di Andrìa, un ragazzino della sua età. I due sono come fratello e sorella, ma quando Nicola, il fratello di Andrìa viene colpito a una gamba da una pallottola (per una questione troppo complessa per stare qui a raccontarvela senza annoiarvi) tutto cambia. La gamba va in cancrena, e il responso dei medici è imperativo: amputare. Nicola si fa astioso e rancoroso nei confronti del mondo, fino ad arrivare al punto di implorare la morte. Vengono così a galla i segreti nascosti nell’animo di Bonaria, la sarta, segreti conosciuti da tutto il villaggio meno che da Maria la quale, sentendosi distrutta e tradita, parte per “il continente”, per la fredda Torino, pronta per intraprendere una vita nuova come bambinaia di due fratelli. È qui che sembra voler finire la storia, quando Maria si ritrova a Torino, pronta a girare la pagina della propria vita… ma come si può girare pagina, se non si è conclusa quella precedente?

Michela Murgia è riuscita a essere leggera e accattivante nella narrazione di Accabadora. Gli occhi si staccano difficilmente dalle pagine, intrise di una suspense moderata quanto continua, che già si preannuncia nel titolo. Accabadora, infatti, è una parola che deriva dallo spagnolo “acabar”, finire, in dialetto sardo significa “colei che finisce”. Finisce cosa? Solo leggendo si potrà ottenere una risposta a questa e a molte altre domande..

Approfondimento

I personaggi di Accabadora hanno qualcosa di vero, reale, appaiono davanti agli occhi durante la lettura, diventano subito familiari e viene spontaneo immedesimarsi in ognuno di loro, cosa che non succede con molti altri libri, a volte troppo caricaturali e artificiali, costruiti apposta per poter essere calati in una possibile realtà. Vero è anche il racconto di sentimenti ed emozioni, capaci di avvicinarsi molto a quelle della vita di tutti, senza esagerazioni o comportamenti troppo fiabeschi. Forse alcuni passaggi non sono stati molto chiari, oppure erano troppo sbrigativi, il che ha rischiato un po’ di smontare dei momenti potenzialmente approfondibili e interessanti, ma è comprensibile come Accabadora sia riuscito a meritarsi il premio Campiello e il Supermondello (riconoscimento principale del premio Mondello) ottenuti nel 2010.

Emma Toniolo

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Una foto pubblicata da Leggere a Colori (@leggereacolori) in data: 29 Mag 2015 alle ore 06:13 PDT

About Michela Murgia

Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972. Nel 2006 ha pubblicato con Isbn Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti.

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